I Celtics rimontano 18 punti di svantaggio e vincono sul campo di OKC, allungando a sette la striscia di vittorie consecutive. Philadelphia batte Indiana con la seconda tripla doppia in carriera di Ben Simmons, Toronto espugna il campo degli Utah Jazz per la prima volta in stagione. Tutti i risultati e gli highlights della notte
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Oklahoma City Thunder-Boston Celtics 94-101
IL TABELLINO
Se la migliore qualità di una grande squadra è quella di saper soffrire e di riconoscere il momento migliore in cui colpire, allora i Boston Celtics possono dire di possederla. Dopo un primo tempo difficile in cui sono andati sotto di 15 nel primo quarto e di 18 all’intervallo, la squadra di Brad Stevens ha rosicchiato il vantaggio minuto dopo minuto nella ripresa, mettendo la testa avanti a metà ultimo quarto e andando a vincere la settima partita consecutiva — la più importante di questo inizio di stagione per la qualità dell’avversario e per come è arrivata. A trascinare i Celtics - che per la prima volta in stagione hanno potuto contare su Marcus Morris - sono stati i due migliori giocatori, Kyrie Irving e Al Horford: dopo un primo tempo da 3 punti a testa, i due hanno chiuso rispettivamente con 25 e 20 punti sbagliando solo 6 dei 22 tiri tentati nella ripresa, con un plus-minus identico di +27 e 13 punti ciascuno nel quarto decisivo. A fare la differenza, però, è stata soprattutto la difesa dei biancoverdi, la migliore — defensive rating alla mano — di tutta l’NBA: Paul George ha chiuso con 25 punti e 10 rimbalzi, ma sia Carmelo Anthony (10 punti con 3/17 al tiro, pur con 14 rimbalzi) che Russell Westbrook (19 e 11 assist, ma con 7/20 dal campo e 6 palle perse) sono stati tenuti sotto controllo, così come il resto dei Thunder che hanno avuto solo un altro giocatore in doppia cifra (Jerami Grant con 11). Si tratta di una vittoria storica per Boston, che con questo successo si prende la vetta solitaria della conference: mai nessuno nella storia della NBA aveva vinto sette partite consecutive dopo aver perso le prime due stagionali.
Detroit Pistons-Milwaukee Bucks 105-96
IL TABELLINO
Successo importante per i Pistons, che battono i Bucks grazie a un elemento decisamente insospettabile: i tiri liberi di Andre Drummond. Il centro di Detroit, tiratore da 40% scarso in carriera dalla lunetta, ha chiuso la sua miglior prestazione ai liberi della carriera, segnandone 14 su 16 di cui 10/12 nel terzo quarto per stroncare sul nascere il tentativo di rimonta degli ospiti. Una sorpresa, ma non del tutto inaspettata visto che già prima di questa partita Drummond stava tirando con il 70% dalla lunetta, salito ora a 78%: “Ovviamente la loro idea era permettergli di ricevere il pallone e poi fargli un fallo duro, ma quest’anno quella strategia non funziona” ha dichiarato coach Stan Van Gundy sul suo giocatore-franchigia, miglior realizzatore della sfida con 24 punti a cui ha aggiunto i classici 15 rimbalzi. Ad accompagnarlo anche i 23 di Avery Bradley, di cui 19 sono arrivati in un primo tempo controllato dai padroni di casa, pur senza il sostegno della Little Caesars Arena ancora drammaticamente vuota nonostante i 17.207 spettatori ufficialmente annunciati. Neanche l’arrivo in città del Giannis Antetokounmpo Show è riuscito a scaldare gli animi di Detroit: il greco ha chiuso con 29 punti, 4 rimbalzi e 4 stoppate con 13/27 dal campo (“…e dire che abbiamo pure difeso bene su di lui”, il commento di Van Gundy sulla sua prestazione), ma la difesa di Milwaukee non è riuscita a contenere i Pistons — e nemmeno rifugiarsi nell’hack-a-Drummond li ha aiutati.
Orlando Magic-Chicago Bulls 83-105
IL TABELLINO
Brutta battuta d’arresto per gli Orlando Magic, che perdono di 22 in casa contro i Chicago Bulls e concedono ai Boston Celtics — prossimi avversari domenica notte — la vetta solitaria della Eastern Conference. I padroni di casa vanno sotto nella ripresa, persa nettamente per 61 a 38 dopo due quarti e mezzo che hanno visto le due squadre avvicendarsi per 14 volte alla guida nel punteggio: a fare la differenza la presenza in area, con i Bulls che hanno segnato 24 punti contro i soli 10 dei Magic nel secondo tempo, tra cui gli 11 di Robin Lopez arrivati tutti nel decisivo terzo quarto. A dargli man forte anche altri sei giocatori dei Bulls in doppia cifra guidati dai 19 di Justin Holiday e il massimo in carriera da 16 di David Nwaba, con la squadra di Hoiberg che ha anche tirato con il 48% dalla lunga distanza (14/29). Si tratta della prima vittoria esterna — e solamente la seconda stagionale — per Chicago, mentre i Magic non sono riusciti a sopperire alle assenze di DJ Augustin e Elfrid Payton nel ruolo di point guard, avendo solo 21 punti da Evan Fournier, 14 da Nikola Vucevic e 11 da Aaron Gordon ma anche 16 palle perse.
