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Mercato NBA, e se fosse Anthony Davis il prossimo obiettivo di Golden State?

NBA

I campioni in carica avrebbero messo nel mirino la stella dei New Orleans Pelicans per rimanere competitivi a lungo termine: un affare complicato e che richiede i sacrifici di diversi protagonisti dell'attuale roster, ma non impossibile a livello di salari...

Fedeli alla loro impostazione da azienda della Silicon Valley, i Golden State Warriors hanno sempre un obiettivo in mente per mantenere il vantaggio competitivo sui propri avversari. Spesso si tratta di un obiettivo a lungo (per non dire lunghissimo) termine, e molte volte può succedere che certe cose non si realizzino – come successo ad esempio con DeAndre Jordan, Dwight Howard o Chris Paul, cercato senza riuscire ad arrivarci ai tempi di New Orleans. Oppure, come è noto, con Kevin Durant, per il quale la dirigenza di Golden State aveva iniziato a preparare un piano almeno due anni prima della scadenza del suo contratto con Oklahoma City. Poi certi pianeti devono sempre allinearsi e anche i piani meglio congeniati possono andare storti – banalmente, se “KD” avesse vinto le finali di conference del 2016 non avrebbe neanche preso in considerazione il passaggio sulla Baia –, ma la preparazione rimane. Per questo bisogna riferire di quanto scritto da Tim Kawakami, direttore della sezione di The Athletic dedicata alla Bay Area dopo 17 anni da beat writer per il Mercury News, stagioni nelle quali si è costruito tantissimi rapporti con le franchigie e coi dirigenti. La classica “persona informata sui fatti”, e per questo la sua rivelazione ha un peso maggiore: il Prossimo Grande Obiettivo di Golden State sarebbe quello di arrivare a Anthony Davis. “Gli Warriors di Joe Lacob e Bob Myers hanno sempre una mega trade in mente, vagamente fissata a una data futura, messa per iscritto sulle loro lavagne e nelle loro elucubrazioni sul roster” scrive Kawakami. “Non scommettono tutto sull’arrivare a quel giocatore e non danno nulla per scontato nel processo: Lacob, Myers e i loro staff credono solamente che sia utile selezionare un giocatore (o più di uno) nel futuro distante e poi lavorare per raggiungerlo, vedendo se si riesce a raggiungerlo. Per almeno due anni prima di firmarlo Kevin Durant era il loro sogno: non sapevano se lo avrebbero preso, ma hanno lavorato ogni angolo realisticamente possibile per fare in modo di essere pronti quando sarebbe diventato free agent. È andata bene alla fine”.

Il piano per arrivare a Davis

Arrivare a uno come Anthony Davis, ovviamente, è tutt’altro che semplice, anche perché il contratto con New Orleans scadrà solo nel 2021 (con la possibilità a favore di AD di uscire un anno prima) e l’accordo è un massimo salariale da 81 milioni di dollari complessivi nelle tre stagioni dopo quella in corso. E – dando per scontato che Steph Curry e Kevin Durant siano intoccabili e non vogliano andarsene – per arrivare a uno del genere bisognerà quasi sicuramente sacrificare uno tra Klay Thompson e Draymond Green, se non addirittura entrambi, oltre al necessario inserimento di scelte al Draft e giovani futuribili che qualsiasi “mega-trade” impone. Anche capire quando fare uno scambio del genere è difficile da definire ora: impossibile pensarlo per questa stagione – in cui gli Warriors al netto di infortuni sono i favoriti per vincere il terzo titolo in quattro anni, e toccare una chimica del genere sarebbe da folli –, ma in futuro le cose potrebbero cambiare, complice magari il calo fisico di uno come Draymond Green, il giocatore più a “rischio deterioramento” tra gli All-Star di Golden State. Davis, inoltre, ha già reso noto tempo fa che la sua pazienza nei confronti della dirigenza di New Orleans non durerà ancora moltissimo se la squadra continuerà a non vincere o dare l’impressione di essere destinata a vincere, e gli stessi Pelicans si ritroveranno davanti alla possibilità di perderlo “a zero” nell’estate del 2020. E a quel punto si aprirebbe un’asta gigantesca per uno dei primi dieci talenti della NBA che non è ancora entrato nel prime della sua carriera.

