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NBA, la tripla doppia di Harden condanna i Cavs. LeBron James: "Non sono qui per le vittorie morali"

NBA

Il n°13 di Houston sfodera una gara che ha un solo eguale negli ultimi 30 anni (Michael Jordan nel 1989): 35 punti, 13 assist, 11 rimbalzi e 5 recuperi. Houston vince la quarta in fila, infliggendo ai Cavs il sesto ko nelle ultime otto gare

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“Stasera abbiamo lottato e giocato come sappiamo. Ma Harden è stato Harden”. Le parole di coach Tyronn Lue riassumono al meglio la gara del Toyota Center, decisa dal n°13 di Houston, autore della seconda tripla doppia stagionale (la 33^ in carriera) con 35 punti, 13 assist e 11 rimbalzi, cui ha aggiunto anche 5 recuperi. L’unico altro giocatore capace di far registrare questi numeri negli ultimi 30 anni (almeno 35+10+10+5) un certo Michael Jordan nel 1989. Gli ha risposto di par suo LeBron James, tenendo fede alle aspettative di un duello tra due dei migliori giocatori della lega: per la superstar di Cleveland ci sono 33 punti e 7 assist con 15/24 al tiro, ma le sue parole nel dopo-partita ricalcano quelle del suo allenatore: “Abbiamo giocato una buona partita ma non me ne faccio niente delle vittorie morali. Non è quello per cui sono qui”. Dichiarazioni allarmanti, sicuramente dettate dalla sesta sconfitta nelle ultime otto gare dei suoi Cavaliers, che continuano ad avere un record perdente (5-7). Quarta vittoria in fila, invece, per gli Houston Rockets, che devono ringraziare anche la super serata del centro Clint Capela, autore di 19 punti, 13 rimbalzi e 4 stoppate, una delle quali proprio ai danni di LeBron James nei secondi finali, quando il giocatore svizzero agli ordini di Mike D’Antoni è stato determinante anche con alcuni canestri chiave. Schiacciante (e decisiva) la superiorità della squadra texana a rimbalzo: 45-26 il conto finale, con la bellezza di 17 rimbalzi offensivi catturati dai Rockets, a fronte dei solo 4 dei Cavs. I padroni di casa – pur perdendo 22 palloni – hanno capitalizzato molto meglio sulle 17 perse di James e compagni, producendo 37 punti. In una (classica) rotazione a soli sette giocatori (l’ottavo, Bobby Brown, ha giocato solo 5 minuti), coach D’Antoni ha avuto anche 20 punti da Eric Gordon e 17 da Trevor Ariza e la solita grandinata di triple dai suoi esterni (46 tentate, 19 in più di quelle tentate dagli avversari, e 16 realizzate, mantenendosi così in media per infrangere il record NBA di 15.1 a gara nell'arco di un'intera stagione). 

Le difficoltà di Cleveland

La gara sembrava essersi decisa già all’inizio del quarto quarto quando i Rockets, avanti di 7, piazzano un ulteriore parziale di 6-0 che porta il loro vantaggio sul +13, 111-98. Cleveland però non ci sta e reagisce con un contro break di 13-1, guidato da 5 punti di LeBron James. Nel finale però sono i canestri e le stoppate di Clint Capela ad assicurare la vittoria ai texani, che da James Harden ottengono la terza prestazione nelle ultime quattro con almeno 30 punti (tra cui quella da 56 ai danni degli Utah Jazz). Houston è ora attesa ad un’altra gara interna contro Memphis, prima di giocare sul parquet di Indianapolis, mentre i Cavs hanno davanti tre trasferte consecutive a Dallas, New York e Charlotte. Prima della gara proprio LeBron James aveva provato a spiegare (e in parte giustificare) il complicato momento della sua squadra: “Otto giocatori nuovi è una bella sfida da affrontare, forse non mi era mai successo di vedere così tante facce nuove in squadra dal mio primo anno a Miami. In più abbiamo fuori Isaiah Thomas, non dimentichiamocelo, anche se non vogliamo assolutamente porre troppe aspettative sul suo ritorno. Non possiamo permetterci che il nostro destino dipenda da un solo giocatore, dal suo ritorno in campo o da quello di Tristan Thompson o anche dalle mie prestazioni. Dobbiamo migliorare e dobbiamo farlo di squadra”. Anche in fretta, verrebbe da dire.