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NBA, più punti e meno assist: ecco il nuovo Ricky Rubio

NBA

Dario Vismara

Il playmaker spagnolo sta viaggiando con i migliori dati della carriera al tiro e con i peggiori negli assist: un completo ribaltamento rispetto a quanto fatto nei primi sei anni di carriera. Ma è destinato a continuare così?

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Le statistiche e le prestazioni delle prime partite della stagione vanno sempre prese cum grano salis, come direbbero i latini: non è tutto oro quello che luccica, e un campione ridotto di partite può rivelarsi fuorviante rispetto al reale valore di giocatori e squadre. Basti pensare che nel primo mese della passata stagione i Chicago Bulls di Rondo, Wade e Butler erano la miglior squadra da tre della lega – cosa palesemente smentita dal resto della balbettante regular season, chiusa poi a un più consono 24° posto dalla lunga distanza. Detto questo, anche le prime partite della stagione contano a fine anno sul record della squadra e sulle statistiche dei giocatori, non stiamo parlando della pre-season: sono gare vere che contano sul serio, e per questo meritano di essere analizzate. Ecco perché bisogna comunque prendere in considerazione quello che sta facendo Ricky Rubio con la nuova maglia degli Utah Jazz: il playmaker spagnolo sta giocando a livelli mai visti prima da quando è arrivato a Salt Lake City, tanto che con 17.5 punti di media in questo momento è il miglior realizzatore di una squadra imbattuta tra le mura casalinghe (5 vittorie e 0 sconfitte). L’ultima di queste, il successo al supplementare contro i Portland Trail Blazers, rappresenta l’epitome del “nuovo” Ricky Rubio che è sbocciato tra le montagne dello Utah: 30 punti (a 3 dal suo massimo in carriera) e solo un assist realizzato, ma soprattutto la tripla decisiva a 30 secondi dalla fine del supplementare che ha deciso la sfida. Fino a pochi anni fa Rubio non avrebbe neanche preso in considerazione l’idea di prendersi un tiro del genere, una tripla dal palleggio dopo un pick and roll centrale quando mancavano ancora 10 secondi sul cronometro del tiro. Eppure Rubio quest’anno, oltre a un nuovo look decisamente più selvaggio già mostrato a Eurobasket, sembra viaggiare con una fiducia del tutto nuova sul suo tiro in sospensione.

I due volti del nuovo Ricky Rubio

L’ex ragazzo prodigio del basket spagnolo è sempre stato noto per essere un artista del passaggio, mostrando doti di visione rare sin dalla giovanissima età e confermandole anche al più alto livello del mondo. Con il tempo, poi, è diventato un difensore più che competente sia sull’uomo che in aiuto, ma il suo rendimento e la sua considerazione sono sempre state limitate dall’incapacità di mettere il pallone nel canestro da qualunque punto del campo. Rubio non è mai stato un tiratore neanche mediocre (32% da tre in carriera) ma soprattutto non è riuscito neanche a imparare a “finire” al ferro ad un livello decente (sotto il 40% da due punti, sotto il 48% in carriera nell’ultimo metro di campo), rendendo molto semplice la sua marcatura da parte delle difese avversarie – ma soprattutto compromettendo le spaziature offensive della squadra. Ciò nonostante, i T’Wolves sono sempre stati una squadra offensivamente sopra la media nonostante questi difetti dello spagnolo; per questo, sembra strano che i Jazz – 25° attacco in questo inizio di stagione – stiano venendo trascinati così tanto allo spagnolo, che si sta prendendo quasi 13 tiri a partita, più di chiunque altro. È strano: quando Rubio è stato un attaccante individuale limitato, la sua squadra è andata anche molto bene; ora che si sta vivendo il miglior momento della carriera, l’efficienza della sua squadra cola a picco – pur mantenendosi a livelli di eccellenza nella metà campo difensiva, dove i Jazz concedono solo 96.3 punti su 100 possessi. È presto, ovviamente, e tutto questo potrebbe essere ribaltato tra un mese, ma la curiosità rimane.

Rubio il tiratore efficiente (!)

Quello che davvero deve far sperare i Jazz è che Rubio sta tirando con un’efficienza complessiva più che buona, oltre ad aver migliorato la selezione delle sue conclusioni: 51.5% di percentuale effettiva, 5.4 triple tentate a gara e realizzate con il 37.2%, e un’aggressività che gli permette di tentare 4.6 tiri dalla lunetta a gara – tutti ovviamente massimi in carriera. A fare le spese di questa inedita vena realizzativa e tiratrice sono state le sue cifre negli assist: le 6.5 assistenze vincenti di questo inizio di stagione rappresenterebbero il dato più basso di tutta la sua carriera, nonostante i passaggi a partita (68.4) siano addirittura di più rispetto a un anno fa (66.9). Fintanto che funziona, però, conviene cavalcarlo: Rubio è reduce da tre gare consecutive sopra i 20 punti realizzati, una cosa impensabile se si considera che ne aveva realizzate 22 nelle prime 353 partite disputate in NBA. I difetti dello spagnolo non sono scomparsi del tutto – tira ancora con 36.4% al ferro e con il 14% nella zona deifloater, oltre a mostrare una certa incapacità di segnare dal lato sinistro del campo – ed è molto improbabile che continui a tirare così bene per tutta la stagione, anche se le difese continueranno a lasciargli la conclusione da lontano piuttosto che compromettere la propria integrità difensiva. Ma un Ricky Rubio che gioca con questa fiducia rimane comunque una bella cosa da vedere – e una squadra offensivamente limitata come i Jazz ha bisogno di spremere qualsiasi giocatore pur di estrarre conclusioni a buona efficienza. Fintanto che dura, perché non sfruttarlo?