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NBA, sulle maglie e sul parquet dei Golden State Warriors arriva la quercia di The Town

NBA

La zona di Oakland una volta era popolata da foreste di querce. Oggi il simbolo di quell’albero ritorna – insieme alla scritta The Town – su maglie e parquet dedicati dagli Warriors alla comunità che ha festeggiato due degli ultimi tre titoli NBA. E che nel 2019 dovrà dire addio alla sua squadra

L’esordio (doppio) è arrivato nella gara interna di sabato sera tra Warriors e Pelicans. Nuovo parquet alla Oracle Arena e nuove maglie, nere. Sia il primo che le seconde dedicate a The Town, Oakland, la zona meno nobile dall’altra parte del ponte (il Bay Bridge) rispetto alla visitatissima San Francisco. Per omaggiarla un simbolo, quello che si ritrova anche su ogni cartello che indica il nome delle vie della cittadina che ospita gli Warriors, la quercia, ritratta sia all’interno del cerchio di centrocampo della Oracle che sulle divise di Steph Curry e compagni. Diventerà un’abitudine, per quasi tutte le gare disputate di sabato da Golden State e anche per alcune selezionate sfide in trasferta, un esperimento che verrà tenuto vivo anche nelle stagioni future, perfino quando la squadra – a partire dalla stagione 2019-20 – abbandonerà Oakland per trasferirsi a San Francisco. Oakland in passato era popolata da sterminate foreste di querce e la denominazione “the town” è quella con cui viene incorporata all’interno della struttura urbana dell’area il 4 maggio 1852, prima di essere rinominata “the city of Oakland” solo due anni più tardi. Oggi, invece, The City è considerata San Francisco, termine a sua volta già omaggiato dalla franchigia con le divise retrò che vogliono ricordare la squadra che conosciuta proprio come San Francisco Warriors dal 1962 al 1971. Sarebbe semplice (e però anche semplicistico) ridurre tutto a una semplice mossa di marketing per produrre e vendere nuovo merchandising, di cui il pubblico USA sembra non averne mai abbastanza. Non è soltanto così, perché la scelta di omaggiare Oakland riflette anche il peso di una comunità che ha sempre sostenuto senza se e senza ma squadra e franchigia, e che ora è di fronte alla prospettiva di perdere la propria squadra del cuore (così come i tifosi di football NFL perderanno i Raiders, destinati a Las Vegas). “Volevamo celebrare Oakland – le parole di Rick Welts, uno dei due proprietari di maggioranza della squadra – ed è un progetto nato già due anni fa”. Lo conferma Chip Bowers, a capo del dipartimento marketing degli Warriors: “Dalla lega abbiamo dovuto ottenere prima il permesso di poter disegnare un nuovo logo e poi la loro approvazione per poterlo mandare in produzione sulle divise e su tutto il materiale di marchandising”. Un progetto che ha visto la luce ufficialmente in questo 2017 ma che non è destinato a morire presto: le maglie con il logo The Town in omaggio a Oakland continueranno a essere indossate dagli Warriors anche negli anni futuri, perfino quando la squadra giocherà stabilmente a San Francisco nel nuovissimo Chase Center. “Dicono: ora che se ne vanno da qui, cercano di pulirsi la coscienza omaggiando Oakland. Non ci potrebbe essere bugia più grande: Oakland continuerà a essere parte integrante dell’identità di questa squadra, per sempre”.  

Storia e tradizione: il significato di Oak-town

Spesso identificata con una fan base prevalentemente afroamericana – in contrapposizione a quella che si pensa finirà per essere il pubblico di San Francisco, ricco e figlio della Silicon Valley – Oakland sfoggia tra i propri supporter anche qualche grosso nome dell’hip hop West Coast, come MC Hammer negli anni ’80 e l’eroe locale Too $hort, che ha un’idea tutta sua di come il nomignolo The Town sia nato e si sia diffuso tra la gente del posto: “Attorno al 1993, 1994, massimo 1995: vi basta ascoltare le mie canzoni e dedurre qual è stato l’album che ha dato inizio a tutto questo, quello in cui ho iniziato a chiamare Oakland The Town”. “A maggior ragione perché oggi sappiamo che finiremo per spostarci a San Francisco, indossare queste divise e giocare su questo campo è un segno silenzioso che vuole dimostrare la nostra lealtà alla città di Oakland e rendere omaggio alla sua storia. Qui abbiamo vissuto giornate memorabili, e tutti i tifosi della East Bay e di Oakland ci hanno sempre dimostrato di sapere come celebrare alla grande i nostri successi”. Curry, Durant e tutto il resto del roster degli Warriors oggi chiama Oakland casa, perché sia l’arena che il centro di allenamento della squadra si trovano dall’altra parte del Bay Bridge, così come – fa sapere Rick Weltz – “anche i nostri abbonati oggi si dividono al 50% tra i tifosi che risiedono a Oakland e quelli che vivono invece a San Francisco”. Gli equilibri saranno destinati a cambiare quando, dal 2019, gli Warriors arriveranno nel cuore del Mission District, ma fino ad allora la squadra – pur chiamandosi Golden State, ed identificandosi formalmente con tutto lo stato californiano – è e resterà proprietà della gente di Oakland”.