NBA, risultati della notte: tripla doppia di Westbrook ma Detroit passa a OKC, show di Curry contro i Bulls
NBAI Pistons si confermano seconda forza a Est dietro Boston (vincente su Orlando con 30 punti di Kyrie Irving) rovinando la sesta tripla doppia stagionale di Westbrook. Steph Curry segna 26 dei suoi 33 punti nel secondo quarto, settima sconfitta in fila di Memphis, 3° ko nelle ultime 4 anche per Minnesota
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Oklahoma City Thunder-Detroit Pistons 98-99
La sesta tripla doppia stagionale di Russell Westbrook (nessun altro giocatore ne ha più di due) non basta a far contento il n°0 dei Thunder: il suo potenziale tiro della vittoria si spegne infatti sul ferro, il nono errore da tre punti sui dieci tentativi dall’arco, di una serata chiusa con 10/29 dal campo per 27 punti, 11 assist e 11 rimbalzi totali. OKC per l’ennesima volta – l’ottava già quest’anno – spreca un vantaggio in doppia cifra (arrivato fino a 15 punti, ancora di 10 all’intervallo) e cade in casa per la terza volta su nove gare disputate. Merito di Detroit, che consolida il proprio secondo posto a Est dietro a Boston guidata ancora una volta dal proprio centro Andre Drummond, che chiude in doppia doppia con 17 punti e 14 rimbalzi. Ish Smith dalla panchina è il secondo miglior realizzatore di squadra per coach Van Gundy a quota 15, ma tutto il quintetto termina la gara in doppia cifra, un dato che rende meno letale le 21 palle perse di squadra, su cui però i Thunder capitalizzano solo in parte (19 punti). Tra i padroni di casa ci sono 20 punti con 8 rimbalzi per Carmelo Anthony, 16 per Paul George e 12 con 12 rimbalzi per Steven Adams.
Boston Celtics-Orlando Magic 118-103
Dopo tante vittorie in rimonta, Boston mette in ghiaccio la gara contro Orlando fin dal primo quarto, dominato 40-26, prima di rincarare la dose nel secondo con un parziale di 11-2 e andare all’intervallo già sopra di 27, 74-47. Jaylen Brown il migliore tra i padroni di casa all’inizio, con 10 dei suoi 13 punti complessivi nel primo quarto, quando Al Horford regala 7 assist (dei suoi 10, massimo in carriera, ma con solo 5 punti) ai compagni. Al resto ci pensa come al solito Kyrie Irving (anche per lui arrivano prima dell’intervallo 17 dei suoi 30, con 9/15 al tiro) ma Boston festeggia anche il massimo in carriera di Terry Rozier, che chiude con 23 punti, 8/11 al tiro e 5 triple a segno, e la prima doppia doppia in maglia Celtics di Aron Baynes (13 con 11 rimbalzi per il centro). Poche le note positive in casa Magic, giunti alla settima sconfitta consecutiva: Orlando ha Aaron Gordon in serata storta (solo 2/10 al tiro per 11 punti), va sotto anche di 32 e salva le apparenze solo con un quarto finale da 34 punti (“Parliamo di garbage time”, fa notare giustamente Vogel). I migliori sono Jonathon Simmons a quota 14 dalla panchina e Nikola Vucevic in doppia doppia con 12 punti e 11 rimbalzi.
Denver Nuggets-Memphis Grizzlies 104-92
Pesano le assenza di Paul Millsap da una parte e di Mike Conley dall’altra, ma oggi Denver e Memphis sono in momenti di inerzia completamente differenti. Per i Nuggets infatti arriva la quinta vittoria interna consecutiva, mentre i Grizzlies vanno incontro al loro nono ko di fila, la peggior strisca di sconfitte dal novembre 2009. Protagonista di serata è Nikola Jokic, che sfiora la tripla doppia con 28 punti, 13 rimbalzi e 8 assist e segna la metà esatta della sua produzione offensiva nel quarto e decisivo quarto. Denver infatti sembra aver messo le mani sulla partita già all’intervallo, chiuso sul +16 (74-58) ma un parziale di 11-0 riavvicina Memphis che poi rientra fino al -2 alla fine del terzo periodo. È ancora il tuttofare serbo di coach Malone, però, con tre canestri consecutivi in avvio di quarto, a ridare respiro ai suoi, capaci poi di condurre in porto la vittoria anche grazie ai 15 punti a testa di Jamal Murray e di Gary Harris. Per gli ospiti il migliore è JaMychal Green a quota 21, frutto di un perfetto 9/9 dal campo che comprende anche un inusuale 2/2 dall’arco, mentre 15 punti a testa li portano in dote anche Marc Gasol (con 14 rimbalzi) e Tyreke Evans dalla panchina.
