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NBA, Manu Ginobili in esclusiva: "Il mio segreto? Mi piace ancora un casino fare quello che faccio"

NBA

La leggenda dei San Antonio Spurs ha parlato in esclusiva per skysport.it: "Sono molto fortunato a poter giocare ancora a quest’età, in questa squadra e in questa lega. Marco Belinelli è un amico, ci capivamo molto bene in campo. In chi mi rivedo? James Harden"

Alla fine della scorsa stagione, non era chiaro se avremmo rivisto in campo Manu Ginobili per un altro anno. La carta d'identità dopotutto segna la data di nascita al 28 luglio 1977 e per un esterno scollinare oltre quota 40 anni non è così normale. La leggenda argentina però per l'ennesima volta ha sorpreso tutti, firmando non per uno ma per addirittura due anni, e in questa stagione sta disputando un'annata al di sopra delle attese. Talmente al di sopra che il pubblico degli appassionati si sta unendo per spingere la sua candidatura all'All-Star Game, portandolo fino al quinto posto tra le guardie dell'Ovest anche grazie agli endorsement sui social di stelle del calcio come Leo Messi, Paulo Dybala e Sergio Aguero. Tutti uniti per spingere la leggenda del basket mondiale, che si è concesso in esclusiva a skysport.it.

Vent’anni fa arrivavi a Reggio Calabria: cosa è rimasto di quel Manu Ginobili adesso?

“Non tanto… [ride, ndr]. Penso che il piacere di giocare non può essere quello di 20 anni fa quando era pura energia, ma ancora adesso lo faccio con voglia e non sento la fatica di venire ad allenarmi o di giocare. Ogni tanto capita, ovvio, ma mi piace ancora un casino fare quello che faccio. Sono molto fortunato a poterlo fare a quest’età, in questa squadra e in questa lega: sono molto felice”.

Hai vinto anelli da campione NBA, titoli individuali e convocazioni all’All-Star Game, ma l’amore per il gioco non passa mai: è quello il segreto per andare avanti così a lungo?

“Mi piace fare quello che faccio, è semplice. Anche uno scrittore può pubblicare 100 libri, ma se è quello che gli piace fare, se è la sua motivazione per andare avanti, continua a farlo. Per me è lo stesso: ho giocato 1.000 gare ma quando ne comincia una nuova mi piace e mi diverte sentire la sfida, sento l’attrazione alla partita”.

Quanto c’è di improvvisazione nel tuo gioco?

“Tanto. Ho sempre sentito che era parte del mio gioco improvvisare e giocare con l’istinto. Credo di aver avuto un vantaggio in certe partite grazie a questa dote”.

Gli Spurs del 2014 sono la squadra più forte della tua carriera?

“Ho avuto la fortuna di giocare in grandissime squadre. Quella del 2014 è stata meravigliosa soprattutto per come abbiamo giocato i playoff: durante la stagione non è che siamo stati i Golden State Warriors delle 73 vittorie, ma nei playoff abbiamo giocato benissimo. Non è stata niente male neanche la Virtus Bologna del 2000: guardavo delle squadre che non volevano nemmeno giocare contro di noi. E poi è stato un piacere enorme giocare con la nazionale argentina dal 2002 al 2008: giocavamo con un’intensità e un altruismo che rendeva un piacere scendere in campo. Sono stato talmente fortunato ad aver fatto parte di grandissime squadre che non saprei sceglierne una”.

Marco Belinelli ti ha indicato fra i cinque migliori giocatori con cui ha giocato e continua a parlare benissimo di te: qual è il tuo rapporto con lui?

“Marco è un amico, per questo la sua opinione non conta… [ride, ndr]. È un bravissimo ragazzo e abbiamo giocato benissimo insieme, mi sono divertito molto perché ci capivamo molto bene in campo. Lo ringrazio: è un grande onore quando uno che ha fatto parte di così tante squadre ti indica come uno dei migliori con cui ha giocato”.

C’è un giocatore che ti ricorda Manu Ginobili oggi?

[Ci pensa su] “Sinceramente non saprei. Se guardi qualcosa di James Harden nel modo in cui gioca il pick and roll vedi delle somiglianze, ma lui ha portato questo tipo di pick and roll a un livello assurdo. Ha cominciato come giocatore di quel tipo, ma ora è uno che ha cambiato il modo in cui si difende contro quelle situazioni di gioco – per le sue doti di passaggio, la capacità di cercare il fallo e di finire davanti ai lunghi. È veramente un grande”.

[Intervista di Zeno Pisani video di Sheyla Ornelas]