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Danilo Gallinari dopo la vittoria su Dallas: "Nowitzki un idolo, mi sono ispirato a lui"

NBA

L'azzurro confessa di aver studiato a lungo i video del tedesco: "Entrambi siamo solitamente più alti dei nostri avversari, e sappiamo giocare sia dentro che fuori"

A fine gara è Danilo Gallinari il protagonista di quella che in America chiamano Kia Performance of the Game: una gara solida per l’azzurro quella contro Dallas, chiusa con 14 punti con 5/10 al tiro e tre triple a bersaglio, segno che il tiro – un po’ ondivago a inizio stagione – sta iniziando a funzionare. È suo il plus/minus migliore di tutta la serata, +20 nei 26 minuti in cui rimane in campo, durante i quali colleziona anche 6 rimbalzi e 4 assist. “Pur non partendo bene nel primo quarto [Mavs avanti anche 21-13, ndr] siamo stati bravi a rientrare in gara, poi prendere le distanze [34-19 il parziale in favore dei Clippers nel secondo quarto, ndr] e mantenere quindi il vantaggio fino alla fine”. Una vittoria che Gallinari definisce “fondamentale, perché vogliamo che sul nostro campo sia difficile vincere per chiunque e perché, dopo due ko consecutivi, era importante tornare a vincere”. L’azzurro ha dimostrato ancora una volta tutta la sua versatilità, alternandosi nei ruoli di ala piccola e ala grande: “Coach Rivers vuole espressamente che giochi da 4 per determinati sprazzi di partita, spesso quando riposa in panchina Blake [Griffin]. Questo tipo di soluzione tattica si vedrà spesso in campo”. E se si parla di giocatori versatili, che abbinano ai centimetri un talento poliforme, l’avversario affrontato in serata è il prototipo più imitato: “Per noi giocatori europei Nowitzki rimane un idolo – dice Gallinari – è un giocatore incredibile a cui tutti noi ci siamo ispirati. Giocarci contro è sempre una bella sensazione, oltre che un onore: ho studiato in questi anni tanti suoi video, per cercare di imitare qualche suo movimento. Quello che abbiamo in comune è che generalmente siamo più alti dei nostri difensori, oltre all’abilità di entrambi di poter giocare sia dentro, vicino a canestro, che fuori, sul perimetro. Lui è stato uno dei primi ad avere questa bidimensionalità, non solo in Europa ma anche in America, aprendo le porte a un tipo di giocatore e di gioco nuovo e diverso”. 

[intervista: Zeno Pisani | Video: Sheyla Ornelas]