Philadelphia 76ers-Indiana Pacers 121-110
IL TABELLINO
Quarto successo in fila per i Philadelphia 76ers, che contro gli Indiana Pacers dimostrano di saper vincere anche in volata. Con il punteggio in parità sul 110-110, sono state tre triple in rapida successione di J.J. Redick a decidere la gara per parziale finale di 11-0, segnando la sua miglior prestazione da quando veste la maglia dei Sixers: 31 punti, 6 assist e soprattutto 8/12 dall’arco, con tre triple arrivate dagli scarichi di Ben Simmons — impreciso al tiro (5/13), ma autore della sua seconda tripla doppia in carriera con 14 punti, 11 rimbalzi e 11 assist. Si tratta della prima volta in quasi quattro anni che i Sixers si ritrovano con un record superiore al 50%, un risultato che i tifosi di Philadelphia hanno festeggiato con il boato più rumoroso che J.J. Redick abbia mai sentito nella sua carriera. “Tutti capiamo l’importanza della vittoria di stasera e del record che abbiamo: il mio obiettivo qui è vincere” ha dichiarato l’ex Clippers, miglior realizzatore di un quintetto tutto in doppia cifra (22 per Covington, 18 per Embiid e 15 per Saric). Ai Pacers non sono bastati i 31 punti di Victor Oladipo, i 21 di Bojan Bogdanovic e nemmeno il ritorno di Myles Turner, uscito dalla panchina per 11 punti e 9 rimbalzi in 24 minuti dopo le partite saltate per una commozione cerebrale.
New York Knicks-Phoenix Suns 120-107
IL TABELLINO
Continua lo show di Kristaps Porzingis, ormai dominatore assoluto di New York: non è stata solo l’ennesima prestazione da 37 punti a spingere alla vittoria i Knicks, ma è stata una sequenza da stoppata su Josh Jackson da una parte e schiacciata con fallo dall’altra a mandare in visibilio il Madison Square Garden. “Dopo quella giocata ho dovuto calmarmi per segnare il tiro libero” ha confessato il lettone, autore della sesta partita sopra quota 30 delle otto disputate. Si tratta della quarta vittoria in cinque partite per Jeff Hornacek — che per la prima volta è riuscito a sconfiggere la sua ex squadra con cui è diventato allenatore dell’anno nel 2013-14 —, con i Knicks che hanno potuto godere anche dei 21 di Tim Hardaway Jr. e della doppia doppia da 16+15 di Enes Kanter. Phoenix non è riuscita a dare seguito alle due vittorie consecutive raccolte contro Nets e Wizards, venendo sconfitta per la seconda volta dal licenziamento di Earl Watson nonostante i 34 punti di Devin Booker. Ad aggiungere ulteriore danno, T.J. Warren è dovuto uscire dal campo dopo uno scontro con Enes Kanter in cui ha sbattuto malamente la testa: probabile che debba sottoporsi al rigido protocollo di recupero da una commozione cerebrale nei prossimi giorni.
Dallas Mavericks-New Orleans Pelicans 94-99
IL TABELLINO
Continua il testa-a-testa verso l’ultimo posto della NBA tra gli Atlanta Hawks e i Dallas Mavericks, sconfitti per la quinta volta consecutiva. Era dal lontano 1993-94 che i Mavs non cominciavano una stagione con un record di 1-9, ma non c’era davvero poi molto da fare contro la coppia formata da Anthony Davis e DeMarcus Cousins: i due hanno combinato per 50 punti (30 il primo e 20 il secondo) e 35 rimbalzi (13 e 22), trascinando il resto della squadra che ha tirato ben al di sotto del 50% senza riuscire a chiudere la gara. Nonostante il +17 toccato sia nel terzo che nel quarto quarto, i padroni di casa sono riusciti a contenere i danni sul -6 finale grazie al massimo stagionale di Harrison Barnes, il migliore dei suoi con 26 punti, seguito dai 16 di Dennir Smith Jr. Male invece sia Nowitzki (2/9 al tiro per 7 punti) e Nerlens Noel, scherzato dai due alunni di Kentucky dei Pelicans e autore alla fine di una prova opaca da 0 punti e -18 di plus-minus in 13 minuti.
