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NBA, risultati della notte: Denver piega i Cavs, Miami chiude la corsa playoff, Lonzo Ball show a San Antonio

NBA

Grazie ai 32 punti di Gary Harris i Nuggets infliggono ai Cavaliers la quarta sconfitta nelle ultime cinque in casa, nonostante la 13^ tripla doppia di LeBron James. Il successo di Miami contro Detroit chiude la corsa ai playoff a Est, mentre San Antonio crolla nel finale contro i Lakers guidati da un super Lonzo Ball. Vincono anche Portland e Utah contro Oklahoma City e Sacramento, nella "corsa a perdere" Memphis mantiene il peggior record della lega venendo sconfitta a Orlando.

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Cleveland Cavaliers-Denver Nuggets 117-126

IL TABELLINO

Non siamo ancora ai livelli critici raggiunti a gennaio, ma a Cleveland le cose sembrano tornate quelle del recente passato – specialmente a livello difensivo. La quarta sconfitta nelle ultime cinque partite disputate in casa dai vice-campioni in carica ha evidenziato i limiti e la poca familiarità del nuovo gruppo dei Cavs, subendo una sconfitta contro una squadra alla seconda sera di un back-to-back arrivando da Memphis. I Denver Nuggets hanno avuto la meglio grazie soprattutto alla prolificità offensiva e al tiro da tre punti: la squadra di Mike Malone ha chiuso con 126 punti a referto con un’efficienza stratosferica di 131.8 su 100 possessi (per fare un paragone: l’attacco dei Golden State Warriors, su base stagionale, si ferma a 114) con ben 19 triple a segno su 35 tentativi. Tre di queste sono arrivate negli ultimi tre minuti di gioco e sono state fondamentali per fermare la rimonta dei Cavs, partiti dal -15 per arrivare a -1 a 2:40 dalla fine cavalcando ben sette giocatori in doppia cifra guidati dal solito LeBron James (25 punti, 10 rimbalzi e 15 assist per la 13^ tripla doppia stagionale, record personale eguagliato) e un redivivo J.R. Smith, che dopo la sospensione di una gara per aver tirato una ciotola di zuppa all’assistente allenatore Damon Jones ha chiuso il primo tempo a quota zero punti, segnandone però 19 nella ripresa. Non abbastanza per fermare i Nuggets, trascinati dal trio di guardie Gary Harris-Will Barton-Jamal Murray: il primo è stato il miglior realizzatore della notte NBA con 32 punti e 6/10 da tre, due delle quali cruciali negli ultimi minuti per spegnere i padroni di casa; Barton ne ha aggiunti 23 con 8 rimbalzi e 7 assist; il canadese 16 in 31 minuti con 3/4 da tre punti. Un successo importantissimo in ottica corsa playoff, specialmente ( per una squadra che a marzo giocherà 11 partite su 15 in trasferta: “Venire qui in back-to-back e battere questa squadra che ha cercato in tutti i modi di batterci è stato molto importante. Non potrei essere più orgoglioso dei nostri ragazzi” il commento di coach Mike Malone, che dal 2005 al 2010 è stato assistente di Mike Brown a Cleveland.

