I Rockets passano sul campo di Milwaukee e diventano la squadra con la più lunga striscia stagionale di successi. Spavento in casa Pelicans per la caviglia di Anthony Davis, ma decima vittoria in fila. LeBron James segna gli ultimi 9 punti dei Cavs a Denver, Brook Lopez decide con due liberi la sfida tra Lakers e Magic
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Milwaukee Bucks-Houston Rockets 99-110
In back-to-back sul parquet di Milwaukee dopo una non facile vittoria a Oklahoma City, Houston nel primo quarto perde 7 palloni (saranno 16 a fine gara, per 19 punti dei Bucks) ma riesce a chiudere comunque sopra di 2 il primo quarto e allungare nel secondo, andando all’intervallo sul 58-46. La reazione dei padroni di casa arriva nel terzo quarto, con un parziale di 11-0 che li riporta fino al -4, ma come dice James Harden nel postpartita, “troviamo sempre un modo di vincere” – e la striscia di successi, arrivata ora a quota 17 – lo testimonia. A Milwaukee la vittoria arriva rispondendo al break dei Bucks con un controparziale da 14-7 per chiudere il terzo periodo e amministrando poi un vantaggio quasi sempre in doppia cifra nell’ultima frazione, anche se la squadra del Wisconsin si rifà sotto a -5 nel finale prima di venir definitivamente affossata da un canestro di Chris Paul. Per l’ex point guard dei Clippers ci sono 16 punti e 11 assist, ne mette 26 James Harden ma a pesare forse di più sono i 18 di Eric Gordon dalla panchina, comprese anche due triple decisive nel terzo quarto. Con il 17° successo consecutivo ora Houston detiene il record per la striscia di vittorie più lunghe della stagione, strappandolo a Boston: i texani non perdono infatti dal 26 gennaio (sconfitta a New Orleans) e continuano a imporre il loro gioco a suon di triple (14/40 contro Milwaukee). Ai padroni di casa non sono bastati i 30 punti di Giannis Antetokounmpo, i 18 di Khris Middleton e il massimo in carriera della matricola Sterling Brown, che chiude a quota 15. Milwaukee ha perso 6 delle ultime 7 gare disputate, momentaccio che spinge i Bucks all’ultimo posto utile per i playoff (con lo stesso record dei Miami Heat): Detroit – a sua volta in crisi nera – non dovrebbe preoccupare, ma lo stato di salute di Antetokounmpo e soci sicuramente sì.
Denver Nuggets-Cleveland Cavaliers 108-113
Ci sono quelle serate in cui LeBron James decide che la sua squadra non può e non deve perdere e il risultato viene dettato di conseguenza. Contro Denver – dopo la sconfitta subita in casa solo sabato scorso – è una di quelle serate e il n°23 di Cleveland segna 39 punti, distribuisce 10 assist, cattura 8 rimbalzi e soprattutto segna gli ultimi 9 punti dei suoi con una serie di tiri dal grado di difficoltà sempre più alto, ma tutti invariabilmente mandati a segno. I Cavs controllano la gara per gran parte dei 48 minuti, ma Denver riesce a mettere la testa avanti a 8:35 dalla fine della gara e da lì in poi la sfida continua sul filo della parità: i padroni di casa hanno un Nikola Jokic scatenato dopo aver guardato dalla panchina (esclusione punitiva) l’ultimo quarto della sconfitta contro Dallas. Per il serbo ci sono 36 punti e 13 rimbalzi alla fine, ma le 21 palle perse dei Nuggets pesano in maniera considerevole sul risultato finale. Cleveland trova ancora una volta in Rodney Hood (15 punti) e Larry Nance Jr. (13 punti e altrettanti rimbalzi) i due giocatori più pronti a supportare lo sforzo di “King” James, iniziando con il piede giusto una trasferta di sei gare che può definire la posizione ai playoff dei campioni in carica della Eastern Conference. Con la seconda sconfitta in fila, Denver cede ai Clippers momentaneamente l’ottavo e ultimo posto nella griglia playoff a Ovest.
Sacramento Kings-New Orleans Pelicans 101-114
La decima vittoria consecutiva dei New Orleans Pelicans ha un sapore amaro: il giocatore più importante, Anthony Davis, è dovuto uscire dal campo nel corso del terzo quarto dopo essere ricaduto male sulla caviglia sinistra, procurandosi una distorsione che – pur escludendo fratture dopo la prima radiografia – va trattata con molta cautela. Se ne saprà di più domani dopo la risonanza, ma intanto coach Alvin Gentry può godersi la vittoria che pareggia la striscia di successi più lunga della storia della franchigia. Pur concedendo un rientro a -9 dopo aver guidato anche di 23 lunghezze, i Pelicans hanno controllato i Kings grazie ai contributi di Jrue Holiday e Nikola Mirotic, autori rispettivamente di 23 punti con 8 assist e di una doppia doppia da 26+10. Ai Kings non bastano invece i 20 dell’ex Buddy Hield e i 19 di Zach Randolph per evitare la sesta sconfitta nelle ultime otto, perdendo anche De’Aaron Fox nel primo quarto per un problema alla schiena, andando a fare compagnia a Willie Cauley Stein già fuori da tre gare per un infortunio simile.
