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NBA: punti, tanti e subito: l’incredibile talento offensivo di Lou Williams

NBA

È dall’inizio degli anni ’90 che un sesto uomo non segna così tanto come Lou Williams, che ai Clipprs - in una stagione martoriata dagli infortuni – è spesso e volentieri la prima opzione offensiva di coach Rivers. Con cifre che lo portano già oggi a ipotecare il premio di sesto uomo dell’anno

Nei momenti di peggior emergenza infortuni dei Clippers – che a un certo punto durante l’anno hanno dovuto fare a meno di Patrick Beverley, Blake Griffin, Danilo Gallinari, Austin Rivers, Milos Teodosic e Wesley Johnson, tutti contemporaneamente – coach Doc Riversi si è ritrovato costretto a far partire in quintetto Lou Williams, la sua arma tattica preferita dalla panchina. Solo 7 però le gare da titolare del n°23 di L.A. sulle 35 fin qui disputate, perché appena possibile l’allenatore dei Clippers ha immediatamente rispedito la sua guardia nel ruolo di prima minaccia dalla panchina a cui non vuole assolutamente rinunciare. A ragione, viene da dire, perché oggi Lou Williams è il primo candidato al premio di sesto uomo dell’anno NBA, in virtù di una stagione che a fronte di un massimo in carriera per minuti (più di 31 a sera sul parquet) gli sta regalando altrettanti career-high per punti (21.7), assist (4.8) e percentuale da tre punti (40.4%). Se quindi la sua candidatura a miglior riserva dell’anno appare più che legittima (e DeAndre Jordan è il primo a fare il tifo per il suo compagno: “Credo non esista un giocatore più forte di lui in uscita dalla panchina”, dice), da più parti si inizia a fare il nome di Williams per ben altri riconoscimenti. All-Star? Le sue cifre giustificano l’idea, in linea sostanzialmente con quelle di altre guardie della Western Conference che potrebbero ambire a una convocazione, come Damian Lillard (25 e 6 assist abbondanti a sera, ma da titolare e superstar della squadra) e il suo compagno C.J. McCollum (oltre i 21 e 4 rimbalzi). Dopo aver chiuso a soli 13.2 punti di media le sei gare del mese di ottobre, la crescita di Williams è stata esponenziale: per lui oltre 21 a sera a novembre, con il 46.3% dal campo, e sopra i 25 a dicembre. Gli ultimi sette giorni – che lo hanno visto incassare il premio di giocatore della settimana per la Western Conference – lo hanno visto viaggiare a 28 punti di media, con il 50% dal campo, il 48% da tre e l’87% ai liberi, trascinando i suoi Clippers a tre vittorie su tre incontri disputati. All’interno di questi tre successi, anche una gara da 40 punti (contro Charlotte), la sua quarta in carriera – due ottenute in maglia Clippers e due con quella dei Lakers, con cui ha trascorso la stagione 2015-16 e parte di quella successiva, prima di essere ceduto a Houston. 

“Trentellista” seriale

La gara chiusa a quota 40 contro gli Hornets è la 17^ volta nella carriera in cui Lou Williams tocca almeno quota 30 uscendo dalla panchina: un dato che non ha eguali tra i giocatori oggi attivi nella NBA (ha superato proprio in quell’occasione J.R. Smith, fermo a  16) e che risuona ancora di più se si pensa che otto di quelle diciassette occasioni sono giunte quest’anno in maglia Clippers. Per rendere l’idea, in tutta la stagione ci sono state soltanto altre otto prestazioni con almeno 30 punti da parte di tutte le altre riserve della lega, combinati. “Conoscevo le sue doti di realizzatore – dice Blake Griffin – ma è molto più forte di quanto la gente pensi. A me quello che ha sorpreso di più sono le sue doti di passatore, anche se ovviamente fa notizia per i punti che segna: sembra non forzare mai, è sempre in controllo”. Forse Griffin esagera un po’ nelle ultime osservazioni, tanto che appare più realistica la descrizione che del suo sesto uomo fa coach Doc Rivers: “Cosa lo rende così forte? Il fatto che non abbia assolutamente coscienza”, la sua risposta, che dietro una risata nasconde una buona parte di verità. “È davvero forte, un attaccante eccezionale: segna in ogni modo”. La sua media punti attuale (21.7 a sera) è infatti la più alta di sempre per una riserva dai tempi di Ricky Pierce, leggendario sesto uomo dei Milwaukee Bucks capace di viaggiare a 23 a sera durante la stagione 1989-90.