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NBA, Popovich: "LeBron è un supereroe come Black Panther". Lui ringrazia ma si infuria con gli arbitri

NBA

Prima e dopo la gara dei suoi Cavs contro San Antonio, LeBron James incassa le parole di ammirazione di coach Popovich ma poi ne riserva altre di fuoco verso gli arbitri, rei di non fischiargli nessun fallo. "Oggi c'è molta più attenzione a proteggere i tiratori..."

Quella contro i San Antonio Spurs è sempre una partita speciale per LeBron James, che non ha mai nascosto la sua ammirazione per un’organizzazione capace di eccellere per un intero ventennio e per l’allenatore che ha tradotto in campo i concetti vincenti della franchigia, Gregg Popovich. Ancora prima del via dell’ultima sfida tra Cavs e Spurs, il coach dei nero-argento è tornato sul suo rapporto con la superstar degli avversari, indirizzandogli per l’ennesima volta una gran dose di complimenti: “Pensate a quant’era giovane quando ha iniziato a farsi conoscere e a vivere una vita pubblica. Mai un passo falso, mai una scivolone: è sempre stato un esempio brillante per milioni di bambini, soprattutto quelli con meno opportunità, che in lui hanno sempre riconosciuto un eccellente professionista che non hai mai avuto paura a far sentire la sua voce e manifestare la sua opinione, su temi diversi”. Attirandosi – come successo recentemente con i commenti della giornalista di Fox News Laura Ingraham – anche critiche piuttosto aspre (con le parole “Zitto e palleggia” che facevano eco a un analogo “Zitto e allena” rivolto dalla stessa Ingraham proprio a coach Popovich): “Certo, il primo emendamento garantisce liberta di espressione a tutti, che siano allenatori, idraulici, astrofisici o reporter di basso profilo – la stoccata di Popovich – ma ho trovato quelle parole estremamente arroganti, soprattutto verso un uomo che ha donato decine di milioni di dollari in beneficenza e che costantemente ispira decine di milioni di ragazzini in tutto il mondo”. E sull’onda dell’entusiasmo l’allenatore degli Spurs si è lasciato andare a un simpatico paragone con l’eroe dei fumetti Black Panther, di grande attualità in questi giorni per l’uscita nelle sale del film che ne racconta la storia: “Sì, LeBron è come Black Panther, una sorta di supereroe per tantissimi ragazzini, un personaggio davvero speciale di cui dovremmo tutti essere orgogliosi”. Arrivando perfino a dire che “l’impatto di un LeBron James può addirittura essere maggiore fuori dal campo che in campo”, Popovich intende omaggiare l’uomo prima ancora del giocatore, cui però non manca di dedicare parole di grandissima ammirazione: "Siamo fortunati a poter vedere in campo LeBron sera dopo sera. Il mio unico problema è non restare imbambolato in ammirazione come mi capitava all’inizio della mia carriera quando affrontavo i Chicago Bulls. Mi incantavo a guardare Michael Jordan e Larry Brown doveva tirarmi delle gomitate per chiedermi di cercare di far qualcosa per fermarlo, invece di limitarmi ad ammirarlo. Con LeBron è lo stesso, perché sa fare così tante cose. L’aspetto fisico-atletico è mostruoso ma non la cosa che mi colpisce di più: a impressionarmi è la sua innata comprensione del gioco, la consapevolezza di tutto quello che succede in campo attorno a lui e la capacità di sapere esattamente quello serve alla sua squadra in un determinato momento. È questo a renderlo speciale”.

“Tutelano i tiratori ma a me non fischiano mai fallo”

Parole che ovviamente hanno fatto grande piacere al n°23 dei Cavs, che ha prontamente ricambiato: “Pop è sicuramente una delle persone migliori che mi è capitato di conoscere in vita mia” prima di tornare sulla necessità di assumere un ruolo pubblico, a cui non intende sottrarsi. “Cerco di fare la mia parte, come atleta e come modello di comportamento, per instillare nei ragazzini la convinzione di poter diventare qualsiasi cosa vogliano diventare. Finché avrò una piattaforma da cui far sentire la mia voce continuerò a farlo per cercare di ispirare questi ragazzini, perché essendo stato uno di loro so esattamente quello che stanno passando”. Una voce che ha fatto sentire – in un clima però completamente diverso – anche al termine della gara persa dai suoi Cavaliers contro gli Spurs, quando si è lamentato in maniera veemente dei fischi (non ricevuti) durante la partita: “Non c’è una spiegazione al fatto che io vada in lunetta solo 4 volte in una gara in cui penetro a canestro cento volte, e ricevo colpi, contatti, spinte e altro ancora. Oggi siamo arrivati a un punto in cui gli arbitri tutelano molto di più i tiratori rispetto a chi, come me, va in area a prendersi i contatti” (LeBron segna 14.1 punti di media nell’area pitturata). Sono state 12 le penetrazioni dirette al ferro di James nella gara contro San Antonio, e nessuna ha portato direttamente a un fallo fischiato in suo favore. Falli che, in questa stagione, gli vengono fischiati a un minimo storico (6 liberi tentati a sera, il dato più basso se si eccettua la sua stagione da rookie, quando ne tirava in media 5.8), in calo anche rispetto al dato dello scorso anno (7.2). La terna arbitrale ha fischiato a favore dei Cavs esattamente la metà (12 contro 24) dei falli fischiati per gli Spurs, che nel secondo tempo si sono visti punire dai fischietti solamente tre volte. Una disparità che Tristan Thompson ha definito “pazzesca”, prima di prendere le difese del suo più famoso compagno: “Penso subisca più falli di qualsiasi altro giocatore nella lega, ma visto che è grande e grosso gli avversari se ne approfittano e gli arbitri spesso non pensano sia un fallo un contatto che subito da un altro giocatore verrebbe immediatamente sanzionato”. Lo aveva detto in passato, con altre parole, anche coach Tyronn Lue, scomodando un gigante del passato: “Succedeva lo stesso con O’Neal: LeBron è lo Shaq delle guardie/ali”. Ma James ora sembra aver perso la pazienza…