La proposta per limitare il tanking è quella di rendere meno probabile la prima scelta assoluta per l'ultima squadra classificata. Un tentativo che secondo alcuni sposta soltanto il problema, ma non lo risolve
Dopo le indiscrezioni delle scorse settimane è stata la stessa ESPN a rendere noto che il prossimo 28 settembre si discuterà della riforma del Draft nel prossimo “Board of Governors” NBA, la riunione generale tra tutti i rappresentanti delle franchigie. Una breccia che si era già aperta nelle ultime stagioni, allargatasi a dismisura dopo che i Philadelphia 76ers negli ultimi anni hanno deciso di gettare via la maschera che indossava chi, in maniera malamente celata, tendeva a perdere di proposito per puntare a scegliere il più in alto possibile. La squadra di Sam Hinkie non ha mai fatto mistero di puntare scientemente alla sconfitta per raccogliere il maggior numero di scelte possibile (andando così palesemente contro alla logica di competere in ogni gara di regular season). Questo diritto sacrosanto non cambierà in maniera totale, restando uno dei capisaldi della competitività di una Lega che non prevede retrocessioni e in cui si lavora affinché vi sia una massima distribuzione delle forze a disposizioni delle 30 squadre. Si renderà però meno conveniente il puntare a tutti i costi a essere la peggiore squadra della stagione, in una lotta al ribasso che penalizza la qualità del basket prodotto e offerto da una parte delle franchigie. La proposta al vaglio è quella di rendere equamente probabile la selezione della prima scelta assoluta (che al momento è fortemente appannaggio dell’ultima classifica, che dispone del 25%) tra le tre peggiori squadre, che disporranno tutte del 14% di probabilità di essere selezionate nella Lottery. Una scelta che secondo alcuni sposta semplicemente il problema, portando un’ipotetica linea del tanking un po’ più in alto (se prima era la penultima a voler perdere a tutti i costi, adesso ci proverà di certo la quartultima in sostanza). Di certo una prima mossa da parte di Adam Silver, consapevole del fatto che bisognerà fare molto altro per risolvere il problema.
Evitare il riposo delle star nei match in diretta TV nazionale
L’altro punto critico della gestione della regular season NBA che verrà trattato è quello dei riposi dei giocatori, che così tanto hanno fatto discutere nella passata stagione in cui più volte le arene in giro per gli Stati Uniti, riempite da tifosi in attesa dei vari James, Curry o Leonard, sono rimaste a bocca asciutta a causa della scelta da parte dei coaching staff di tenere a riposo i giocatori nelle sfide in trasferta. Particolare attenzione (e polemiche) avevano generato i match andati in diretta TV nazionale, quelli grazie ai quali la Lega ha incassato buona parte dei cospicui introiti che stanno generando l’esponenziale crescita del salary cap. Un bene da tutelare a tutti i costi insomma e che Adam Silver ha deciso di preservare introducendo delle specifiche indicazioni e sanzioni (che verranno discusse sempre il 28 settembre): l’idea è quella di punire le squadre che decideranno di lasciare a casa i giocatori nelle gare in trasferta, incentivando invece gli allenatori a optare per un riposo casalingo nelle sfide dalla copertura televisiva limitata. Alla modifica dei calendari (che non prevederanno partite in diretta nazionale in back-to-back) seguiranno quindi anche maggiori poteri per il commissioner di sanzionare eventuali scelte “non conformi alle linee guida”.