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NBA, il caso Markelle Fultz: tornerà in campo in questa stagione sì o no?

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Tutti se lo chiedono, ma nessuno sembra avere una risposta. Neanche Bryan Colangelo, il general manager dei Sixers: "Non ho mai visto in vita mia un infortunio di questo tipo"

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Sono tante le domande che ronzano ormai da mesi nella testa dello staff dei Philadelphia 76ers: come sta Markelle Fultz? Quando riuscirà a recuperare dall’infortunio? Quando riacquisterà confidenza con il basket, con il suo tiro, con la squadra? Interrogativi che la squadra preferisce schivare per evitare distrazioni nella rincorsa ai playoff, nonostante la pressione mediatica attorno alla scelta numero uno dell’ultimo Draft sia lievitata non poco. Un giocatore come Fultz a questo gruppo potrebbe fare comodo, soprattutto se ritrovasse la confidenza con il tiro dimostrata al college: “Personalmente non ho mai visto una situazione del genere in tutta la mia carriera all’interno del mondo del basket”, racconta Bryan Colangelo, il primo a non sapere come spiegare una situazione che ormai si trascina da tre mesi. “Resta sempre qualche possibilità di poterlo rivedere sul parquet a breve, così come potrebbe non essere a disposizione fino a fine stagione. Non posso rispondere in maniera precisa perché siamo i primi a non sapere come andranno le cose. Speriamo di riaverlo presto, ma in caso contrario lo aspetteremo senza ansie, cercando di metterlo nella condizione migliore per dimostrare il suo valore. Il dolore alla spalla ne ha compromesso per lungo tempo la mobilità muscolare e  la coordinazione; è ancora sottoposto a limitazioni di sforzo per evitare di compromettere la sua forma fisica. È un lungo processo di riabilitazione: certo, molto più lungo di quanto avevamo pronosticato”. Tutto per non dire niente insomma, anche perché non è ancora chiara la questione se sia nato prima l’uovo o la gallina: è stato l’infortunio ad aver portato Fultz a cambiare la sua meccanica di tiro o sono state quelle modifiche ad aver danneggiato ancora di più la sua spalla? Fatto sta che a preoccupare lo staff dei Sixers non è soltanto la condizione fisica, quanto il fatto che Fultz sarà costretto a recuperare quella che nel mondo anglosassone chiamano memoria muscolare, ossia ritrovare naturalezza nell’effettuare il gesto di tiro. Non esattamente quello a cui si dovrebbe pensare un giovane talento al suo primo anno in NBA.

Le incertezze di Londra e le parole di Redick: "Non bisogna essere ossessivi"

A Londra, durante i giorni della trasferta oltreoceano dei Sixers, Fultz è spesso apparso in disparte, ai margini di un gruppo felice della ritrovata competitività. Il rookie ha scientemente evitato ogni tipo di allenamento con il pallone durante le sessioni dedicate ai giornalisti e una volta in campo nel prepartita ha palesato tutto il suo impaccio. Molto esitante al tiro, Fultz spesso puntava lo sguardo non verso il canestro al momento della conclusione, ma osservava le sue spalle e le braccia, alla ricerca di conferme in un gesto che dovrebbe essere naturale. In quell’ora scarsa trascorsa sul parquet prima della palla a due di Sixers-Celtics è stato evidente quanto fosse marcata la distanza tra la sua condizione e quella dei compagni. Da quel giorno ormai è passato un mese, ma a leggere queste parole non sono stati fatti grandi progressi. Spezzare la routine di un tiratore a poche settimane dall’esordio sul palcoscenico più importante al mondo è stata una scelta scellerata, a prescindere dal decorso che la situazione ha poi avuto a livello medico. “Capisco i tifosi che vogliono vedere i suoi progressi, ma lui sta davvero lavorando come un mulo – prova a difenderlo J.J. Redick -. Sta attraversando un percorso di riabilitazione lunghissimo e noi non dobbiamo fare altro che supportarlo e sperare che finisca presto. Non so quando potrà tornare in gruppo, non è qualcosa di cui mi occupo. Di certo però non mi metterei lì ogni giorno a valutare il suo tiro in sospensione o la sua meccanica. Tutto sta diventando un po’ troppo ossessivo”. Sarà, ma la domanda resta. Anche senza fare paragoni con tutti i giocatori che sono stati scelti dopo di lui: quando tornerà in campo?