I Timberwolves vincono la decima gara delle loro ultime tredici nel segno del loro n°23, sempre più leader per coach Thibodeau. Senza Harden Paul fa gli straordinari: 29 tiri e 37 punti. Ne segna 33 con 10 rimbalzi e 8 triple Lauri Markkanen al Madison Square Garden: i Bulls passano dopo due overtime
Non hai Sky? Guarda lo Sport che ami subito e senza contratto su NOW TV! Clicca qui
Minnesota Timberwolves-Oklahoma City Thunder 104-88
“Non so dare una spiegazione, direi che stiamo crescendo, come gruppo”, dice Jimmy Butler per spiegare la terza vittoria in fila dei suoi Timberwolves, la decima nelle ultime tredici giocate. E a crescere è anche la fiducia dell’intera squadra e l’entusiasmo attorno a Minnesota (quinto sold out consecutivo al Target Center, non accadeva dal 2004). L’uomo copertina è proprio Jimmy Butler, ancora una volta il migliore dei suoi con una prestazione super completa, da 26 punti, 8 assist e 7 rimbalzi, con i soliti Andrew Wiggins (19) e Karl-Anthony Towns (18 con 12 rimbalzi) a garantire potenziale offensivo alla truppa di coach Thibodeau. Che però, da sempre, punta soprattutto sulla difesa, e difatti i Thunder sono il settimo avversario consecutivo tenuto sotto i 100 punti (e occorre tornare al 2007 in casa T’Wolves per registrare un dato simile). La gara si decide nel terzo quarto, vinto 29-18 dai padroni di casa, che nell’ultimo periodo allungano fino al +16. Per Oklahoma City una gara che può essere raccontata separando la serata di Russell Westbrook (38 punti e 10 rimbalzi, con 15/23 al tiro) da quella di tutti i suoi compagni di squadra (50 punti con 17/56 dal campo, appena sopra il 30%). E la point guard dei Thunder è furiosa: “Dobbiamo solo concentrarci e trovare una vittoria, non ho altro da dire”. Quella contro Minnesota, invece, è la quinta sconfitta nelle ultime sette, e anche i 15 punti di Carmelo Anthony o i 13 di Paul George arrivano con brutte percentuali al tiro (5/19 per il primo, 5/14 per il secondo). Sempre più quarta a Ovest Minnesota, mentre OKC è solo due gare davanti ai Clippers, la prima squadra fuori dal tabellone playoff.
Houston Rockets-Portland Trail Blazers 121-112
Niente James Harden? C’è Chris Paul. Che senza il suo compagno più famoso (quinta gara fuori per lui, Rockets 3-2) è costretto a fare gli straordinari, stabilendo il suo massimo in carriera per numero di tiri presi in una gara senza supplementari. La point guard di Houston ne tenta 29 mandandone a segno 13 per 37 punti, cui aggiunge anche 11 assist, 7 rimbalzi e 3 recuperi (“Una gara eccezionale – riconosce l’allenatore degli avversari, Terry Stotts – ha completamente controllato la partita, come sa fare lui”). Segna 30 punti anche Eric Gordon, per la 21esima volta a quota 20 o più in stagione, dopo aver toccato il ventello 19 volte in tutto lo scorso campionato, chiuso col premio di sesto uomo dell’anno. Bene tra i vincitori anche Clint Capela, autore di 13 punti e 8 rimbalzi. Sotto di 14 nel terzo periodo, sette punti di Damian Lillard (saranno 29 per lui alla fine, al rientro dopo il guaio al polpaccio) firmano l’11-0 con cui Portland si riporta in partita, a -3 a tre minuti dalla fine, ma un canestro dall’arco di Chris Paul sigla il 6-2 con cui i padroni di casa chiudono definitivamente i conti. È la prima sconfitta dopo tre vittorie in fila per i Blazers, cui non bastano i 24 di C.J. McCallum e i 18 di Evan Turner.
New York Knicks-Chicago Bulls 119-122
TABELLINO
“Giocare così al Madison Square Garden, l’arena più famosa del mondo, contro una delle migliori ali di tutta la lega dice tutto quello che c’è da dire su Lauri”, afferma entusiasta coach Fred Hoiberg a fine gare, dopo la vittoria al termine di due tempi regolamentari dei suoi Bulls sui Knicks. Perché quel “così” per Markkannen vuol dire una gara da 33 punti, 10 rimbalzi e 8 triple a segno, un qualcosa che solo un altro giocatore di sette piedi (2.13) è riuscito a fare nella storia della lega (Dirk Nowitzki). Il finlandese è il volto del futuro dei Bulls che sperano di costruire una squadra vincente insieme a quelli di Zach LaVine (in campo sabato contro Detroit per il suo debutto stagionale) e Kris Dunn, che contro i Knicks sbaglia quasi tutto ma segna il canestro decisivo nel secondo overtime (3/17 dal campo per lui prima di segnare i due punti della vittoria). A trascinare la gara al secondo tempo supplementare ci pensa Kristaps Porzingis con una schiacciata sulla sirena: il lèttone chiude a 24 punti, due in meno di quelli messi a referto dal rientrante Michael Beasley, che cattura anche 12 rimbalzi, mentre Jarrett Jack fa registrare la sua prima tripla doppia in sei anni con 16 punti, 10 rimbalzi e altrettanti assist. Per Chicago – per la seconda gara di fila senza Nikola Mirotic – ci sono 20 punti a testa da Denzel Valentine e Robin Lopez.
