Portland non smette di vincere, conquista il 10° successo in fila battendo Miami grazie ai 32 di Lillard e i 27-16 di Nurkic e si conferma al terzo posto a Ovest. Ventesima tripla doppia in stagione e 99^ in carriera per Russell Westbrook (17-10-11), protagonista nel successo dei Thunder sui Kings. Tutto facile per Milwaukee che costringe Memphis a incassare la 18^ sconfitta consecutiva
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Portland Trail Blazers-Miami Heat 115-99
“Se continua così, difficile non tenerlo in considerazione quando si parlerà del titolo di MVP”, racconta coach Spoelstra a fine partita riferendosi a Damian Lillard, autore dell’ennesima partita da protagonista di questa seconda parte di stagione. Per il numero 0 sono 32 punti, dieci assist e sette triple in quello che è di gran lunga il miglior periodo della sua carriera. Nel post All-Star Game Lillard sta viaggiando a 34.5 punti di media, con 4.5 canestri da lontano a partita. A beneficiarne sono i Blazers, alla decima vittoria in fila in gare chiuse tutte oltre quota 100 punti segnati (la prima volta che accade a Portland dal 1991). Quella dei Blazers resta la striscia più lunga di successi aperta in NBA anche grazie ai 27 punti e 16 rimbalzi di Jusuf Nurkic, decisivo secondo violino in una squadra che si conferma come terza forza a Ovest. “Non so sinceramente se in questo momento ci sia nella lega un giocatore che stia mantenendo il livello delle prestazioni di Lillard – prosegue Spoelstra, che con i suoi Heat dopo il ko è scivolato all’ottavo posto a Est -. Visto il modo in cui sta giocando e trascinando al successo i compagni, difficile non considerarlo nella corsa all’MVP”. Lillard però schiva i complimenti e coglie l’occasione per complimentarsi con il compagno bosniaco: “Questo è il Nurkic di cui abbiamo bisogno, una bestia che sa di potersi prendere il suo tempo, segnare nei pressi del ferro, creare gioco per i compagni, lottare a rimbalzo e stoppare qualsiasi avversario. La sua presenza è stata decisiva su entrambi i lati del campo”. Dall’altra parte invece a Miami non bastano i 23 punti di Goran Dragic e i 15 con 13 rimbalzi di Justise Winslow in una sfida in cui gli ospiti hanno dovuto fare a meno di Hassan Whiteside e Dwyane Wade.
Oklahoma City Thunder-Sacramento Kings 106-101
Il contributo di Russell Westbrook, soprattutto in attacco, non è mai mancato quest’anno. E l’occasione ghiotta di giocare contro i rivedibili Kings di questa stagione non se l’è fatta sfuggire: 17 punti, 10 rimbalzi e 11 assist per il numero 0, che sale a 99 triple doppie in carriera, a -1 dal limite delle tre cifre valicato soltanto da Oscar Roberson (181), Magic Johnson (138) e Jason Kidd (107) nella storia NBA. Da sottolineare nella serata che regala a OKC il quarto posto in solitaria a Ovest c’è la ritrovata mira - soprattutto dalla lunga distanza – di Carmelo Anthony e Paul George: alla sirena sono 21 punti a testa, con un convincente 9/16 combinato dall’arco. Una risposta alle tante critiche arrivate dopo le rivedibili prestazioni al tiro dei due All-Star. Un problema che a detta di George non c’era, ma che a leggere le sue parole invece ha avuto il suo peso. Come dice il proverbio latino ‘excusatio non petita accusatio manifesta’: “Ho dovuto convivere più volte in questa stagione con serata in cui il tiro non voleva saperne di entrare – sottolinea il numero 13 -. Stessa cosa per Carmelo [Anthony], che più volte non ha visto andare dentro il pallone. Ma questa è sempre stata l’ultima delle preoccupazioni, sia per me che per lui. Sono sicuro che sia così e tutti i giocatori che fanno bene il loro lavoro sanno che i canestri prima o poi arrivano. Dobbiamo soltanto continuare a spingere al massimo come fatto questa notte. Continuando a essere aggressivo, arriverà anche il ritmo giusto nel tiro”. Alla fine i Kings restano aggrappati alla sfida più del previsto (19 punti per Bogdanovic, doppia doppia da 11 punti e 10 assist per Fox), nonostante la difesa dei Thunder costringe Sacramento a tirare con il 40.9% dal campo e il 38.9% nel decisivo quarto periodo. “La nostra difesa ha fatto la differenza – prosegue George -, merito del lavoro di tutti”.
Memphis Grizzlies-Milwaukee Bucks 103-121
Dieci giorni non sono tanti e Brandon Jennings vuole sfruttarli al meglio per convincere i Bucks a trattenerlo un altro po’ in Wisconsin. L’ex Lottomatica Roma, al suo secondo esordio con Milwaukee dopo essere stato richiamato con un contratto in scadenza il 22 marzo, ha giocato la pallacanestro che tutti si aspettavano: aggressiva, sempre all’attacco e con un’ottima visione di gioco: “Mi sento come se avessi giocato di nuovo la mia prima partita da rookie”, racconta Jennings a fine gara, autore di 16 punti, otto rimbalzi e 12 assist. Una prova convincente, certo, anche se dall’altra parte c’era pur sempre la peggior squadra NBA. I Grizzlies infatti continuano a trascinarsi stancamente da una parte all’altra del campo per 48 minuti, senza idee e in attesa che arrivi il parziale avversario. Contro Milwaukee hanno dovuto aspettare meno di dieci minuti, dopo che gli ospiti hanno preso il controllo del match senza più voltarsi indietro. Alla sirena finale in casa Bucks c’è gloria per tutti: 24 punti di Middleton, 20 per Antetokounmpo (utilizzato soltanto 28 minuti e tenuto per lo più a riposo) e ben altri cinque giocatori in doppia cifra, in una gara chiusa tirando con il 58% di squadra dal campo. La fiera del canestro che ha portato momentaneamente Milwaukee al settimo posto a Est e alla quale Memphis non è riuscita a opporsi, incassando così la 18esima sconfitta consecutiva, la più lunga da quando la franchigia si è trasferita in Tennessee nel 2001 da Vancouver.