La stella dei Miami Heat ha battuto da solo i Philadelphia 76ers 15-14 negli ultimi 5 minuti di gara, suggellando il suo massimo stagionale da 27 punti con il tiro del definitivo sorpasso a 5.9 secondi dalla fine. Ai Sixers, che hanno sbagliato il tiro della vittoria con J.J. Redick, non bastano cinque giocatori in doppia cifra tra cui i 13 di Marco Belinelli.
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Miami Heat-Philadelphia 76ers 102-101
A quanto pare c’è ancora tempo per appendere le scarpette al chiodo, anche quelle con una dedica speciale. Dwyane Wade ha regalato ai suoi tifosi di Miami una prestazione vintage, non solo per i 27 punti segnati contro i Philadelphia 76ers che rappresentano il suo massimo stagionale, ma per i 15 che sono arrivati negli ultimi cinque minuti di partita, tra cui il canestro del definitivo sorpasso a 5.9 secondi dalla fine. Wade ha di fatto battuto da solo i Sixers, che nello stesso lasso di tempo hanno segnato solamente 14 punti, vedendosi rimontare un vantaggio in doppia cifra nell’ultimo quarto e uno di 3 lunghezze negli ultimi 37 secondi, dopo che il miglior marcatore di squadra Joel Embiid (23 punti e 8 rimbalzi) era andato a segno con un difficile sottomano costringendo gli Heat al timeout. Da lì in poi però Wade ha definitivamente preso in mano la gara, correndo anche dei discreti rischi: prima ha lucrato tre tiri liberi facendo saltare e subendo fallo da Dario Saric, pareggiando la sfida dalla lunetta; poi ha fatto intenzionalmente fallo su Ben Simmons, che ai liberi ha segnato solo uno dei due tiri a disposizione; quindi si è preso la responsabilità dell’ultimo possesso, segnando il tiro in sospensione con i piedi appena dentro l’arco sopra le braccia protese del rookie australiano dopo un cambio difensivo. Nonostante tutto ciò, però, a Philadelphia rimane il rammarico di un’occasione sprecata, perché sull’ultimo possesso hanno costruito il miglior tiro possibile mettendo nelle mani dello specialista J.J. Redick una tripla dalla punta completamente smarcata. La sua conclusione però si è infranta sul ferro, dando agli Heat un successo fondamentale per rimanere in scia dei Sixers (distanti ora solo una partita al settimo posto) e soprattutto per staccarsi dai Detroit Pistons, che affronteranno sabato sera con un vantaggio attualmente di tre partite e mezzo. Praticamene una palla-gol per eliminarli dalla corsa ai playoff.
La gara di Belinelli e gli infortuni degli Heat
Per Marco Belinelli una prestazione solida in uscita dalla panchina: 13 punti e 2 assist con 4/8 al tiro e 2/4 da tre in 26 minuti, uno dei cinque giocatori in doppia cifra dei Sixers che, oltre a Embiid, hanno avuto anche 21 punti da Dario Saric, 15 da J.J. Redick e 11+6+6 da Ben Simmons, perdendo però la bellezza di 23 palloni e pagando alla fine le magie di Wade nel finale. Il numero 3 di Miami non è stato però l’unico a ben figurare tra i padroni di casa: Goran Dragic ha chiuso con 21 punti, 6 rimbalzi e 5 assist, Hassan Whiteside ha pattugliato l’area chiudendo in doppia doppia da 15+11 (36 pari il conto dei punti nel pitturato, dopo il 60-29 della gara precedente tra le due squadre), e anche Tyler Johnson ha chiuso a quota 16, pur dovendo uscire insieme a Wayne Ellington nel corso della gara per una contusione al quadricipite. Al loro posto è stato richiamato in fretta e furia Rodney McGruder, che dopo 60 partite di assenza ha fatto il suo debutto stagionale firmando 3 punti in 9 minuti sul parquet, dando quindi un’altra opzione a coach Spoelstra che ha ritrovato anche Kelly Olynyk, il quale aveva saltato le ultime sei gare. Per Miami si tratta della 24esima vittoria nelle ultime 26 arrivata con meno di 10 punti di scarto, a testimoniare l’anima battagliera di una squadra che non parte mai battuta. La curiosità è che sono riusciti a farlo davanti solamente a due arbitri, visto che Rodney Mott ha dovuto abbandonare la sfida a metà gara preso delle vertigini, lasciando i colleghi Bill Spooner e Lauren Holtkamp a chiudere la sfida.
Il ruolo di Wade negli Heat e la dedica per il tifoso
Nel corso della stagione gli Heat, complice l’assenza di Dion Waiters, avevano mostrato la mancanza di un “closer”, di un giocatore capace di farsi carico delle responsabilità e di spingere i compagni nei finali di gara. Un ruolo fatto dal sarto per Wade, che non può più essere il portento della gioventù su 48 minuti e su 82 partite, ma possiede carisma e talento per decidere una partita di regular season. Quello di stanotte è stato il primo canestro della vittoria dal 2012, epoca in cui giocava ancora con LeBron James e Chris Bosh negli Heat dei Big Three, ma pur essendo passato del tempo nessuno si è scordato di cosa è capace. “È sicuramente bellissimo essere tornato in questo ambiente ed essere di nuovo nelle condizioni di decidere una partita” ha detto il protagonista di serata, che sulle scarpe portava il nome di ieri Joaquin Oliver, una delle giovani vittime della sparatoria a Parkland che è stato sepolto con la sua canotta numero 3. “C’è qualcosa di magico quando Dwyane Wade indossa la maglia dei Miami Heat e gioca davanti a questi tifosi” ha commentato il suo allenatore Erik Spoelstra, solo il primo di una lunga serie di protagonisti che si è prodigata di complimenti nei confronti di Wade. “Mi ha fatto ricordare di quando ero giovane” ha detto McGruder, supportato anche da Kelly Olynyk (“Abbiamo sostanzialmente assistito alla storia”) e da Dragic (“È tornato, e stasera non si poteva fermare”). Anche i Sixers, però, non hanno potuto fare altro che applaudire una leggenda: “È ancora in grado di portare a casa una partita” il commento di Joel Embiid, mentre coach Brett Brown ha riassunto la prestazione di Wade dicendo “Questo è ciò che fa, questo è ciò che lui è, questo è ciò che è sempre stato”.