La nuova arena, inaugurata quest’anno nel cuore di downtown, fatica ad attrarre i tifosi dei Pistons. Nonostante la squadra sia alle spalle solo dei Celtics a Est, sono tanti i vuoti sugli spalti, che non sono passati inosservati neanche a Stan Van Gundy e Andre Drummond
Le parole del proprietario dei Pistons Tom Gore erano stati trionfali: “Questa è una giornata storica per la nostra franchigia e per la città di Detroit. Abbiamo scelto di spostarci in un nuovo palazzo, un autentico gioiello, e così facendo stiamo investendo nel futuro della città”. Il nuovo gioiello risponde al nome di Little Caesars Arena, nel cuore di downtown Detroit, un’area a lungo problematica, fatiscente (e quasi abbandonata dai cittadini) che oggi cerca di rinascere, anche grazie all’arena da 20.491 posti appositamente costruita per riportare nel cuore della città sia i Pistons che i Red Wings della NHL. La prima partita della regular season 2017-18, in programma contro Charlotte, doveva essere una grande festa, perfino Eminem in prima fila ad arringare il pubblico di Detroit, celebrata degnamente con la vittoria 102-90 sugli Hornets. Il pubblico? Quello delle grandi occasioni, ovviamente. O quasi. La società annuncia il tutto esaurito (20.491) ma il colpo d’occhio dice tutt’altro: appaiono esserci tanti posti vuoti, e per una prima stagionale la cosa fa già arricciare il naso. Basta aspettare le settimane seguenti per avere una (triste) conferma: il ritorno dei Pistons a downtown non è stato accolto come sperato, e a testimoniarlo sono i dati di pubblico dopo il primo mese di NBA. Detroit è 25^ per presenze medie, con 16.276 spettatori a sera – e questi sono dati ufficiali, che spesso appaiono gonfiati se confrontati al colpo d’occhio di un’arena che presenta spesso larghi vuoti. Ancora peggio poi i dati se si va a vedere la percentuale di esaurito, ovvero quante persone vanno alla partita in rapporto a quante potrebbero essere ospitate all’interno della Little Caesars Arena: il dato è del 77.5% e mette i Pistons all’ultimo posto di tutta la NBA. Se ne accorgono i tifosi, se ne accorgono i media, se ne accorgono anche i giocatori, sorpresi e per nulla entusiasti dell’ambiente che li circonda durante le gare casalinghe: “La @LCA_Detroit sembra più che altro un’arena di hockey… C’è a malapena qualche simbolo dei @DetroitPistons… Ho bisogno di risposte”, il tweet di Andre Drummond dopo il suo primo impatto con la nuova arena, prima ancora del via stagionale,. Rincarato poi da altri commenti: “Maledizione, tutta la memorabilia è dei Red Wings, mettete in vetrina qualcosa anche di nostro. Me la aspettavo più ospitale, ma magari sbaglio e l'impressione è solo dovuta al fatto che i lavori non sono ancora terminati”. Ora però che lo sono, e la Little Caesars Arena ha già ospitato otto gare interne dei suoi Pistons, le perplessità rimangono – e ci si chiede il perché di un amore che per il momento non sembra sbocciato tra la squadra, i tifosi e la loro nuova casa, nonostante l’ottimo avvio di stagione del gruppo allenato da Stan Van Gundy, secondo nella Eastern Conference con 11 vittorie e 5 sconfitte.
Perché c’è poca gente a vedere i Pistons
C’è il problema di una downtown da ripopolare, dopo che negli ultimi anni è stata abbandonata in massa (a seguito della dichiarazione pubblica di bancarotta della municipalità cittadina) e che solo recentemente – grazie ad affitti bassi e grandi spazi – sta tornando ad attrarre giovani e creativi ma anche esercizi commerciali e luoghi di svago. Tendenza che per Van Gundy fa parte anch’essa del problema e non della soluzione: “Aprono grandi ristoranti, anche all’interno del palazzo, e poi tutta la gente si ferma lì a mangiare: per metà del terzo quarto non c’è mai nessuno seduto al proprio posto”. E poi c’è il discorso della memorabilia, quello sollevato da Drummond. All’interno dell’arena ci sono statue di eroi dei Red Wings come Gordie Howe e Ted Lindsay, ma per Isiah Thomas e Joe Dumars non si va oltre a qualche foto, nonostante alla coppia regina dei Bad Boys a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 si deve la prima coppia di titoli NBA vinti in città. Insomma, i lavori sono ancora in corso, e forse la situazione continuerà a essere ingiudicabile finché non saranno completati anche i lavori in corso dell’area di 50 isolati nel coure di downtown, ribattezzata District Detroit, che dovrebbe riportare il centro cittadino ai suoi vecchi fasti. Gli investimenti ci sono, sono importanti (a partire da un’arena costata 863 milioni di dollari, di cui 324 di denaro pubblico) e vogliono ridare linfa a un’intera città: i Pistons stanno facendo più che egregiamente la loro parte, battagliando al vertice della Eastern Conference come non succedeva da anni: ora è arrivato il momento che anche i loro tifosi diano una mano e credano nel progetto. Quello della città, e quello sportivo, firmato Stan Van Gundy.