Los Angeles Lakers-Orlando Magic
Anche in una partita senza niente in palio possono succedere cose mai viste prima. Il finale di gara tra Lakers e Magic, infatti, è destinato a fare scuola: con 0.6 secondi da giocare e rimessa in favore di Orlando per provare a vincere la gara, il tavolo segnapunti dei padroni di casa ha fatto partire il cronometro mentre il pallone era ancora in aria, togliendo la possibilità agli ospiti di vincere la partita. Invece di ripetere la rimessa, però, gli arbitri hanno applicato alla lettera il regolamento, che in caso di “malfunzionamento del cronometro” impone di ricominciare con una palla a due in mezzo al campo – di fatto azzerando ogni possibilità di sorpasso con così poco tempo da giocare. “Il buonsenso mi direbbe in quella situazione di ripetere il possesso, ma loro hanno deciso altrimenti” il commento amaro di coach Frank Vogel, che aveva visto i suoi rimontare 9 punti di svantaggio in 90 secondi, con il canestro del 107-106 firmato da Aaron Gordon (il migliore dei suoi a quota 28 punti) a 5 secondi dalla fine. Nel successi possesso i Lakers si sono affidati a Brook Lopez, abile a procurarsi e poi a segnare due tiri liberi per il contro-sorpasso, chiudendo a quota 27 (e 0 rimbalzi, prima volta che succede per un giocatore sopra i 213 centimetri) prima del controverso finale di gara. Con questo successo i gialloviola hanno vinto sei delle ultime sette, nonché 9 delle 14 successive a una pessima sconfitta a Orlando proprio contro i Magic. La squadra di Frank Vogel, invece, ne ha perse nove delle ultime undici – anche se stavolta hanno davvero poco da rimproverarsi, visto il 10-0 di parziale con cui avevano rimesso in piedi la gara.
Indiana Pacers-Utah Jazz 84-104
L’ultima volte che i Jazz hanno incontrato i Pacers, il 15 gennaio scorso, Utah era titolare di un record ampiamente perdente, 17-26. Da allora la squadra allenata da coach Snyder ha infilato 18 vittorie sulle 22 gare disputate, l’ultima quella davvero convincente sul parquet di Indiana, violato senza troppi problemi, con 20 punti di scarto. Merito di una gara in doppia doppia di Rudy Gobert (23 e 14 rimbalzi) ma anche di Joe Ingles (la prima della sua carriera, con 13 punti e 10 assist): ci sono stati poi 20 punti del rookie Donovan Mitchell, 18 di Ricky Rubio e 16 di Jae Crowder dalla panchina. L’attacco dei Jazz a Indianapolis è in gran serata, come testimoniato dal 51% collezionato al tiro e dai 30 assist mandati a referto (contro i soli 12, una miseria, dei Pacers). Ora Utah vede i playoff come una concreta possibilità, in una lotta a tre per l’ottavo posto che vede coinvolti anche Clippers e Nuggets. Indiana invece ai playoff è sicura di andarci ma deve ovviamente evitare prestazioni casalinghe da 38% al tiro come quella contro i Jazz: unica nota lieta i 24 punti di Myles Turner, ce ne sono 13 a testa da Victor Oladipo e da Bojan Bogdanovic, alla sua 14^ gara consecutiva in doppia cifra. È la prima sconfitta dei Pacers dopo tre successi consecutivi.
Chicago Bulls-Memphis Grizzlies 119-110
I Chicago Bulls hanno quello che i Memphis Grizzlies non hanno ma che vorrebbero avere: talento giovane. Il trio del futuro dei Bulls formato da Lauri Markkanen, Zach LaVine e Kris Dunn sono tutti finiti sopra quota 21 punti, tenendo a bada la rimonta dei Grizzlies messa in piedi da uno scatenato Dillon Brooks. Il rookie dei Grizzlies, una delle poche note liete di questa stagione, ha segnato 20 dei suoi 29 punti nell’ultimo quarto riuscendo nell’impresa di riportare a contatto una squadra che nel corso del terzo quarto aveva toccato anche il -21, nonostante i 17 punti di Ben McLemore e di Marc Gasol. Proprio il centro catalano è stato tenuto in panchina per tutto l’ultimo quarto, visto che coach Bickerstaff gli ha preferito il giovane Deyonta Davis che stava trovando un buon ritmo nel quintetto in rimonta. Sarà, ma dopo la sconfitta – la quindicesima in fila, la più lunga di questa stagione in tutta la NBA – la stella dei Grizzlies ha lasciato lo spogliatoio fischiettando con le cuffie addosso senza parlare con la stampa. Diciamo che gli umori non sono dei migliori.