L’attacco tradisce i campioni in carica: minimo stagionale i punti segnati e un pessimo 3/27 da tre punti (peggior prestazione con Steve Kerr in panchina): Denver passa alla Oracle Arena mandando cinque giocatori in doppia cifra, per la seconda vittoria consecutiva
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Golden State Warriors-Denver Nuggets 81-96
Denver non vince sulla Baia dall’aprile 2014 ma la peggior prestazione offensiva di stagione dei campioni in carica (81 punti con il 38.6% al tiro e un pessimo 3/27 da tre punti, la peggior prestazione dall’arco sotto coach Steve Kerr) dà ai Nuggets il secondo successo in fila in trasferta (dopo quello a Portland) e chiude a 11 la serie di vittorie consecutive degli Warriors, apparsi “spenti” perfino al suo allenatore, Steve Kerr: “La cosa che mi preoccupa di più è che stasera in campo non c’era gioia. La squadra sembrava non divertirsi a giocare. Succede, a volte, dopo una lunga striscia di vittorie”. Con la sconfitta Golden State cede nuovamente il titolo di miglior squadra NBA a Houston (25-6 contro 26-7 dei californiani) mentre aspetta sempre il ritorno in quintetto di Steph Curry (“Non è ancora pronto, sarebbe irresponsabile da parte nostra schierarlo in campo a Natale contro Cleveland”, taglia corto Kerr) e anche quello di Shaun Livingston dalla panchina. Quella contro i Cavs sarà l’ottava assenza consecutiva per il n°30 degli Warriors, in uno dei match più attesi della stagione, tra le due squadre che si sono contese il titolo NBA nelle ultime tre finali NBA. Una gara a cui Golden State deve sperare di arrivare più pronta, e soprattutto con una mira migliore: pessime infatti le percentuali di quasi tutte le sue stelle, da Kevin Durant (6/17 al tiro e 0/5 da tre per i suoi 18 punti) a Klay Thompson (6/21 con 1/10 dall’arco, per 15). Draymond Green ha chiuso con 10 punti, 6 assist e 5 rimbalzi (ma incassando una brutta gomitata in faccia da Jokic che, cadendo, gli procura un infortunio al gomito: necessari i raggi X, fortunatamente negativi), mentre nessun altro Warrior ha raggiunto la doppia cifra.
Cinque giocatori in doppia cifra
Diverso l’umore in casa Nuggets, con coach Michael Malone felice soprattutto della prestazione difensiva dei suoi (“Non ricordo tante squadre capaci di tenere gli Warriors a 3/27 da tre punti: gran bella vittoria per noi, rende il nostro Natale ancora più gioioso”) e dell’equilibrio offensivo di un roster capace di mandare cinque giocatori in doppia cifra (ma nessuno sopra i 20 punti). Una vittoria corale, che ha visto in Gary Harris il miglior marcatore di squadra con 19 punti ma spalleggiato anche dai 18 con 9/16 al tiro e 9 rimbalzi di Nikola Jokic, dai 15 a testa di Wilson Chandler e della riserva Trye Lyles e dai 14 di Jamal Murray, con 6 rimbalzi e 5 assist. Contro i campioni NBA in carica Denver vince tre quarti su quattro (cede di un solo punto il parziale del terzo periodo, quello in cui solitamente gli Warriors fanno più male agli avversari) ed è nel secondo – vinto 31-21 – che mette le mani sulla partita, infliggendo così a Kevin Durant e compagni la quarta sconfitta interna alla Oracle Arena, mantenendo in coabitazione con gli Oklahoma City Thunder un quinto posto a Ovest che permette di guardare con ottimismo al resto della stagione.