Minnesota Timberwolves-Miami Heat 97-109
Miami segna 10 dei suoi primi 13 punti e il 4/6 da tre punti con cui gli Heat aprono la gara è indicativo del tipo di serata per la banda di coach Spoelstra, che chiude con 19 canestri dall’arco su 39 tentativi, entrambi massimi stagionali. Anche quando il vantaggio di 14 punti costruito in avvio svanisce e si riduce a un misero punto, ci pensa l’ingresso in campo di Wayne Ellington - e due sue triple in fila - a rimettere subito in moto l’attacco degli ospiti (Ellington finisce con sei canestri da tre a segno e 21 punti totali). Per gli Heat ci sono 20 punti di Goran Dragic, 16 con 10 rimbalzi per Hassan Whiteside e una gran gara difensiva di Justise Winslow, in marcatura su Karl-Anthony Towns, tenuto a zero punti con 0/5 al tiro nel primo tempo (finirà con 18 di cui 16 però nel quarto periodo, a gara ormai conclusa). Per Minnesota – in campo senza Jeff Teague, fermato da un dolore al tendine d’Achille – 18 anche per Jimmy Butler e Andrew Wiggins, ma non bastano ad evitare ai Timberwolves la terza sconfitta nelle ultime quattro.
Golden State Warriors-Chicago Bulls 143-94
Prima della partita Steph Curry, per qualche motivo, aveva sottolineato che i Chicago Bulls potevano rappresentare un’insidia per i Golden State Warriors, secondo la convinzione che “presentano molte sfide e se non pareggi la loro intensità possono mettere assieme dei parziali”. Chissà, forse con l’assenza forzata di Kevin Durant (alle prese con una caviglia malconcia) e Draymond Green (riposo programmato) il due volte MVP voleva tenere alta la guardia dei suoi, ma osservando il modo in cui ha demolito gli avversari con 33 punti non c’era poi molto di cui preoccuparsi. Curry ne ha segnati ben 26 nel solo secondo quarto (il 21° della carriera con 20+ punti), battendo da solo i 21 messi assieme da tutti i Bulls che avevano chiuso il primo quarto avanti di 3 sul 32-29. A fine terzo quarto, però, il tabellone segnava un imbarazzante -44 per gli ospiti, spazzati via anche dai 29 di Klay Thompson (12/17 al tiro) e dall’energia di Jordan Bell, che nella prima gara da titolare in carriera ha chiuso con 7 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, 2 recuperi e 6 stoppate contro la squadra che lo ha ceduto per 3.5 milioni nella notte del Draft. Alla fine il migliore per i Bulls è stato Jerian Grant con 21, mentre Robin Lopez ha sfogato tutta la sua frustrazione con un fallo Flagrant ai danni di Zaza Pachulia lanciato in contropiede (11 punti, 5 rimbalzi e il massimo in carriera da 6 assist in 19 minuti per il centro georgiano).
Indiana Pacers-Toronto Raptors 107-104
Grazie a un secondo quarto da 35 punti, con 12 dei 24 totali segnati da Kyle Lowry in quella frazione, Toronto va all’intervallo sul parquet di Indianapolis sopra di dieci punti, 60-50. Un parziale di 31-20 di Indiana nel terzo periodo però sottolinea ancora una volta le difficoltà dei canadesi in uscita dagli spogliatoi e permette così ai Pacers di riprendere la testa della gara: è Victor Oladipo il protagonista della rimonta, con 21 punti, ma quando è costretto a uscire per un dolore al ginocchio a salire al proscenio ci pensa Lance Stephenson, che segna 13 dei suoi 18 punti nel quarto quarto, guidando i padroni di casa alla quinta vittoria in fila anche grazie a due triple consecutive nel finale, in una gara chiusa da autentico protagonista con 4/4 dall’arco e 7/9 al tiro. Indiana vede anche Bojan Bogdanovic a quota 19 e Darren Collison a 17, in una serata che li conferma la miglior squadra NBA per percentuale dall’arco, come testimoniato dall’11/26 (42.3%) mandato a segno contro i Raptors che invece proprio dalla distanza soffrono (solo 9/30). Lowry sfiora la tripla doppia con 10 rimbalzi e 8 assist accanto ai suoi 24 punti, ma DeMar DeRozan si ferma a 13 e non bastano dalla panchina i 16 punti a testa di Norman Powell e Fred Van Vleet, al suo massimo in carriera con anche 5 rimbalzi e 4 assist. È nelle sue mani la tripla del possibile pareggio sulla sirena ma il tiro si spegne sul ferro.
Phoenix Suns-New Orleans Pelicans 91-115
I Suns schierano Greg Monroe e Tyson Chandler in quintetto per cercare di contrastare la coppia di torri Anthony Davis-DeMarcus Cousins che tanto bene sta facendo. Non serve: il primo chiude con 23 punti e 9 rimbalzi, il secondo con 19&10, guidando i Pelicans alla loro terza vittoria in fila dopo i prestigiosi successi contro Thunder e Spurs. Sotto di 4 all’inizio della gara (13-9) New Orleans firma un primo parziale di 16-2 che vive delle ottime percentuali dall’arco degli ospiti, che segnano 9 delle 14 triple tentate nel primo tempo. All’intervallo la gara è già finita, sul +30 per la squadra di coach Gentry, al massimo stagionale per un tempo, grazie al 58% al tiro. Bene anche Jrue Holiday con 18 punti, mentre tra gli avversari gli unici a salvarsi sono T.J. Warren con 18 punti e Tyler Ulis con 17. Phoenix chiude una serie di nove gare interne nelle ultime dieci disputate, ma il record è uno sconsolante 2-7.