Terza sconfitta in sei partite per i campioni NBA in carica, che pagano le 26 palle perse. Victor Oladipo condanna gli Spurs alla sconfitta col canestro a 10 secondi dalla fine. Orlando vede chiudersi la sua striscia di tre vittorie in fila con il ko a Charlotte
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Golden State Warriors-Detroit Pistons 107-115
Difficile capire come una squadra che vede le proprie prime tre opzioni offensive chiudere con 27 (Steph Curry), 28 (Kevin Durant) e 29 punti (Klay Thompson), che tira il 57.1% dal campo e un più che onesto 37% da tre punti, che vince la battaglia a rimbalzo (40-37) e che domina anche nel conto degli assist (29-22) possa finire per perdere una partita. Poi salta all’occhio il dato delle palle perse, uno dei peccati originali dei Golden State Warriors anche nei primi anni del loro dominio: 26 i palloni regalati da Draymond Green (6), Steph Curry (5) e compagni, il dato più alto nelle ultime 247 partite, che portano a 31 punti per i Detroit Pistons. Questo dato, unito al 44.4% degli ospiti da tre punti e a un perfetto 17/17 dalla lunetta, arriva a spiegare l’impresa della squadra di Stan Van Gundy, che sbanca la Oracle Arena e diventa la prima squadra a Est, con un record di 5 vinte e 2 perse, guidata dai 45 punti in due della propria coppia di guardie Reggie Jackson (22 con 8/12 al tiro)-Avery Bradley (23 e 8/13). Ci sono poi i 16 punti a testa di Tobias Harris e di Ish Smith dalla panchina, mentre Andre Drummond contribuisce con 18 rimbalzi, di cui ben 8 offensivi (18-6 per Detroit i punti da seconde opportunità). Tutt’altra musica, invece, in casa dei campioni NBA in carica, che si vedono rimontare un vantaggio di 14 punti a metà del terzo quarto e finiscono sotto anche di 13, andando così incontro alla seconda sconfitta interna dell’anno (due erano stati i ko interni in tutta la stagione del titolo 2015 e poi anche in quella successiva chiusa con il record di 73-9). “Sembra che non ci importi – le parole di coach Kerr nel dopo partita – ci manca disciplina, concentrazione ed energia. Ha vinto la squadra che meritava, non si inganna il karma”.
Indiana Pacers-San Antonio Spurs 97-94
Victor Oladipo conquista definitivamente la scena e il cuore dei suoi nuovi tifosi regalando ai Pacers il terzo successo in questa regular season realizzando la tripla decisiva a dieci secondi dalla sirena contro gli Spurs. San Antonio perde così la seconda partita consecutiva nel suo giro di trasferta a Est al termine di una gara non bellissima, ma dal finale davvero molto divertente. I texani infatti sembravano essere in controllo della sfida nel quarto periodo, guidati da un LaMarcus Aldridge da 26 punti e 8 rimbalzi, ma un parziale da 7-0 propiziato da Oladipo e da un perfetto Sabonis (per lui 22 punti con 9/9 al tiro e +22 di plus/minus) riporta davanti i padroni di casa, abili poi a non perdere nuovamente contatto. Danny Green sale in cattedra nel finale, rispondendo colpo su colpo ai padroni di casa e realizzando anche il lay-up del vantaggio sul 94-92 che ha il sapore della giocata decisiva in favore degli Spurs. L’illusione però dura soltanto il tempo di vedere il numero 4 dei Pacers andare dall’altra parte e mettere a segno i punti 21,22 e 23 della sua partita. Sul cronometro i secondi a disposizione per un ultimo attacco ci sono ancora e San Antonio ricorda bene come vincere in volata contro Indiana: lo scorso anno infatti, in una situazione pressoché identica di punteggio, ci pensò Kawhi Leonard a togliere le castagne dal fuoco. Quest’anno però la sua assenza pesa (non poco) e la palla viene affidata alle mani di Aldridge, che prende una conclusione complicata che scheggia a malapena il ferro. La tripla tentata alla disperata da Mills per portare l'incontro all'overtime fa la stessa fine, propiziata da una trattenuta evidente di Pau Gasol: gli arbitri non la vedono, ma gli Dei del Basket sì, riservando quindi ai ragazzi di coach McMillan la soddisfazione di una vittoria meritata.
