Scontento della difesa dei suoi sul perimetro e della tendenza della squadra a rilassarsi, dopo le due sconfitte contro Magic e Nets coach Lue non esclude ulteriori cambiamenti in un quintetto già rivoluzionato da mercato e infortuni
Vietato distrarsi. Se a Cleveland, dalle prime cinque partite di campionato, portano a casa un insegnamento, è questo. Chiamati a due gare difficili, l’esordio in casa contro Boston e poi la trasferta a Milwaukee, i Cavs hanno chiuso con due convincenti vittorie. In calendario, a seguire, tre partite considerate molto semplici – Orlando, Chicago e Brooklyn, tre delle squadre con meno ambizioni di tutta la lega – che invece di proiettare Cleveland sul 5-0 hanno messo in luce le prime preoccupanti crepe nella squadra allenata da coach Lue. Due sconfitte – clamorose, contro Orlando (concedendo 114 punti) e contro Brooklyn (112 subiti) – e una vittoria risicata contro Chicago, arrivata subendo comunque altri 112 punti. Dopo il ko contro i Nets, Tyronn Lue ha fatto sentire la sua voce: “Non posso fare molto altro se non continuare a mostrargli cosa dobbiamo fare, continuare a predicare la nostra pallacanestro. Ma se continueranno a non ascoltare, allora sarà necessario fare qualche cambiamento”. Quelli fatti finora – spesso obbligati, visti i leggeri infortuni che hanno mandato ai box Derrick Rose prima e ora anche Dwyane Wade – non hanno funzionato (entrambi i giocatori potrebbero tornare per la gara di sabato) e quando coach Lue rimprovera alla sua squadra di non ascoltarlo, l’accusa dopo la partita di Brooklyn ha un bersaglio preciso, la difesa sul perimetro dei Cavs: “Li avevo avvisati: i Nets erano secondi per triple tentate a partita e ciò nonostante gliene abbiamo concesse a volontà [ben 46, ndr]”. Di quelle 46 Brooklyn ne ha convertite 17, un numero ricorrente nelle ultime gare di Cleveland: 17 infatti sono state anche le triple incassate dai Bulls e 17 anche dai Magic. Cleveland, abbiamo un problema. Confermato anche dalla cifre: in questo avvio di campionato LeBron e compagni concedono il 52.6% nelle triple dall’angolo destro e il 47.1% da quello sinistro, valori che li pongono al 25° posto tra le 30 franchigie della lega, un 25° posto confermato anche dal dato generale (i Cavs concedono il 38.7% dall’arco agli avversari, su più di 36 tentativi a partita – solo gli Atlanta Hawks concedono più triple).
Forti coi forti, deboli coi deboli?
La difesa sul perimetro non è l’unico aspetto su cui coach Lue deve lavorare. “Perché non riusciamo mai a prendere un vantaggio nel primo quarto?”, la domanda che si fa l’allenatore di Cleveland. “Perché dobbiamo sempre metterci spalle al muro prima di iniziare a giocare come sappiamo? Davvero, non lo so”. E qui si torna alla tendenza dei Cavs a rilassarsi quando non ci sono grandi poste in palio: all’altezza della propria forza contro Celtics e Bucks, poi deludente contro tre squadre più morbide. Lo stesso difetto che l’anno scorso li aveva visti essere la 22^ difesa NBA durante la regular season per poi invece far segnare il secondo defensive rating di lega nei playoff durante le semifinali di conference e addirittura il miglior dato assoluto nelle gare di finale a Est. Un approccio che tante squadre forti in passato hanno avuto – accendere/spegnere a piacimento, secondo la necessità – ma che porta con sé moltissimi rischi. Rischi che oggi, già alle prese con un roster fortemente rinnovato e chiamato per necessità a trovare nuovi equilibri (J.R. Smith e Tristan Thompson retrocessi in panchina per far spazio a Dwyane Wade e Jae Crowder, con Kevin Love da centro, in quintetto), coach Lue non ha il lusso di potersi permettere. A costo, come ha fatto dopo la sconfitta di Brooklyn, di minacciare altri cambiamenti ancora.