Sette giocatori in doppia cifra con un Danilo Gallinari da 20 punti e 9 rimbalzi infliggono ai Boston Celtics il maggior numero di punti in stagione, ben 129. Ai padroni di casa non basta un Kyrie Irving da 33 per contrastare il massimo in carriera da 30 punti di DeAndre Jordan.
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Doc Rivers lo aveva detto: osservare da vicino i Boston Celtics in occasione del ritiro della maglia di Paul Pierce era stata un’esperienza illuminante. Pochi giorni dopo, i suoi L.A. Clippers hanno realizzato la sua visione andando a vincere sul campo di quella che fino a pochi giorni fa era la miglior squadra della Eastern Conference, e che ora invece deve fare i conti con la quarta sconfitta nelle ultime cinque. Kyrie Irving e soci si ritrovano ora a due partite di distanza dal primo posto occupato dai Toronto Raptors per via soprattutto di una difesa che sembra essersi persa per strada: in questa stagione i biancoverdi non avevano mai concesso più di 118 punti agli avversari, cosa successa invece nelle ultime due gare contro Cleveland (121) e ora L.A. (ben 129) — per di più entrambe in casa. Di fatto, i Clippers hanno fatto quello che hanno voluto mandando in doppia cifra ben sette giocatori e facendone fare 9 all’ottavo della rotazione, Montrezl Harrell. Il leader per gli ospiti è stato un DeAndre Jordan in serata di grazia: se i 13 rimbalzi sono ormai di prassi, i 30 punti realizzati rappresentano il suo massimo in carriera, segnando la bellezza di otto schiacciate all’interno del suo 11/14 dal campo ma soprattutto mandando a segno 8 dei 9 tiri liberi tentati, molti dei quali arrivati nel quarto periodo in un disperato tentativo di “Hack-a-DeAndre” da parte di coach Brad Stevens. A imbeccare ed accompagnare Jordan sono stati i vari Lou Williams (19 punti e 6 assist), Tobias Harris (21 e 8 rimbalzi), i 30 punti equamente divisi tra Milos Teodosic, Austin Rivers e Avery Bradley (applauditissimo dal suo ex pubblico) e anche un Danilo Gallinari vicino alla doppia doppia con 20 punti e 9 rimbalzi, impreciso al tiro (4/11 dal campo) ma chirurgico dalla lunetta (10/10) caricando di falli la difesa dei Celtics, che ne ha commessi ben 31 nel tentativo di frenare gli avversari.
Irving dice 33, ma la difesa di Boston sparisce nel finale
Boston ha pagato l’ennesima partenza lenta della sua stagione, scivolando per due volte sul -14 nel corso del primo tempo per via della ormai cronica incapacità di fare canestro (9/27 nel primo quarto, addirittura 6/20 con i piedi dentro l’arco), spesso accontentandosi di prendersi brutti tiri piuttosto che affidarsi alla circolazione di palla. L’ingresso dalla panchina di Terry Rozier (13 punti e 7 assist) e il solito Kyrie Irving hanno permesso ai padroni di casa di rimettersi in partita chiudendo i primi 24 minuti con uno svantaggio di soli 4 punti, un risultato che sembrava una grande vittoria per come era andato il primo tempo. Nel terzo quarto poi è stato il leader dei biancoverdi a prendersi il proscenio, entrando nell’ultimo quarto con 29 punti a referto e chiudendo poi con 33 e 8 assist. Nell’ultima frazione però Boston non è riuscita a proteggere il vantaggio di 4 punti ottenuto sul 99-95, sparendo davanti alle giocate di Williams, Jordan e Harris che hanno confezionato un immediato parziale di 10-0 per prendere il controllo della gara e infine vincere la quinta partita sulle sette disputate da quando è stato scambiato Blake Griffin — un ruolino che non in molti si sarebbero potuti aspettare.
Cambiamenti in arrivo nella rotazione dei Celtics
Inattesa anche la frenata dei Celtics, che da quando sono tornati da Londra sembrano aver perso lo smalto mostrato a inizio anno — o forse più semplicemente le altre squadra hanno imparato a prendere loro le misure, giocando sui loro limiti e sfruttando l’assenza di Marcus Smart che, usando le stesse parole di coach Stevens, ha messo la sua squadra “in una brutta situazione”. L’allenatore dei biancoverdi ha anche annunciato che la pausa dell’All-Star Game servirà per rimettere mano alla rotazione: “Se non cambieremo qualcosa sarà un finale di stagione molto duro, perciò dovremo fare degli aggiustamenti. Guarderemo a ogni cosa, cercando di tirare fuori il meglio dai nostri titolari e dalle nostre riserve” ha dichiarato un coach Stevens visibilmente scroaggiato. “Non siamo forti tanto quanto la striscia di 16 vittorie che abbiamo avuto suggerirebbe. Non abbiamo scuse, le scuse sono contagiose: tutti i nostri avversari hanno disputato tante partite, perciò dobbiamo solo andare in campo e giocare”. In effetti il periodo di stacco servirà a tutti per schiarirsi le idee e ritrovare le energie in vista dello sprint finale della stagione. “Io sto già pensando a quello che succederà dopo, a come risponderemo, a cosa faremo e a dove saremo mentalmente” ha detto Irving dopo la gara, assumendosi anche le colpe del momento no dei suoi. “Il successo che abbiamo avuto inizialmente non si accoppia con alcune delle abitudini che abbiamo sviluppato, anche se giochiamo estremamente duro. Bisogna ritrovare la voglia di vincere. Io so di voler arrivare a quel maledetto titolo”.