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NBA, espulsi Ibaka e James Johnson, storie tese tra Dragic e DeRozan: Heat-Raptors sfida ad alta tensione

NBA

Forse Serge Ibaka non sa che il soprannome di James Johnson è “Little Ali”: tra i due volano pugni nel terzo quarto (e arriva la doppia espulsione) ma anche tra Dragic e DeRozan volano parole dopo il suonoe della sirena. Non dispiace a coach Spoelstra: “Un po’ di tensione non fa male” 

Serge Ibaka è conosciuto come uno dei principali intimidatori al ferro della lega, un corpo scolpito nell’ebano, muscoli e atletismo appaiate a ottime doti di stoppatore. Questa volta però, il suo avversario di serata se l’è scelto tutt’altro che facile: con 7:50 da giocare nel terzo quarto, infatti, Ibaka e James Johnson si sono ritrovati a lottare corpo a corpo e l’ala di Miami è uno che forse ama il contatto fisico più ancora di Ibaka. Genitori cinture nere di arti marziali, otto fratelli tutti cinture nere e James Johnson stesso cintura nera di secondo grado, uno che già a 18 anni combatteva il suo primo incontro di mixed martial arts, vincendolo in soli 97 secondi. A quel primo incontro ne sono seguiti altri sei, tutti vinti, e anche 20 esibizioni sul ring di kickboxing. Il record? 20-0. Forse Ibaka tutto questo non lo sapeva quando, dopo qualche secondo di spinte e trattenute, ha scelto di reagire con una spinta all’eccessiva fisicità di Johnson. L’ala di Miami ha risposto con un destro nelle vicinanze del viso dello spagnolo, fortunatamente finito fuori bersaglio, a cui Ibaka ha fatto seguito con un altro pugno prima del tempestivo arrivo di un arbitro, a impedire che l’accenno di rissa degenerasse in qualcosa di molto più violento. Se n’è visto però abbastanza per una sacrosanta doppia espulsione, che manda sotto la doccia sia l’ala di Toronto che quella di Miami, ma che non sembra dispiacere troppo a Erik Spoelstra: “Fin dalla palla a due c’era la sensazione che tra le due squadre ci fosse una certa animosità, com’è giusto che sia. È stata una partita fisica, la sfida era sentita”. 

Secondo round: Dragic vs. DeRozan

Finita qua? Neppure per idea. Dopo il finale al cardiopalma – il canestro di Wayne Ellington a tre decimi di secondo dal termine e poi la preghiera a tutto campo di DeMar DeRozan vicinissima a insaccarsi – gli animi tra Heat e Raptors sono ancora tesissimi: e invece dei consueti saluti di fine gara a centrocampo, Goran Dragic e DeRozan sostituiscono gli abbracci con le spinte e deve intervenire coach Spoelstra per dividere i due: “Niente di speciale – smorza i toni nel dopo partita il playmaker sloveno – sono solo volate un po’ di parole, ma niente di importante”. Più importante l’aver lasciato il Canada con la vittoria, la quinta in fila per Miami.