Il 40enne dei Kings ha realizzato il suo massimo stagionale da 24 punti, regalandosi una serata magica ai danni dei vice-campioni NBA guidando una panchina da 68 punti. Ai Cavs, apparsi svogliati e distratti, non basta la settima tripla doppia stagionale di LeBron James.
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La NBA è una lega speciale perché ogni singola notte può succedere qualcosa di inatteso. Ad esempio, può succedere che un 40enne riporti indietro le lancette dell’orologio e domini i vice-campioni in carica quasi da solo. Il volto di copertina del successo dei Sacramento Kings sui Cleveland Cavaliers non può che essere quello di Vince Carter, che a 40 anni suonati ha realizzato una prestazione da 24 punti in 30 minuti grazie a un incredibile 10/12 al tiro e 4/5 da tre, vincendo tanto la partita quanto lo scontro con un LeBron James fermo a 16 punti (prima volta che Carter segna più di James dal 14 dicembre 2007, quando giocava per i New Jersey Nets). Il Re ha aggiunto 14 assist e 10 rimbalzi alla sua 62^ tripla doppia in carriera, ma con solo 6/17 al tiro non è riuscito a trascinarsi dietro una squadra apparsa svogliata e inconsistente dopo aver passato il Natale lontano da casa. I Cavs però non hanno nemmeno la scusa della stanchezza, avendo alle spalle due notti piene a Sacramento mentre i Kings erano rientrati solo a mezzanotte passata da Los Angeles, dove peraltro avevano perso malamente contro la panchina dei Clippers concedendole 72 punti. Proprio lo scontro tra le panchine è stata la storia della partita: guidate da Carter, le riserve dei Kings hanno realizzato ben 68 punti contro i 32 di quella dei Cavs, con Willie Cauley-Stein da 17 e Bojan Bogdanovic da 16 con 8 assist. Gli spostamenti di Cauley-Stein e di Buddy Hield in panchina a favore di Frank Mason III e Malachi Richardson in quintetto ha permesso a Dave Joerger di gestire meglio le energie con la propria rotazione, poi a tutto il resto ci ha pensato Carter. Al rientro dopo tre partite saltate, il 40enne prima ha segnato il buzzer-beater dall’angolo per mandare i suoi avanti di 5 a fine terzo quarto, quindi ha ispirato un parziale di 9-0 per aprire l’ultima frazione, infine ha realizzato un’altra tripla per il +14 a 5:38 dalla fine tra il tripudio del Golden1 Center, che in questa stagione non lo aveva mai visto segnare più di 8 punti. Una serata di grazia per ricordarci, ancora una volta, che grande giocatore è stato.
Difesa inesistente e stanchezza post-natalizia per i Cavs
Cleveland non è nuova a prestazioni deludenti dopo la partita di Natale: come fatto notare su Twitter anche dall’ex GM David Griffin, le partite del 25 dicembre possono essere prosciuganti dal punto di vista emotivo: nelle ultime due stagioni James e soci hanno subito un -29 a Portland e un -16 a Detroit. Ad accompagnare la settima tripla doppia stagionale di James ci sono stati i 23 punti di Kevin Love e i 15 di J.R. Smith, ma nessun altro membro dei Cavs è riuscito a toccare la doppia cifra e soprattutto la panchina — a lungo una delle migliori della lega — sembra essere ripiombata nel baratro nelle ultime gare. Cleveland è alla seconda sconfitta consecutiva, una cosa che non succedeva dalle quattro gare perse a cavallo di ottobre e novembre, ma soprattutto è crollata dal punto di vista difensivo, mostrando la mancanza di attenzione e di interesse che aveva contraddistinto l’inizio di stagione da 5 vittorie e 7 sconfitte. Non è normale concedere 120 punti su 100 possessi ad un attacco — quello dei Kings — che su base stagionale è penultimo a quota 99, peraltro con il Net Rating di gran lunga peggiore di tutta la lega (quasi 3 punti peggio dei Chicago Bulls). Ma questa è la NBA, dove può succedere sempre qualcosa di inaspettato: i Cavs sperano che sia solamente un passo falso dovuto alla distrazione di una lunga trasferta a ovest, che domani li vedrà impegnati in un giro di vini nella Napa Valley prima di volare a Salt Lake City per affrontare gli Utah Jazz sabato — su un campo storicamente ostico per LeBron James.