La gioia dei protagonisti, le congratulazioni da parte dei Cavaliers, i tifosi in fila per comprare la nuova maglia e soprattutto Riley Curry: tutte le immagini del post partita dopo la vittoria del titolo NBA da parte dei Golden State Warriors
Sono tante le istantanee che restano al termine di una serata da ricordare, di una partita che ha regalato agli Warriors la definitiva consacrazione, il secondo titolo negli ultimi tre anni e soprattutto definitivamente attestato il superlativo valore di una squadra che ha riscritto la storia di questa post-season a suon di record. Resta l’abbraccio di Kevin Durant alla mamma mentre sta per stringere il trofeo più importante della sua carriera, le parole di Green che definisce come “discreto premio di consolazione” l’arrivo del numero 35 a Oakland, i sorrisoni di Riley Curry, corsa in braccio al padre assieme alla sorellina più piccola subito dopo che i coriandoli sono iniziati a piovere dal soffitto della Oracle Arena. Questi soltanto alcuni dei momenti che resteranno:
Riley Curry si sistema il cappello nel riflesso del Larry O’Brien Trophy
È stata la protagonista del successo degli Warriors di due anni fa, fedele compagna del padre durante ogni conferenza stampa e il suo volto simpatico e genuino è stato spesso associato a quello di papà Steph. Riley Curry adesso è diventata una bimba grande, una di quelle che iniziano a scimmiottare per gioco i comportamenti delle donne, come quello di specchiarsi con particolare attenzione. In pochissime però, anche molto più grandi di lei, potranno vantarsi di averlo fatto nel trofeo assegnato alla squadra vincitrice del titolo NBA, mentre tuo padre lo sta baciando sorridendo in favore dei fotografi: se c’è un’istantanea della festa dei Golden State Warriors è certamente questa.
Il tweet di congratulazione dei Cleveland Cavaliers
Già prima che il cronometro raggiungesse lo zero, era già chiaro il destino che attendeva i Cleveland Cavaliers, battuti in maniera evidente (e meritata) da una squadra che nel complesso si è dimostrata nettamente più forte. Per questo i social media manager della squadra dell’Ohio erano già pronti a pescare qualche immagine significativa al termine della sfida per trovare il modo migliore per rendere omaggio ai nuovi campioni NBA. Un gesto di classe che va sempre sottolineato, soprattutto quando mette in mostra il rispetto reciproco tra giocatori di primissimo livello.
Pachulia che urla: “Niente gara-7”
Il lungo georgiano evidentemente aveva un enorme sassolino nella scarpa da togliere a tutti i costi. E così è stato, visto che finito appena finito il match, il suo urlo all’ingresso dello spogliatoio è stato “niente gara-7”, facendo riferimento a quanto twittato da J.R. Smith appena terminata gara-3. Dopo essere stato IL bersaglio contro cui scagliare qualsiasi tipo di offesa/bestemmia/imprecazione, è finalmente arrivato il tempo di festeggiare anche per Pachulia, che potrà raccontare ai propri nipoti di aver giocato da titolare in una delle squadre più forti della storia della NBA.
Il selfie tra Zaza Pachulia e David West
Assieme a lui, un’altra delle decine di storie venute fuori dalle pieghe di una serie di finale meravigliosa non solo a livello tecnico, ma anche umano, è quella di David West, da due anni ormai alla caccia di un titolo NBA per poter coronare la sua carriera. Dopo il tentativo fallito con gli Spurs della passata stagione (che lo portò a rinunciare a oltre il 70% del proprio stipendio), l’ex giocatore dei Pacers ha trovato la giusta collocazione con gli Warriors, ricchi per quel che riguarda guardie e playmaker, ma sguarniti sotto canestro e soprattutto in uscita dalla panchina. West ha incarnato per questo una delle opzioni migliori, rivelandosi inoltre come uno dei veterani attorno a cui un gruppo già formidabile è riuscito a cementificarsi ancora di più. Lui, Pachulia e McGee sono forse le storie personali più particolari; quelli che non dovevano esserci, ma che grazie alla caparbietà (e alla sapiente gestione da parte di Steve Kerr), sono riusciti a ritagliarsi un ruolo tutt’altro che marginale.
Le file davanti allo store degli Warriors pochi istanti dopo la vittoria
Gli statunitensi sono così: non hanno voglia di essere secondi a nessuno. Per questo non appena è diventato chiaro che Golden State avrebbe conquistato il quinto titolo NBA della sua storia, sono corsi fuori a comprare i nuovi gadget da campioni che ovviamente tutti i negozi targati Warriors nascondevano scaramanticamente nel retrobottega e magicamente comparsi mentre Kevin Durant e Steph Curry tiravano gli ultimi colpi di fioretto contro i Cavaliers. Non c’è molto da spiegare: sono fatti così, prendere o lasciare.