Portland vince in volata la partita più delicata dell’intera regular season, consolidando il suo terzo posto grazie ai 58 punti realizzati in combinata di C.J. McCollum e Damian Lillard. OKC sbaglia tanto nel finale e resta quarta a Ovest
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Oklahoma City Thunder-Portland Trail Blazers 105-108
La bestia nera dei Thunder in questa regular season ha un nome, ma mai come questa volta sarebbe stato importante sfatare il mito. Battere i Blazers per la prima volta in stagione avrebbe significato andarsi a prendere il terzo posto, o quantomeno giocarsela fino alla fine. Invece OKC si è fermata a una tripla dall’overtime, a un canestro dall’angolo dal sorpasso. Un soffio, come quello che ci sarebbe stato tra le due squadre in classifica se a vincere fossero stati i Thunder. E invece: “È stata una partita molto intensa, un vero e proprio inferno per entrambe le squadre – racconta coach Stotts -. Contava tanto sia per noi che per loro, ma noi siamo stati più pronti in difesa nei momenti cruciali”. Portland conclude così il cappotto stagionale contro OKC; un 4-0 che pesa come un macigno in classifica, coronato da un successo merito dei 34 punti di C.J McCollum - miglior realizzatore del match con il suo 14/24 dal campo e 5/9 dall’arco: “Ci hanno reso la vita difficile, ma abbiamo giocato una grande gara”. Ai suoi si aggiungono i 24 con sette rimbalzi, cinque assist e tre recuperi di Lillard e i 17 con 12 rimbalzi e 8/13 dal campo di Nurkic, combattivo nella sfida sotto canestro con il mai tanto amato Steven Adams. L’ultima volta tre settimane fa era finita con pugni e spintoni tra i due lunghi, adesso invece a fare le loro veci sono stati Westbrook e Aminu, andati ripetutamente faccia a faccia in due possessi consecutivi nel terzo quarto. Scaramucce per far capire all’avversario di non avere alcuna intenzione di tirarsi indietro, soprattutto da parte del numero 0 dei Thunder che come al solito è il migliore dei suoi: 23 punti, otto rimbalzi, nove assist e quattro recuperi, che questa volta però non sono bastati per vincere.
L’errore di Anthony nel finale: "Li ha sempre messi, deve continuare a tirare"
A pesare sul groppone dei Thunder ci sono soprattutto i due errori a pochi secondi di distanza nel finale di Carmelo Anthony: il primo in penetrazione, a caccia di due punti che avrebbero significato pareggio e che invece hanno portato soltanto una palla persa; il secondo da tre punti, pochi istanti prima della sirena, per mandare la gara all’overtime. Errori che hanno portato alcuni a mettere in discussione le scelte di coach Donovan, che ha preferito schierare il numero 7 e non Jerami Grant negli ultimi secondi sul parquet. “Ascoltate, Carmelo non ha tirato particolarmente bene questa sera, ma lo ha fatto spesso e volentieri in tanti anni di carriera. Quando ha preso il tiro, confidavo nel fatto che potesse metterlo. Jerami ha giocato un’ottima gara, così come tutto il resto della panchina. Tutti ci hanno dato una mano, facendoci rientrare in corsa nel secondo quarto. Ma Carmelo è un tiratore affermato nella lega, ha segnato tanti tiri pesanti per gran parte del tempo trascorso in NBA. Per questo io credo in lui e continueremo a puntare su di lui in situazioni di questo tipo. Questa è la mia opinione da allenatore”. Una tripla sul ferro che non ha digerito neanche il diretto interessato: “Sono tiri che prenderei in ogni momento, in ogni partita – racconta Anthony -. Considerando che servivano tre punti il più in fretta possibile, non avrei potuto chiedere un tiro migliore”. Una prestazione quella del numero 7 (sei punti, 3/13 al tiro e 0/5 dall’arco) che chiude una pessima settimana, responsabile di pesanti errori negli ultimi secondi anche contro Boston cinque giorni fa (in quel caso dalla lunetta). Non l’unico ad avere un rendimento ondivago al tiro, visto che Paul George non fa molto meglio: 16 punti, ma solo con 4/15 dal campo e 0/7 dalla lunga distanza: “È soltanto un periodo difficile, la fatica di un momento intenso pieno di gare”. Toccherà ritrovare il prima possibile la condizione, anche perché i playoff (e il quarto posto) sono sempre più vicini.