Manu Ginobili non ha nessuna voglia di smettere non solo di giocare, ma anche di essere decisivo per gli Spurs: 21 punti a 40 anni entrando a gara in corso non li aveva mai segnati nessuno. Fino a dieci giorni fa.
Mai nessun 40enne nella storia NBA aveva segnato almeno 20 punti in una partita uscendo dalla panchina. Negli ultimi dieci giorni però, due grandi vecchi hanno deciso di iscriversi a questo esclusivo club. Prima Vince Carter il 27 dicembre scorso contro Cleveland e poi questa notte Manu Ginobili, che con i suoi 21 punti in 19 minuti ha fissato non soltanto il suo massimo stagionale, ma ha regalato la 12^ vittoria negli ultimi 13 incroci tra Spurs e Suns. Dopo i due canestri decisivi nel finale di partita firmati contro Boston e Dallas nelle scorse settimane, è arrivata un’altra gemma di un giocatore che sfugge ormai a qualsiasi logica comune legata allo scorrere del tempo. “Qualunque cosa stia bevendo, voglio provarla anch’io – scherza coach Popovich a fine partita -, davvero. Sono serio, deve aver trovato una fontana dell’eterna giovinezza da qualche parte”. Una forza sorprendente anche per i giovani compagni che stanno crescendo al suo fianco: “Gallina vecchia fa buon brodo – sorride Bryn Forbes -, è riuscito di nuovo a fare la differenza. È incredibile quello che riesce a fare. Sta andando avanti ad alto livello da così tanto tempo e, nonostante questo, a vederlo in campo non se ne accorgerebbe nessuno. È un giocatore speciale, ti spinge a lottare più del solito perché quando lo vedi a questo livello devi per forza di cose onorare il suo sforzo”. Il numero 20 infatti è stato decisivo nello strappo del terzo quarto degli Spurs grazie a una fiammata delle sue: tre triple in due minuti, intervallate da un canestro da sotto e una stoppata in recupero in difesa. Alla fine sono 13 punti in soli 3 minuti e 18 secondi, con 7/10 al tiro e 3/4 dall’arco. “Sentivo che era la giornata giusta, stavo davvero molto bene, mi sentivo in forma. Ho dormito nove ore stanotte e non è una cosa che capita molto spesso in una famiglia con tre figli piccoli. Quando ho iniziato a segnare ho capito che non mi sarei fermato. È una sensazione unica, ti manda in estasi e allo stesso tempo sai che stai facendo il bene della squadra. Eravamo testa a testa, ho soltanto dato la spinta per prendere un po’ di margine”. L'ennesima, non di certo l'ultima.