San Antonio Spurs-Charlotte Hornets 108-101
IL TABELLINO
Dopo quattro sconfitte consecutive tornano al successo i San Antonio Spurs, e per farlo ringraziano un protagonista inatteso come Bryn Forbes, decisivo dalla panchina con 22 punti in 22 minuti. A dargli man forte anche un’altra riserva (ben più rinomata) come Rudy Gay, autore di 20 dei 64 punti della panchina dei padroni di casa, che ha surclassato quella degli avversari di quasi 50 punti (64-16). Quale modo migliore per festeggiare la partita numero 1.000 in carriera del leader storico della second uniti neroargento, Manu Ginobili, autore di 10 punti e 5 assist ma soprattutto primo giocatore sudamericano della storia a toccare la quadrupla cifra nella storia della NBA. Si ferma invece a tre la striscia di vittorie degli Hornets, che hanno avuto 27 punti da Jeremy Lamb e 20 da Dwight Howard ma non sono riusciti a contenere Patty Mills, decisivo con i suoi 17 punti per guidare il quintetto base.
Denver Nuggets-Miami Heat 95-94
IL TABELLINO
Il segreto per avere successo nello sport di squadra è vincere anche quando non si gioca bene, e ne sanno qualcosa di Denver Nuggets, che devono ringraziare tre tiri liberi procurati e segnati da Paul Millsap a 11 secondi dalla fine se hanno potuto uscire dal Pepsi Center con una vittoria. Il free agent acquisito in estate ha chiuso con 27 punti e 9 rimbalzi una partita in cui Denver ha perso 17 palloni, ma con il supporto di Nikola Jokic in doppia doppia da 19+14 alla fine i Nuggets hanno vinto la quarta partita nelle ultime cinque. Miami si mangia le mani non solo per il terzo quarto perso per 13-25, ma anche per la tripla finale di Dion Waiters che è entrata e poi è uscita negandole la vittoria all’inizio di un tour di sei partite in trasferta. Agli uomini di Erik Spoelstra non sono bastati i 23 punti di Goran Dragic e i 15 a testa di Waiters e James Johnson: l’occasione per rifarsi arriverà già domani sera per l’NBA Sundays che li vedrà opposti agli L.A. Clippers di Danilo Gallinari.
Utah Jazz-Toronto Raptors 100-109
IL TABELLINO
I Toronto Raptors, alla sesta trasferta consecutiva a Ovest, chiudono il primo viaggio della stagione sulla costa pacifica con un record di 3 vittorie e 3 sconfitte grazie al meritato successo raccolto contro gli Utah Jazz. I canadesi, costretti in qualche modo a dover tirare ben presto i remi in barca contro Denver (a causa della stanchezza, del viaggio, dell’altitudine ecc), hanno conservato forze rivelatesi poi utilissime nella sfida contro i mormoni, travolti da un DeMar DeRozan mai così in grande spolvero come questa notte: 37 punti, 10/20 al tiro, tre triple e sei rimbalzi: “I miei compagni non hanno fatto altro che ripetermi in questi giorni di continuare a tirare, di lasciarla andare. Beh, direi che il consiglio ha funzionato”. A consolare coach Snyder ci ha pensato quantomeno un’altra ottima prestazione di Donovan Mitchell, autore di 25 punti in uscita dalla panchina (il migliore dei suoi), non abbastanza per tenere in partita i Jazz nell’ultimo quarto, sempre a inseguire nel momento in cui si sono decise le sorti del match.
Los Angeles Lakers-Brooklyn Nets 124-112
IL TABELLINO
Nella serata del ritorno a Los Angeles di D’Angelo Russell, a prendersi la scena è l’altro ex, Brook Lopez. Dopo gli anni trascorsi a Brooklyn, l’ex centro dei Nets mette a referto 34 punti, sei triple e 10 rimbalzi (in casa Lakers non succedeva dal novembre 2014, ovviamente a firma Kobe Bryant), decisivi nel successo dei padroni di casa assieme ai 23 punti e 13 rimbalzi di un sempre più convincente Kyle Kuzma, alla sua prima partita in carriera da titolare. “Sinceramente, non è stata in alcun modo una rivincita da parte mia”, racconta Lopez, schivando i commenti maliziosi dei giornalisti. “Soltanto una partita come le altre, in cui le cose sono andate bene”. E Russell? Per la point guard dei Nets alla sirena sono 17 punti, 7 assist e 7 rimbalzi, al termine di una partita in cui i tifosi gialloviola lo hanno salutato con affetto e con un’ovazione calorosa durante la sua presentazione: “I nostri fan sono molto legati sia a D’Angelo che a Timofey – racconta coach Walton -. Entrambi non hanno mai chiesto di andare via e tutti e due hanno combattuto duramente negli anni trascorsi a L.A.”.