Sacramento Kings-Washington Wizards 83-110
Poca storia fin dall’inizio al Golden1Center, con John Wall che segna i suoi primi quattro tiri (comprese tre triple) e gli Wizards che aprono l’incontro con un parziale di 13-0. Il vantaggio si allunga fino al +31 dell’intervallo (63-32) e tocca anche il +36, non scendendo poi mai sotto la soglia dei 27 punti di scarto con cui si chiude il match. Per Scott Brooks, l’allenatore di Washington, “è la miglior partita dei miei ragazzi sia per quanto fatto vedere in attacco che in difesa”. Ha ragione, come testimoniano le 17 triple a segno e le 20 palle perse forzate ai Kings (tenuti a 16 punti sia nel primo che nel secondo quarto). Wall ha chiuso come miglior marcatore a quota 19, 16 li ha messi Otto Porter e 15 Bradley Beal, mentre il migliore tra i padroni di casa ha un passaporto europeo, quel Bogdan Bogdanovic capace di chiudere con 15 punti e 7/9 al tiro. C’è poco altro da salvare nella gara di Sacramento che incappa nella quarta sconfitta consecutiva, la quinta su sei gare disputate.
Brooklyn Nets-Denver Nuggets 111-124
La partita si decide nel terzo quarto, il parziale che coach Malone a Denver chiama “il miglior quarto finora disputato dai miei ragazzi” e che invece Kenny Atkinson considera a ragione “il peggiore”: “Non si possono concedere 40 punti”, dice l’allenatore di Brooklyne e invece così succede, è 40-21 per Denver e i Nets tenuti al 27% al tiro (40% la percentuale di squadra nell’intera gara). Protagonista per i Nuggets è Jamal Murray, autore di 26 punti, ma nel terzo quarto è Wilson Chandler a trascinare gli ospiti al parziale decisivo (14 dei suoi 18 punti arrivano in quei dodici minuti). Benissimo per Denver sia Nikola Jokic (in doppia doppia con 21 punti e 14 rimbalzi) che Emmanuel Mudiay dalla panchina, capace di contribuire con 15. Brooklyn si consola con il massimo in carriera eguagliato da Spencer Dinwiddie, ancora a quota 22 dopo averli già segnati 4 giorni fa contro i Cavs, e spera nel recupero di DeMarre Carroll (caviglia destra) e Quincy Acy (dolore all’inguine sinistro) per interrompere la striscia di due ko consecutivi.
Charlotte Hornets-Orlando Magic 120-113
Battuta d’arresto per i sorprendenti Magic di questo inizio di stagione, che reduci da tre Vittorie in fila (con scalpi importanti come quelli di Cavs e Spurs) si devono inchinare alla prestazione della nuova coppia regina di Queen City, Kemba Walker (34 punti e 10 assist per la point guard) e Dwight Howard (22 con 10 rimbalzi per il centro neo-arrivato). Il playmaker newyorchese in particolare prende il controllo della partita quando i Magic – sotto anche di 16 punti – si riportano a -3, sul 95-92 a nove minuti dalla fine. Nel quarto decisivo segna 11 punti con 2 triple e dà lo strappo decisivo ai suoi, che hanno anche 20 punti da Jeremy Lamb, ottimo nel rimpiazzare l’infortunato Batum in questo avvio di stagione. Per Orlando, senza Elfrid Payton, ottime indicazioni da Jonathon Simmons, autore di 27 punti dalla panchina con 9/15 al tiro, mentre altri 23 ne aggiunge Evan Fournier e 17 a testa Terrence Ross e Aaron Gordon, ma gli ospiti pagano il conto a rimbalzo, dove vanno sotto contro gli Hornets 59-40.