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Boston, la maledizione degli infortuni: anche Irving ko per “colpa” di Baynes

NBA

I Celtics hanno vinto l’undicesima gara consecutiva, nonostante l’assenza di Kyrie Irving, ennesimo infortunato in questo inizio stregato di regular season; a Boston ci pensano le riserve a vincere il match

Dopo la sfida vinta contro i Lakers, in cui alla lunga lista di infortuni che stanno falcidiando i Boston Celtics si era aggiunto anche il nome di Jayson Tatum (poi fortunatamente rientrato senza problemi), ci si domandava: cos’altro potrà mai succedere per complicare ancora di più la vita alla miglior squadra della Eastern Conference in questo avvio? Ecco, visto che la sfiga se vuole ci vede benissimo, ha trovato un modo sui generis per mettersi di traverso lungo la strada della franchigia del Massachusetts, andando a colpire in modo tragicomico Kyrie Irving, costretto a salutare il match già in avvio di partita per “colpa” di Aron Baynes. Prima di tutto, i fatti: in uno dei primi possessi nella sfida contro gli Charlotte Hornets, il numero 11 dei Celtics si ritrova a fronteggiare in difesa Kemba Walker. La point guard newyorchese parte in palleggio e sfrutta la penetrazione a sinistra che Irving gli concede, mandandolo verso l’aiuto a centro area di Baynes. Il lungo di Boston salta per stoppare il tentativo di Walker, girandosi in area verso il canestro per rendersi disponibile eventualmente nella lotta a rimbalzo. Nel ruotare in area però il suo gomito destro prende velocità e vola sul viso di Irving, rimasto dietro di lui e scaraventato a terra dal colpo. Il trainer dei Celtics Art Horne si precipita in campo con un asciugamano, provando a tamponare il sangue che copiosamente gronda dal naso. La paura è tanta e la certezza è una soltanto: per lui, partita finita. Sul 4-0 Boston, con 46 minuti da giocare. L’ennesima assenza che si aggiunge a quelle di Gordon Hayward e Al Horford: oltre 76 milioni di dollari in tre, tutti costretti a restare a guardare gli altri a causa degli infortuni più disparati e improbabili. Alla fine Boston è riuscita in qualche modo a trovare le forze per portare a casa anche questa, rimontando dal -16 e vincendo grazie a Brown, Tatum, Rozier e Larkin. Sì, la classe operaia al potere e in vetta alla Eastern Conference.

Niente trauma cranico, ma verrà monitorata la situazione di Irving

“Quando ci siamo resi conto che Kyrie non sarebbe tornato a giocare, non ci siamo scoraggiati; siamo sempre dei giocatori NBA”, racconta Marcus Morris a fine partita. “Come ho già detto dopo l’infortunio di Horford, tocca al prossimo uscire dalla panchina e farsi trovare pronto. Shane Larkin ha fatto un lavoro enorme, decisivo in questa gara. Al resto poi ci ha pensato il pubblico del TD Garden, che ha continuato a spingerci e incoraggiarci di continuo”. Merito anche di coach Stevens, che durante la off-season sognava un quintetto di All-Star, ma che per l’ennesima volta ha dimostrato che all’occorrenza si può fare di necessità virtù: “Non ho ancora parlato con Kyrie – commenta dopo aver conquistato l’undicesimo successo consecutivo -, ma ha inviato un messaggio ad alcuni di noi mentre stavamo rientrando negli spogliatoi a fine partita dicendo ‘Ben fatto, grande vittoria’. Per questo di sicuro avrà visto gli ultimi minuti dell’incontro”. La situazione sembra comunque meno grave del previsto: scongiurato il pericolo di un trauma cranico (e quindi di tutta la procedura che ne consegue, tenendo i giocatori lontano a lungo dal parquet), la situazione di Irving verrà monitorata nelle prossime ore per capire quando tornerà a essere in condizioni di giocare. Nel frattempo, ci pensano gli altri, come sottolinea Rozier: “Noi stiamo predicando la cultura del “next man up”, sotto a chi tocca. Sul finire di partita, tutti i giocatori chiamati in causa si sono fatti trovare pronti. Larkin ha fatto un lavoro eccezionale; come ho spesso ripetuto: in questa Lega non sai mai quando arriverà il momento che verrà chiamato il tuo numero. Siamo stati bravi a gestire la situazione".