I Bulls conquistano un successo impronosticabile contro i Celtics grazie ai 47 punti combinati dalla coppia Mirotic-Portis (sì, proprio loro due). Golden State vince anche contro Portland, nonostante l'assenza di Steph Curry e di Draymond Green. OKC perde in casa contro Charlotte e scivola fuori dalla zona playoff
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Chicago Bulls-Boston Celtics 108-85
IL TABELLINO
Non era mai successo nella storia NBA che una squadra con il meno del 20% di vittorie ne battesse una con più dell’80% di successi con almeno 20 punti di scarto. Basterebbe un dato del genere a descrivere quanto accaduto allo United Center, ma questa, se possibile, non è neanche la storia più interessante della sfida. Senza Kyrie Irving i Celtics mostrano per una volta segni di stanchezza, incapaci di tenere il passo dei sorprendenti Bulls dell’ultima settimana. La novità a Chicago è la prima gara in quintetto di Nikola Mirotic: da quando è tornato dall’infortunio la squadra dell’Illinois non ha più smesso di vincere. Il lungo spagnolo è il miglior realizzatore della serata con i suoi 24 punti con 9/14 dal campo e 8 rimbalzi, protagonista assieme a Bobby Portis nel guidare la squadra anche sul +30 in un quarto periodo dominato. Sì, la coppia che non ti aspetti dopo tutto quello che è successo negli ultimi due mesi (qui l’ultima puntata, ma dai link potete ricostruire tutto il resto a ritroso): il numero 5 mette a referto 23 punti, suo massimo in carriera, tirando 10/15 dal campo e chiudendo con un eloquente +29 di plus/minus. “Niko è stato meraviglioso”, commenta coach Hoiberg. “Lui e Bobby sono stati fenomenali ancora una volta a livello di impatto. Boston ha provato a sorprenderci con Horford da 5 e questo ci ha permesso di schierarli entrambi e grazie ai loro canestri siamo riusciti a prendere vantaggio. È evidente che abbiano giocato l’uno per l’altro. Sempre pronti a darsi il cinque, a trovarsi con passaggi spesso decisivi”. La chimica e l'intesa sul parquet sono evidenti: “Mi chiedete perché ho dato il cinque a Portis? Perché abbiamo giocato alla grande”, commenta Mirotic dando tutto per scontato. “Ogni giorno, ogni allenamento stiamo provando a migliorarci, a fare il nostro meglio. Lui è un gran lavoratore, io sono un grande lavoratore e questo è il risultato". Tutto risolto, quindi. "Ormai è acqua passata, continuate a pensarci soltanto voi che fate queste domande". Caso chiuso.
Golden State Warriors-Portland Trail Blazers 111-104
IL TABELLINO
Niente Steph Curry, niente Draymond Green e ancora una volta niente problemi per gli Warriors che battono in casa i Blazers e allungano a sette la striscia di successi. Merito dell’uomo copertina con il numero 35, Kevin Durant, autore di 28 punti, 9 rimbalzi, 5 assist, 3 stoppate e la solita super partita su entrambi i lati del campo. Il quintetto di Golden State è fortemente sperimentale, con Jordan Bell, Omri Casspi e Shaun Livingston sul parquet sin dalla palla a due, ma nella conduzione di gara i campioni NBA non ne risentono: controllano nei primi due quarti, allungano con il parziale mortifero nel terzo e lasciano Portland a galleggiare a una distanza che lascia un minimo di vane speranze agli ospiti fino alla sirena. Nonostante i 39 punti di Lillard (al suo massimo in stagione), i Blazers non riescono mai a riportarsi sotto i due possessi di svantaggio, orfani di Jusuf Nurkic e costretti a tentare la carta Evan Turner in quintetto. Gli Warriors continuano così il loro personale inseguimento ai Rockets, in una serata chiusa con il 50% dall’arco ma su soli 20 tentativi totali. Mai così pochi in questa stagione (“la squadra che tira solo da tre punti”, multic.), ma ormai è chiaro a tutti: questa squadra ha talmente tante armi a disposizione da potersene giocare di volta in volta una diversa. Con buona pace di chi deve farci i conti sul parquet.
Oklahoma City Thunder-Charlotte Hornets 103-116
IL TABELLINO
È triste da dire (visto il potenziale a disposizione), ma dopo due mesi scarsi di regular season nessuno resta meravigliato più di tanto di fronte all’ennesima sconfitta incassata dai Thunder. Il quintetto degli Hornets gioca una super partita a Oklahoma City, trascinato dai 23 punti di Dwight Howard e i 19 con 9 assist di Kemba Walker. Charlotte è dominante nell’ultimo quarto d’ora, in cui allunga senza troppe difficoltà, veleggiando oltre la doppia cifra di vantaggio. Niente Nicolas Batum e Cody Zeller (oltre al lungodegente coach Clifford, da settimane lontano dalla panchina a causa di un non meglio definito “problema di salute”), ma gli ospiti non sembrano risentirne: Charlotte tira con il 53% dal campo contro la miglior difesa NBA e porta a casa il secondo successo stagionale in trasferta. E OKC? Westbrook chiude a quota 30 con 7 assist, inutili assieme ai 20 punti del rientrante Paul George. Carmelo Anthony si ferma a 11, ma tanto basta per superare Vince Carter al 22° posto dei migliori realizzatori All-Time. L’ex Knicks aggiunge davvero poco altro, se non l’ennesimo fallo tecnico che racconta meglio di tutto la frustrazione di una squadra che a fine ottobre puntava dichiaratamente al titolo. Al momento invece il record 12-14 non garantisce neanche l’accesso ai playoff. Si stava meglio quando si stava peggio, Russell?
Memphis Grizzlies-Miami Heat 82-107
IL TABELLINO
La 15^ sconfitta incassata nelle ultime 16 gare disputate segue in maniera fedele il copione di tutte le altre. Memphis combatte per quanto possibile nel primo tempo, smettendo poi di trovare il fondo della retina e perdendo via via mordente anche in difesa. Il risultato è impietoso contro gli Heat, ma i Grizzlies per due quarti lottano e vanno al riposo sul 45-42. Nel secondo tempo però Miami vola via grazie al 65% al tiro di squadra e ai sette giocatori in doppia cifra. Goran Dragic chiude a quota 19, ma dietro di lui tanti altri portano il loro mattoncino alla causa, facendo passare in secondo piano la sesta partita consecutiva saltata da Hassan Whiteside per il problema al ginocchio sinistro. ”Avrà presto certamente un’altra opportunità”, commenta coach Spoelstra a fine partita riguardo l’allontanamento di Dave Fizdale dalla panchina dei Grizzlies, godendosi l’ottavo posto ex-aequo a Est con Philadelphia e New York. Tra le fila dei padroni di casa Marc Gasol mette a referto 19 punti, ma nei 35 minuti trascorsi sul parquet è quello che raccoglie il peggior plus/minus di squadra (-27). L’assenza di Mike Conley continua a pesare, così come la stanchezza della terza gara in quattro giorni ha certamente inciso sul risultato contro Miami. I problemi però sembrano essere molto più profondi e radicati. E questa è tutt’altro che una buona notizia.