Miami Heat-Detroit Pistons 105-96

IL TABELLINO

Se nella Western Conference la corsa ai playoff impazza, a Est potrebbe essersi chiusa stanotte: il successo dei Miami Heat ai danni dei Detroit Pistons mette infatti ben quattro partite di distanza tra l'ottavo e il nono posto, e non sembra che gli uomini di Stan Van Gundy - sconfitti in 8 delle ultime 10 gare - abbiano le forze per poter rimontare un distacco del genere. “Due squadre disperate disposte a dare tutto: questo è ciò che rappresenta la nostra lega… Questa vittoria è di importanza capitale” il commento a caldo di coach Erik Spoelstra, che ha potuto godere del solito contributo diffuso (sei giocatori in doppia cifra sui nove scesi in campo, più 47 secondi d’onore a Udonis Haslem) pescando il jolly dalla panchina con Kelly Olynyk, miglior marcatore della gara a quota 17 insieme a Josh Richardson. Sono stati solamente tre invece quelli dei Pistons, che hanno avuto la solita doppia doppia da 22+18 di Andre Drummond e soprattutto 31 con 6 assist da Blake Griffin, dominante nei suoi minuti in campo (+7 di plus-minus) ma con i compagni incapaci di fare nulla senza di lui (-16 con l’ex Clippers in panchina). “Abbiamo fatto giocare Blake fino all’esaurimento” il commento di coach Van Gundy, con i suoi che erano alla quinta gara in sette giorni. “Abbiamo fatto una fatica enorme senza di lui”. Le speranze dei Pistons sono ora ridotte al lumicino: sei delle prossime sette gare sono contro squadre da playoff, ma se riusciranno in qualche modo a uscire indenni da questo periodo difficilissimo li attendono 9 partite delle ultime 13 contro squadre sotto il 50% di vittorie. È l’ultimissima chiamata per non perdere il treno della post-season.

San Antonio Spurs-Los Angeles Lakers 112-116

IL TABELLINO

Per capire quanto è strana la stagione dei San Antonio Spurs, considerate questa statistica: negli ultimi 10 anni, tutte le 211 volte che gli uomini di Gregg Popovich avevano costruito un vantaggio di 15 punti nel secondo tempo non avevano mai chiuso la gara con una sconfitta. Ora è successo due volte solamente nell’ultima settimana, la prima per mano dei New Orleans Pelicans e stanotte contro i caldissimi Los Angeles Lakers. È anche la seconda volta in fila che i nero-argento (privi di Kawhi Leonard e LaMarcus Aldridge, va ricordato) vengono sorpassati negli ultimi due minuti di una gara condotta sin dall’inizio senza mai andare sotto nel punteggio, e il volto del successo dei Lakers è quello di un Lonzo Ball da 18 punti, 7 rimbalzi e 11 assist. Il playmaker dei gialloviola ha chiuso con il suo massimo in carriera di sei triple, tre delle quali arrivate negli ultimi tre minuti per accorciare, sorpassare e infine spezzare la parità contro i padroni di casa, propiziando la quarta vittoria consecutiva lontano da casa dei suoi. Era dal 2008-09 che i Lakers non chiudevano senza sconfitte una trasferta di quattro partite, un risultato raggiunto grazie a sei giocatori in doppia cifra guidati dai 25 di Julius Randle e i 21 dalla panchina di Isaiah Thomas, mentre agli Spurs non sono bastati i 19+10+8 dell’ex Pau Gasol e i 15 di Rudy Gay dalla panchina. “Si dice spesso che ‘quando piove poi grandina’, e in questo momento sta grandinando un sacco sulle nostre teste” ha commentato Gasol dopo la gara. “Ma non abbiamo scuse: dobbiamo trovare un modo di farcela”. E anche in fretta, aggiungeremmo noi: questa sconfitta ha fatto perdere loro tre posizioni in classifica scalando al sesto posto nella Western Conference, e dopo la morbida gara casalinga con Memphis li attente un terribile trittico in trasferta contro Golden State, Oklahoma City e Houston in cinque giorni.