Washington Wizards-Utah Jazz 104-107
Il 4 dicembre scorso, con Washington in visita nello Utah, era finita tanti a pochi (+41) per i padroni di casa. A quel largo successo però i Jazz hanno fatto seguire solo 3 vittorie nelle successive 16 partite, ma ritrovare gli Wizards fa evidentemente bene alla squadra di Quin Snyder, che guidata dai 21 punti di Ricky Rubio, dai 16 di Donovan Mitchell e con altri quattro giocatori in doppia cifra (16 a testa per Ekpe Udoh e Joe Johnson) ottengono un’importante vittoria nella capitale, la decima sconfitta degli Wizards nelle 21 gare disputate contro squadre dal record perdente (“Fa ancora più male, non puoi non pensarci”, dice Kelly Oubre Jr., autore di 12 punti dalla panchina). John Wall fa di tutto per evitare il ko dei suoi, chiudendo con 35 punti e 11 assist ma anche 8 palle perse, mentre Bradley Beal ne segna 23 ma perde il pallone decisivo a tre secondi dalla fine nel tentativo di mandare a segno la tripla dell’ipotetico pareggio. Un parziale di 16-3 per Utah sembra indirizzare la gara nel terzo quarto, con gli ospiti in vantaggio di dieci punti in apertura dell’ultimo periodo. Un controbreak di 11-3 scaturito da due triple di John Wall riporta però davanti i padroni di casa, che però tirano solo 8/22 nel quarto decisivo (1/7 per Beal) e si arrendono alla solidità dei Jazz, in campo senza due titolari e costretti a fare a meno anche di Rodney Hood, espulso nel terzo quarto.
Indiana Pacers-Miami Heat 106-114
Anche in back-to-back, anche sull’insidioso campo dei Pacers e con sette giocatori disponibili (più Tyler Johnson, in campo con una lussazione alla spalla) non si ferma la corsa dei Miami Heat, al primo successo sul parquet di Indiana dopo 10 ko in fila ma soprattutto alla sesta vittoria consecutiva, una serie di successi che li proietta al quarto posto della Eastern Conference, alle spalle di Cleveland. Il migliore è Goran Dragic che chiude con 20 punti e 9 assist, ma 24 ore soltanto dopo essere stato l’eroe della vittoria su Toronto col canestro allo scadere Wayne Ellington è ancora decisivo, segnando la tripla che condanna i Pacers a 25 secondi dalla sirena. Erik Spoelstra ha solo tre uomini in panchina (Bam Adebayo, Tyler Johnson ed Ellington) ma ognuno di loro contribuisce con 15 punti (45-28 a favore degli Heat il saldo dalle second unit), mentre 16, con 15 rimbalzi, li porta in dote Hassan Whiteside. A parziale scusante dei padroni di casa, che hanno in Victor Oladipo il loro top scorer a quota 26, c’è l’assenza a centro area di Myles Turner, che salterà almeno un’altra partita dopo essersi infortunato al gomito in una schiacciata eseguita contro Milwaukee. Turner è stato rimpiazzato in quintetto da un ottimo Domantas Sabonis (18 punti e 7 rimbalzi) ma a mancare totalmente a coach McMillan sono i suoi tiratori: solo 1/18 da tre punti per i Pacers, capaci di sbagliare i primi dieci tentativi dall’arco (e mira storta anche dalla lunetta, con 10 errori su 29 tentativi).