Le avversarie nella corsa a Davis e la necessità di rinnovarsi

Ovviamente gli Warriors non sono gli unici ad aver messo gli occhi su Anthony Davis: tutte le altre 28 franchigie sognerebbero di avere un giocatore del genere e metteranno sul piatto qualsiasi asset in loro possesso per poter arrivare a un futuro (possibile) Hall of Famer. I Boston Celtics, ad esempio, possiedono una combinazione di giovani interessantissimi e scelte al Draft che nessuna squadra può battere, ma c’è da scommettere che ogni squadra spaccherebbe il salvadanaio pur di prenderlo. Per questo mettere sul piatto solamente uno tra Green e Thompson potrebbe non essere abbastanza per gli Warriors, e non c’è alcuna conferma nemmeno nel pezzo di Kawakami che abbiano deciso di smontare un gruppo che nelle ultime tre stagioni si è dimostrato non solo forte, ma forte a livelli storici (67-73-67 vittorie nelle tre regular season con Steve Kerr, tre finali in fila e due anelli). Ma per mantenersi a questi livelli e far fronte a una lega che cambia molto velocemente c’è bisogno di rinnovare continuamente il gruppo, dando nuovi stimoli a tutto l’ambiente – e anche novità per inaugurare in grande stile il Chase Center, la nuova casa degli Warriors che debutterà nel 2019. E quale modo migliore per farlo se non un All-Star classe 1993 che può giocare il resto della propria carriera con Curry e Durant?

L’inserimento di Davis negli Warriors

Avere un centro così versatile e con così tanti punti nelle mani, poi, renderebbe Golden State una squadra diversa rispetto a quella che abbiamo conosciuto finora – ma comunque strapiena di talento. In una lega che cerca di andare sempre più piccola, avere un lungo del genere in grado di mettere così tanta pressione al ferro avversario (58% da due punti in questa stagione e 7.8 liberi a partita) e, allo stesso tempo, mantenere intatta l’anima “cambio-su-tutti-i-blocchi” della difesa dei Dubs sarebbe un’aggiunta incredibile dal punto di vista tattico, specialmente con altre due superstar del calibro di Curry e Durant. Pagare un solo contratto al massimo salariale a Davis invece dei due costosi che Thompson (nel 2019) e Green (nel 2020) inevitabilmente chiederanno, poi, aiuterebbe anche la dirigenza ad avere maggiore flessibilità e la proprietà a pagare un conto un po’ meno salato rispetto a quello astronomico che si prospetta con l’attuale roster (anche se la nuova arena e il nuovo contratto televisivo risolveranno tanti problemi sotto questo punto di vista). In un’intervista podcast rilasciata dal proprietario Joe Lacob allo stesso Kawakami, infine, veniva sottolineata come la parola d’ordine per gli Warriors del futuro fosse quella di “differenziarsi” rispetto al resto della lega. Un’idea che può essere tanto a livello organizzativo quanto a livello tecnico-tattico, perché avere uno come Davis inevitabilmente cambierebbe il volto della squadra togliendole un po’ di “trazione perimetrale” in favore di una maggiore presenza in area, pur sfruttando l’incredibile skillset di AD che è un tiratore da tre sopra media per un lungo. Per il momento, però, sono tutte speculazioni e congetture che potrebbero cambiare da un momento all’altro con un singolo evento, specialmente con un giocatore fragile come Davis e con una squadra ultra-vincente come questi Warriors, che continuando di questo passo hanno davvero la possibilità di passare alla storia come la squadra più forte di sempre. Ma ogni storia, anche la più bella, ha una fine: Anthony Davis è il giocatore in grado di convincere Golden State a cambiare pagina?