Portland Trail Blazers-Oklahoma City Thunder 108-100

IL TABELLINO

Portland rimane la bestia nera di Oklahoma City, sconfitta nelle ultime cinque sfide (o addirittura 8 se si contano soltanto quelle disputate al Moda Center): l’ultima vittoria dei Blazers – la sesta in fila per la squadra di coach Terry Stotts – arriva grazie ai 28 punti di C.J. McCollum e ai 20 di Damian Lillard che mandando a segno una delle sue due triple di serata stabilisce il record di franchigia con 45 gare consecutive con almeno un canestro da tre realizzato. Senza Maurice Harkless per un guaio fisico e con Evan Turner in quintetto al suo posto, i Blazers controllano la gara per gran parte dei 48 minuti, sopra di 9 nel secondo quarto, poi avanti all’intervallo 53-50 e quindi sopra anche in doppia cifra all’inizio dell’ultimo periodo. Guidati dai 30 punti e 11 rimbalzi di Russell Westbrook e dai 21 di Paul George (con Carmelo Anthony invece tenuto a riposo e Corey Brewer al debutto in maglia OKC), i Thunder riescono a restare aggrappati fino ai minuti finali ma finiscono per subire la prima sconfitta nelle ultime quattro gare: Portland è ora terza a Ovest con 37 vittorie e 26 sconfitte, Oklahoma City settima con solo due sconfitte in più ma lo stesso numero di vittorie. 

Sacramento Kings-Utah Jazz 91-98

IL TABELLINO

Utah non perde a Sacramento dall’8 dicembre 2015 e la coppia Donovan Mitchell-Rudy Gobert fa in modo che la striscia vincente non si interrompa: sono 27 i punti della guardia di coach Snyder (8 dei quali arrivano nel quarto quarto) mentre il centro francese colleziona la sua ennesima doppia-doppia a quota 16 punti e 12 rimbalzi, guidando i Jazz al quinto successo consecutivo nella capitale della California. Un successo che i Kings hanno provato a mettere in discussione rimontando da -18 fino a -6 con 50 secondi sul cronometro ma un tiro libero di Ricky Rubio (autore di 10 punti, 8 rimbalzi e 6 assist) e un ultimo canestro di Mitchell hanno chiuso il conto a favore degli ospiti. Per Sacramento il migliore è De’Aaron Fox con 17 punti con 7/14 al tiro, 15 li aggiunge Bogdan Bogdanovic mentre Skal Labissiere firma una doppia doppia da 12+12 rimbalzi, che non impedisce il quarto ko dei Kings nelle cinque gare disputate dopo l’All-Star break. 

Orlando Magic-Memphis Grizzlies 107-100

IL TABELLINO

Se nella notte NBA ci sono state sei partite che contavano qualcosa in termini di posizionamento ai playoff, c’è n’è stata una che invece contava solamente per il tanking – ma contava tantissimo. Con una sconfitta, infatti, gli Orlando Magic avrebbero raggiunto i Memphis Grizzlies con il peggior record della lega (e quindi le maggiori chance per il Draft), ma forse proprio per questo gli ospiti hanno fatto di tutto per evitarlo – ad esempio tenendo a riposo Marc Gasol nella seconda gara di un back-to-back. I Grizzlies hanno addirittura scongelato Chandler Parsons per 13 minuti dalla panchina, facendogli assaggiare il campo solamente per la seconda volta in tutto il 2018, dopo i 12 minuti di San Valentino contro Oklahoma City. Gli ospiti sono stati così guidati dai 20 punti di Ben McLemore e dai 19+11 di Jarell Martin, e pur in una gara in cui ci sono stati sei sorpassi negli ultimi tre minuti, alla fine sono riusciti a perdere la tredicesima partita consecutiva complice una tripla di Evan Fournier a 22.5 secondi dalla fine (miglior realizzatore dei suoi con 19 punti insieme a Nikola Vucevic) e una stoppata cruciale del rookie Jonathan Isaac, la terza della sua partita chiusa con zero punti ma con buonissimo impatto difensivo. Proprio il giovane è la principale speranza per il futuro dei Magic: con lui in campo in questa stagione hanno avuto un record di 10-7, mentre quando non c’è stato per le complicazioni di un infortunio alla caviglia hanno vinto solo 10 delle 46 partite disputate. “Non mi sento a mio agio in attacco, sto ancora imparando le spaziature e tutto il resto, ma in difesa sono nel mio” ha commentato a fine gara.