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NBA: Westbrook trascina ancora una volta OKC, Spurs ko e in caduta libera

NBA

La 19esima tripla doppia stagionale di Westbrook (21-12-10) regala ai Thunder un successo decisivo che permette a OKC di scavalcare San Antonio in classifica. Per i texani è l’ottava sconfitta nelle ultime dieci gare: i playoff adesso sono davvero a rischio

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Oklahoma City Thunder-San Antonio Spurs 104-94

IL TABELLINO

È difficile da credere e da dire, di certo abbiamo perso l’abitudine visti i risultati degli ultimi 20 anni. Ma i San Antonio Spurs sono a tutti gli effetti in crisi. E anche prolungata, a ben guardare i risultati delle ultime settimane. I ragazzi di coach Popovich infatti hanno perso otto delle ultime dieci gare, dieci delle ultime 13 e così via andando a ritroso. Il passo falso a Oklahoma City è il 21esimo commesso dai texani lontano dall’AT&T Center: per la prima volta dal 1997 a oggi San Antonio chiuderà con un record non superiore al 50% di vittorie in trasferta. Tanti dati, uno più negativo dell’altro, che stanno rischiosamente facendo rotolare sempre più giù in classifica gli Spurs. Al momento sono settimi, con una sola partita di margine su Nuggets e Jazz che sono fuori dai playoff, scavalcati al contempo in un colpo solo dai T’wolves e dai Thunder; protagonisti in positivo nella serata della Chesapeake Energy Arena. Per OKC infatti questa era la partita più importante della stagione e Russell Westbrook (come, se non più degli altri) ha risposto presente. Non solo per la 19esima tripla doppia stagionale messa a referto (4° ogni epoca, alle spalle dei soli Oscar Roberson, Magic Johnson e Jason Kidd), ma per il contributo e l’attenzione difensiva mostrata a più riprese. Il numero 0 aggredisce come un cagnaccio il portatore di palla avversario, aiuta in rotazione più e più volte (scalando anche in marcatura sul lungo, se necessario) e chiude con 21 punti, 12 rimbalzi e 10 assist (con soli 15 tiri, aggiungerebbero i puristi). Una prestazione che fa passare in secondo piano la serata no delle altre stelle della squadra. Paul George è il meno peggio, ma deve accontentarsi di un mediocre 4/16 al tiro e di una doppia doppia da dieci punti e 11 rimbalzi. Ancora meno incisivo Carmelo Anthony, che si ferma a soli due punti segnati (ormai i filotti di gare in doppia cifra sono un lontanissimo ricordo), tira 1/8 dal campo e raccoglie un eloquente -13 di plus/minus in una gara dominata dai Thunder – sempre in vantaggio negli ultimi 40 minuti di gioco. 

L’infortunio di Adams e i cori “MVP” per Collison

C’è chi però è andato peggio di loro. Steven Adams infatti è stato costretto a chiudere anticipatamente la sua partita, quando a inizio terzo quarto nel saltare per proteggere il ferro sulla penetrazione di Murray e ricaduto male sulla caviglia sinistra. La rotazione per sua fortuna non è completa, ma sufficiente per metterlo fuori gioco nei restanti 20 minuti abbondanti di gara. Al suo posto sei minuti sul parquet per Nick Collison (scongelato per l’occasione), decisivo con sette punti e una gara unica per intelligenza e impatto. Il simbolo di una panchina che per una volta ha fatto la differenza in favore di OKC, segnando 50 punti e tenendo testa alle ben più quotate riserve degli Spurs (che chiudono a 54 punti totali, ma non scavano il solco). Il pubblico di casa è entusiasta della gara del 37enne numero 4, unico rimasto tra quelli che hanno vissuto il passaggio da Seattle a Oklahoma City. A un certo punto dalle tribune dopo l’ennesima giocata utile si alza il coro “MVP – MVP – MVP”, per una volta non rivolto a Russell Westbrook: “Alle volte mi sembra di essere ritornato al college, dove la gente intorno mi urlava e mi incitava spesso nel dover prendere qualche tiro in più”. Sorride Collison, che non segnava così tanto da un anno (22 marzo 2017 contro i Sixers), elogiato anche da Westbrook: “È una benedizione poter dividere il parquet con lui. È così altruista che rende più facile il tuo lavoro ed è un piacere da vedere”. In casa Spurs invece si leccano le ferite e si pensano alle contromosse. Il ritorno nei prossimi giorni di Kawhi Leonard sembra un’opzione sempre meno improbabile.