Una partita (peraltro stravinta, contro Phoenix) non può essere troppo indicativa, ma alcuni dati possono far riflettere su quale tipo di equilibrio possono e devono trovare gli Houston Rockets con entrambe le proprie superstar in campo
“L’unico problema del ritorno in campo di Chris Paul? Che gli altri si mettano a guardarlo giocare invece di fare il proprio nel flusso della gara”. Le parole di Mike D’Antoni, un’ottimista di natura, cercano di stemperare in casa Rockets l’attesa e qualche piccola preoccupazione per dover assorbire in corsa un componente importante come il 9 volte All-Star, che fino a questa notte – quando è sceso in campo contro Phoenix – aveva giocato una sola gara (la prima) con Houston. “Non sarei sorpreso se fossimo un po’ fuori sincrono, nella prossima decina di giorni”, aveva avvertito D’Antoni, ma non è andata proprio così al secondo esordio dell’ex Clippers, complice anche la scarsissima resistenza dei Phoenix Suns. I Rockets hanno anzi stabilito un record di franchigia per numero di punti segnati in un primo quarto, 45 – 41 dei quali generati direttamente o indirettamente proprio da Paul e Harden, autori di 18 punti e 8 assist. “Chris ha giocato molto bene – le parole nel post partita del suo allenatore – farà la differenza averlo in campo, soprattutto quando James si riposa e questo si è potuto vedere già oggi”. “L’ho visto molto bene, a suo agio – conferma lo stesso Harden – e sono sicuro che man mano che gioca, riacquistando anche la condizione fisica, farà ancora meglio”. Le parole del diretto interessato – in una serata in cui il palcoscenico gli è stato rubato proprio dai 48 punti del suo compagno – sono prima di tutto per lui: “Non ho mai visto nessuno segnare così tanto senza il minimo sforzo”, ha detto Paul di Harden. “È divertente, è davvero divertente giocare così, muovere la palla e fare sempre la giocata giusta”. Nonostante una restrizione nei minuti imposta per il momento dallo staff medico (per il momento non oltre i 20 minuti), Paul ha chiuso comunque con la 398^ gara in doppia doppia per punti (11, con 3/7) e assist (10) della sua carriera (leader NBA tra i giocatori in attività) anche se a detta dello stesso giocatore ha accusato un po’ di stanchezza e di fiato corto durante la gara, com’è normale che sia dopo quasi un mese di stop.
La coesistenza tra Paul&Harden
Più delle indicazioni ottenute da un’unica partita (e per di più una “non-competitiva”, vista la resistenza nulla opposta dagli uomini di Jay Triano) a Houston ora si ripropongono le stesse domande che tenevano banco durante il training camp e la prestagione, sulla capacità cioè di coesistere in campo di James Harden e Chris Paul. Per quello che possono contare (poco, appunto) le cifre della gara contro i Suns, i Rockets in attacco si sono comportati meglio quando solo una delle due star era in campo. Il rating offensivo di Houston, infatti, ha fatto registrare uno spaziale 147.4 punti per 100 possessi con solo Harden in campo, 121.8 con Paul e “solo” 118.0 con la coppia assieme sul parquet contemporaneamente. Ma se “Il Barba”, come dimostrato per l’ennesima volta contro i poveri Suns, è un’arma devastante in attacco, Chris Paul è sicuramente giocatore più completo, capace di avere impatto sia offensivamente che difensivamente: lo si è visto anche nei 21 minuti disputati al rientro, quando – con lui in campo – i Rockets hanno concesso soltanto 93.5 punti per 100 possessi agli avversari, il defensive rating migliore di squadra tra i giocatori con minutaggio significativo – dato che invece è schizzato a 110.5 con lui a riposo, il secondo peggiore tra quelli fatti registrare contro i Suns. Totalmente opposti i dati emersi dalla gara contro Phoenix per quello che riguarda invece James Harden: con lui in campo la squadra ha fatto segnare il peggior dato di defensive rating (114.1 punti concessi su 100 possessi, il peggiore di squadra) mentre nei 13 minuti in cui il n°13 dei Rockets ha riposato, la difesa di squadra ha concesso solo 74.9 punti per 100 possessi agli avversari (miglior dato di serata). Le caratteristiche differenti dei due giocatori sembrano quindi solo confermate da questa prima esibizione dopo il ritorno in campo di Paul, ma la sfida per Mike D’Antoni è proprio quella di cercare di sfruttare al massimo i punti forti e mascherare quelli deboli dei principali interpreti del gioco dei Rockets. Dalla capacità (o meno) di riuscirci, dipendono i destini della stagione di Houston.