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NBA, assolti i gemelli Morris dall’accusa di aggressione

NBA
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Al termine di un processo durato circa tre settimane, il giudice di Phoenix ha assolto i fratelli Marcus e Markieff Morris, accusati di aver preso parte a una rissa nel 2015

Il giudice di Phoenix ha assolto i fratelli Marcus e Markieff Morris dall’accusa di aggressione aggravata nei confronti di Erik Hood, 36enne malmenato durante una rissa al termine di una partita di basket collegiale giocata proprio nella città dell’Arizona nel 2015. Un episodio venuto fuori dopo che la vittima ha denunciato (con evidente ritardo) l’accaduto. La ricostruzione fatta dall’accusa raccontava che entrambi i fratelli avessero preso parte all’aggressione assieme ad altre tre persone, che aveva ridotto il signor Hood con il naso rotto e procurandogli diverse altre fratture. “Sin dall’inizio del processo attendevamo la nostra assoluzione; abbiamo soltanto dovuto aspettare i tempi tecnici del processo”, ha commentato un rasserenato Marcus Morris al termine della lettura della sentenza fuori dalla Corte Suprema di Maricopa. Sia il giocatore dei Celtics che quello degli Wizards infatti hanno saltato l’inizio della preseason proprio a causa del procedimento processuale (Markieff in realtà è alle prese anche con un’ernia che lo terrà fuori per qualche altra settimana). L’accusa è poi caduta in maniera definitiva quando è stata accolta la mozione di uno degli avvocati difensori, secondo cui il signor Hood avrebbe pagato due testimoni per convincerli ad affermare che durante la rissa i due giocatori NBA avessero recitato un ruolo attivo. I due infatti hanno testimoniato di essere stati avvicinati da uno dei consiglieri di Hood e di essersi rifiutati di mentire. Entrambi hanno inoltre raccontato come i gemelli Morris fossero presenti durante la rissa, ma in disparte, senza prenderne parte. La difesa dei Morris in realtà era già più che credibile, visto che il racconto fatto dall’accusa era stato modificato più e più volte dimostrando scarsa attendibilità, ma dopo questa testimonianza la loro posizione è diventata finalmente chiara: "Avevamo fiducia nel lavoro dei nostri avvocati; adesso possiamo andare avanti".