Parlano gli Warriors: i problemi alla schiena di Kerr, l'assenza di Steph Curry causa infortunio e Zaza Pachulia che dice di non pensare all'All-Star Game: "Dopo il milione e mezzo di voti che ho ricevuto lo scorso anno, la lega è stata costretta a cambiare le regole..."
La lunga lista di infortunati non ha avuto alcun tipo di impatto sul rendimento dei Golden State Warriors. Dieci successi consecutivi, sei dei quali senza Steph Curry, oltre ai vari Draymond Green, Shaun Livingston e Zaza Pachulia. Il lungo georgiano è uno dei protagonisti della conference call concessa dai campioni NBA ai giornalisti di tutto il mondo, in attento ascolto delle parole pronunciate alla vigilia del match natalizio contro i Cleveland Cavaliers (gli Warriors in realtà ne giocheranno due con Lakers e Nuggets prima di quello del 25 dicembre): “Sono onorato di poter prendere parte a una festa del genere – racconta Pachulia -, pensare poi di sfidare i Cavs ha sempre un sapore particolare. Negli ultimi anni i nostri incroci sono diventati sinonimo di Finals NBA. Vincere o perdere non sarà la fine del mondo, ma contro di loro giochiamo soltanto due volte durante la stagione e come sempre sarà una sfida intensa, in cui i dettagli faranno la differenza. Non è un successo in regular season che cambia le cose: lo scorso anno abbiamo perso di un punto, ma poi abbiamo conquistato il titolo”. Una partita piena di stelle, proprio come l’All-Star Game a cui Pachulia ha rischiato di prendere parte dopo la valanga di voti ricevuti l’anno passato: “Grazie per la domanda, anche perché non avevo la più pallida idea che si fosse già iniziato a votare – commenta sorridente il lungo degli Warriors -, sono orgoglioso di quanto successo 12 mesi fa. Va detto per onestà che quei voti sono arrivati soprattutto dalla Georgia, un sacco di miei connazionali hanno votato in maniera incessante. Abbiamo costretto la lega a cambiare le regole e questa è una nota di merito per me. Per correttezza devo dire di non essere un giocatore da All-Star Game, uno di quel livello. La cosa che più mi importa però è aver ricevuto tutto quell’affetto e quelle attenzioni da parte dei fan. Pensare di aver ricevuto più di un milione e mezzo di voti, nonostante non sia di certo un fenomeno, è un orgoglio enorme. È stato molto divertente. Un mare di amore arrivato nonostante non abbia mai chiesto a nessuno di votare per me. Non so cosa succederà quest’anno; anche lo scorso anno in fondo è stato qualcosa di spontaneo”.
L’assenza di Steph: “Non deve essere il pretesto per mollare”
Del match contro Cleveland ha parlato anche Klay Thompson: “È fantastico poter giocare il giorno di Natale perché se la NBA ti fa scendere in campo il 25 dicembre vuol dire che stai facendo le cose giuste. Ci sono tantissimi bambini e famiglie incollati alla TV per guardarci: mi ricordo quando io ero uno di loro ed essere un protagonista sul parquet è un’esperienza ancora più emozionante. Fare ciò che ami durante le vacanze è ancora più avvincente”. Chi non sarà della partita è Steph Curry, fermato dal problema alla caviglia senza però che la sua assenza abbia inciso sui risultati: “Ovviamente sentiamo tanto l’assenza di Steph, è pur sempre uno dei migliori giocatori al mondo. Ma nel frattempo noi non dobbiamo accampare scuse, la sua assenza non può essere un pretesto per mollare. Possiamo fare grandi cose anche senza di lui, giocando duro, insieme e vincendo quanto più possibile. Stiamo continuando ad accumulare successi perché abbiamo un roster profondo e perché nessuno si arrende nonostante il suo infortunio. Abbiamo ancora tanta voglia di divertirci sul parquet, anche se la sua assenza pesa come un macigno”. Chi soffre tanto in panchina a causa dei problemi alla schiena invece è Steve Kerr, ancora alle prese con un dolore con gli lascia modo di godersi a pieno le imprese della sua squadra: “Sto meglio, e si, ogni volta che ti ritrovi di fronte a dei problemi così importanti vedi tutto sotto una prospettiva diversa. Arrivi a un punto in cui pensi che l’unica cosa che conta è la tua salute e avere la fortuna di svegliarti, alzarti dal letto e stare bene. Questo è il mio obiettivo primario. Sto ancora combattendo con il dolore, ma le cose vanno meglio. Amo il mestiere di allenatore e essere in campo mi aiuta a convivere con questo problema”.