Dopo 14 successi in fila lontano dalla Oracle Arena, la corsa dei campioni NBA si ferma al Toyota Center: 33 punti, 11 rimbalzi e 7 assist di Paul, uniti ai 22 con 8 assist di Harden portano ai Rockets la quinta vittoria nelle ultime sei gare
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Houston Rockets-Golden State Warriors 116-108
2-1 e palla al centro. I Rockets riportano il tiebreaker a proprio favore (“il vantaggio negli scontri diretti”, si direbbe nel calcio) e soprattutto si avvicinano alla vetta vincendo per la seconda volta in stagione contro Golden State, che interrompe così a quota 14 il numero di successi lontano dalla Oracle Arena (e a 7 quello di vittorie dei campioni NBA al Toyota Center). Era dal 22 novembre a Oklahoma City che gli Warriors non perdevano in trasferta e Houston per compiere l’impresa ha dovuto chiedere gli straordinari al miglior Chris Paul di questa regular season: per l’ex Clippers sono 33 punti, 11 rimbalzi, 7 assist e una capacità unica nel gestire l’attacco per lunghi tratti della sfida, con James Harden ancora convalescente, ma pronto a piazzare la zampata negli ultimi possessi. I padroni di casa infatti fanno gara di testa sin dalla palla a due, volando anche sul +15 nel secondo quarto, prima del solito, lento e inesorabile rientro di Golden State. A dieci minuti dal termine sono di nuovo i campioni NBA a essere in vantaggio (dopo aver inseguito per tutta la sfida), ritrovandosi paradossalmente a essere a quel punto favoriti. Negli ultimi minuti di gara però i Rockets trovano il giusto assetto con P.J. Tucker in quintetto, autore di cinque punti decisivi nel finale in una gara da 12 e sette rimbalzi, e soprattutto protagonista in difesa e in grado di cambiare su qualsiasi tipo di blocco (su Kevin Durant ovviamente, ma anche scalando sui tiratori dall’arco). Al resto pensa il Barba, che firma la tripla che sancisce il successo di Houston, stampata in faccia a uno Steph Curry appannato a 70 secondi dalla sirena. I Rockets coinvolgono volutamente la point guard degli Warriors in difesa negli ultimi possessi, costringendolo a finire in marcatura sul Barba dopo il cambio sul pick&roll Paul-Harden. Il numero 30 perde banalmente un paio di pallone, oltre a farsi stoppare proprio dal numero 13 dei texani dopo aver tentato una sciagurata conclusione dalla lunga distanza: “Due delle peggiori giocate di tutta la nostra stagione”, racconta Curry a fine partita, uscito dagli spogliatoi soltanto dopo aver rivisto in video la pessima gestione del pallone avuta nel finale.
Harden-Paul-Capela: con loro tre i Rockets non perdono mai
“Hanno meritato di vincere questa sera, ma è una sconfitta che credo davvero non incida su di noi. Non è importante vedere chi o dove si gioca, anche se per noi è più facile vincere in trasferta che in casa ultimamente. Questo stop non ridurrà la fiducia che abbiamo nei nostri mezzi, anzi”. Sarebbe stato strano sentir pronunciare parole diverse a coach Kerr, consapevole del fatto che serate del genere possono capitare ogni tanto. Quelle in cui Curry tira ben al di sotto delle sue medie post-infortunio (19 punti con 6/20 dal campo e 5/15 dall’arco), Klay Thompson che non riesce a chiudere in doppia cifra (8 punti e 3/11 al tiro) e la panchina, oltre a un ispirato Nick Young (16 punti con quattro triple), non riesce a fornire ulteriore contributo a gara in corso. Draymond Green invece mette a referto 21 punti con i quali supera quota 4.000 in carriera e il condisce con 7 rimbalzi, arrivando così a 3.000 da quando è entrato nella lega. A pesare come un macigno però sono soprattutto le 19 palle perse di squadra degli Warriors, per lunghi tratti di gara nella loro versione più deteriore, superficiale e pasticciona. Dall’altra parte invece Houston riduce al minimo la rotazione (anche a causa delle squalifiche di Gerald Green e Trevor Ariza) e si gode il suo terzetto delle meraviglie. Nelle 17 partite in cui coach D’Antoni è riuscito a schierare insieme Harden, Paul e Capela, Houston ha sempre vinto. A partire proprio dai due successi contro Golden State, il primo e l’ultimo di questo filotto, festeggiato a modo suo via Twitter anche dal GM Daryl Morey. Una vittoria voluta a tutti i costi anche da Harden, che nonostante avesse già giocato i 30 minuti previsti dalla restrizione a cui è sottoposto, ha deciso di ritornare sul parquet nel finale: "Trenta minuti, sapevo quanto fosse importante la gara e non potevo restare fuori così tanto. Qualche minuto in più non distruggerà di certo il mio corpo. Domani abbiamo un giorno libero: tirerò il fiato, farò riposare i muscoli e lunedì sarò fresco come una rosa".