Charlotte Hornets-Dallas Mavericks 111-115
Per la seconda volta in stagione Kemba Walker supera quota 40 punti (41 con 16/28 al tiro per lui contro i Mavericks) e per la seconda volta esce sconfitto dal campo. Era successo anche lo scorso 17 novembre contro Chicago, e né la prestazione contro Dallas né i complimenti espliciti del suo coach (“Recuperi, sfondamenti, canestri importanti, pick and roll… fa assolutamente tutto”) sicuramente lo consolano. E dire che Charlotte, reduce da 4 giorni di riposo, aveva tutti i favori del pronostico nella gara contro i Mavericks, in back-to-back e al terzo impegno in quattro sere. Invece un clamoroso quarto quarto di Harrison Barnes (5/5 al tiro, 13 dei suoi 25 punti a segno), altri 19 di un Dirk Nowitzki per cui ormai non ci sono più aggettivi e un Yogi Ferrell da 22 punti frutto di 7 triple a segno trascinano Dallas al successo contro gli Hornets, che pagano cara la serataccia alla lunetta di Dwight Howard, che chiude sì in doppia doppia (15 punti e 12 rimbalzi) ma tira 5/18 dalla linea della carità.
Milwaukee Bucks-Orlando Magic 110-103
Continua la picchiata verso il fondo della lega degli Orlando Magic che in Wisconsin incassano la sesta sconfitta consecutiva ma la 15^ nelle ultime 16. Dopo aver tenuto testa ai Bucks nel primo quarto (30-29 per gli ospiti, ma Magic al 50% al tiro) le cose per la squadra di coach Vogel peggiorano drasticamente: il primo tempo vede un pessimo 2/13 dall’arco (27% il dato finale) e le percentuali dal campo crollano al 32% (15/46). Anche se Milwaukee fa perfino peggio dall’arco, chiudendo con 4/19 e il 21%, la difesa e l’energia messa in campo dai Bucks (“Per me da 10”, dice un soddisfatto Jason Kidd) fanno la differenza, così come il talento dei singoli. Giannis Antetokounmpo chiude con 26 punti e 10/15 al tiro, 22 li aggiunge Khris Middleton e John Henson manda a referto la quinta doppia doppia (14 più 10 rimbalzi) della sua stagione. Imprecisi dalla lunga distanza ma capaci di chiudere comunque la gara con oltre il 52% al tiro, i Bucks mandano tutto il quintetto in doppia cifre e dominano a rimbalzo (46-34), in attesa di riabbracciare Jabari Parker, che dovrebbe tornare prima dell’All-Star Break, tra meno di un mese.
Brooklyn Nets-Detroit Pistons 80-114
Due sere dopo aver ceduto di un solo punto ai supplementari contro Toronto, Broolyn crolla senza opporre la minima resistenza ai Detroit Pistons, segnando solo 80 punti (minimo stagionale) e finendo sotto anche di 40 punti (104-64 con 8 minuti da giocare) davanti al proprio pubblico. Una brutta figura per i Nets, alla terza sconfitta consecutiva, una vittoria facile per i Pistons, che hanno 22 punti a testa da Tobias Harris e da Andre Drummond, che ci aggiunge anche 20 rimbalzi. “Ci hanno aggredito fin dall’inizio, ci hanno costretto a buttar via tanti palloni [20 alla fine, che portano a 23 punti per Detroit, ndr]”, ammette sconsolato a fine gara Allen Crabbe, il migliore dei suoi a quota 20. La squadra di coach Van Gundy si mantiene al pari dei Milwaukee Bucks al sesto posto della Eastern Conference mentre i Nets continuano a subire le tante assenze negli uomini chiave (Jeremy Lin e D’Angelo Russell su tutti, ma ora anche DeMarre Carroll).
Memphis Grizzlies-New Orleans Pelicans 105-102
Dopo un primo quarto da 38-29 in favore dei New Orleans Pelicans, per i Grizzlies sembrava essere l’ennesima serata grigia di questa stagione storta. Invece, almeno per un quarto, la squadra di JB Bickerstaff è riuscita a ritrovare la propria anima difensiva, tenendo gli avversari a soli 9 punti segnati in tutto il terzo quarto, il peggiore della squadra di Alvin Gentry in questa stagione. I padroni di casa sono poi riusciti a forzare una palla persa chiave a DeMarcus Cousins a 7 secondi dalla fine, grazie allo sforzo congiunto di Marc Gasol (autore dell’aiuto difensivo e del recupero) e Tyreke Evans (bravo a raccogliere il pallone e a subire fallo per chiudere la sfida). Proprio loro due sono stati i trascinatori in casa Grizzlies, con il primo autore di 21 punti e 10 rimbalzi e il secondo miglior marcatore con 28 punti, ben supportati dai 20+14 di JaMychal Green. Per New Orleans invece una sconfitta cocente, arrivata contro una delle peggiori squadre della conference pur avendo 29 punti (di cui 14 nell’ultimo quarto) e 8 rimbalzi da parte di Cousins, costretto agli straordinari dall’assenza di Anthony Davis. I Pelicans avrebbero anche avuto l’occasione di pareggiarla alla fine, ma la tripla di E’Twaun Moore (16 punti per lui, seguito da altri tre giocatori in doppia cifra) ha preso solo il primo ferro allo scadere.