L'infortunio al bicipite femorale subito nell'ultimo quarto contro i Lakers è più grave del previsto: la stella dei Rockets rimarrà fuori due settimane prima di essere rivalutato. Un grosso problema per Mike D'Antoni, che perde il miglior marcatore della NBA e il fulcro del proprio attacco
Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo dopo aver interrotto una striscia di cinque sconfitte in fila e gli Houston Rockets devono di nuovo fare i conti con gli infortuni. Questa volta l’assenza è di quelle pesantissime perché ha colpito nientemeno che James Harden: il leader della squadra di Mike D’Antoni si è infortunato al bicipite femorale nel quarto quarto dell’ultima gara contro i Los Angeles Lakers e, dopo le diagnosi dello staff medico, dovrà rimanere fuori per almeno due settimane prima di essere valutato di nuovo. Una tegola pesante per Houston, che aveva appena riaccolto in quintetto sia Chris Paul che Clint Capela cercando di riprendere il ritmo infernale tenuto tra novembre e metà dicembre (20 vittorie e una sola sconfitta). Un passo che li aveva portati anche davanti ai Golden State Warriors, mentre ora dopo la flessione delle ultime gare si ritrovano a due partite di distanza dai campioni in carica, che peraltro marcheranno visita al Toyota Center nella notte tra giovedì e venerdì – il primo test davvero importante per i Rockets senza la loro stella. Quella contro Curry, Durant e soci sarà una delle sole due gare da disputare in casa nelle prossime due settimane, periodo durante il quale gli uomini di D’Antoni saranno impegnati anche a Orlando, Detroit, Chicago, Phoenix e Los Angeles sponda Clippers. La speranza, allora, è quella di avere Harden in campo per la sfida interna del 18 gennaio con Minnesota oppure in quella del 20 sempre contro i Golden State Warriors, stringendo invece i denti per aprire il 2018. “Se James dovrà rimanere fuori sarà dura per noi” ha dichiarato Trevor Ariza dopo la gara coi Lakers. “Sin da quando sono arrivato qui lui c’è sempre stato, è sempre stato a disposizione. Sarà difficile non averlo in campo, saranno necessari grandi aggiustamenti”. Il candidato MVP infatti ha saltato solamente due partite nelle ultime tre stagioni e mezza: una presenza fissa che ha reso l’attacco dei Rockets uno dei migliori di tutta la lega, non solo per i 32 punti e 9 assist a partita che realizza (capocannoniere e terzo miglior assist-man in NBA), ma anche perché il 36% dei possessi passa dalle sue mani (il dato più alto in NBA). La strada per vincere il titolo NBA, però, passa anche attraverso queste esperienze: vedremo come se la caveranno a Houston senza la propria luce.