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NBA, risultati della notte: Towns mostruoso, 56 punti! Cleveland passa a Charlotte con 41 di LeBron

NBA

La stella dei T'Wolves firma la miglior prestazione nella storia della franchigia, schiantando gli Atlanta Hawks. Cleveland riparte a Charlotte con 41 punti di LeBron James, i 42 di C.J. McCollum non bastano a Portland contro la Memphis del redivivo MarShon Brooks. Importante vittoria dei Clippers a Phoenix, Lakers e Nets regolano Mavericks e Magic

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Minnesota Timberwolves-Atlanta Hawks 126-114

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Nella giornata di ieri si era diffuso in rete il video di Ben Simmons e Karl-Anthony Towns che parlavano del più e del meno mentre giocavano assieme a un videogame online: quando il primo ha chiesto al secondo di fare un’altra partita ma ha notato la titubanza dell’amico, gli ha chiesto chi avrebbero affrontato il giorno dopo. “Gli Hawks? Allora sì che puoi fare un’altra partita!” ha scherzato Simmons, alludendo alla scarsa competitività di Atlanta. Beh, a quanto pare aveva proprio ragione l’australiano: Towns è infatti esploso per una prestazione memorabile da 56 punti, che rappresenta non solo il suo massimo in carriera ma anche il record della storia della franchigia. “Quando ho capito che continuavano a passarmi il pallone, l’ho interpretato come un invito a tirare di più” ha raccontato il domenicano dopo la partita. “Tutti continuavano a dirmi ‘Te ne mancano altri otto, te ne mancano altri sei per i 50’. Non sono abituato a tirare così tanto, stavo cercando solamente di vincere”. E in effetti non sono stati “vuoti” i suoi 56 punti (accompagnati da 15 rimbalzi per la 63^ doppia doppia stagionale, leader in NBA), perché dopo aver guidato nel primo quarto, gli Hawks avevano rimontato 10 punti con un parziale di 14-4 tornando a -6, riaprendo una gara che sembrava chiusa. Merito di Mike Muscala, autore del suo massimo in carriera da 24 punti uscendo dalla panchina, anche se sfortunatamente per lui è capitato nella serata sbagliatissima. Towns ha chiuso i conti grazie a un’eccellente serata balistica: 19/31 dal tiro, 12/15 ai liberi e soprattutto 6/8 da tre punti, a testimonianza della sua incredibile versatilità offensiva. Con Jimmy Butler ancora fuori dai giochi, i T’Wolves avevano bisogno di mettersi alle spalle la pessima sconfitta casalinga contro Memphis, trovando anche 17 punti di Andrew Wiggins e 14 di Nemanja Bjelica per mantenere una partita e mezzo di vantaggio sul nono posto occupato da L.A. Clippers, anche se all’ottavo sono ora scesi gli Utah Jazz dopo la sconfitta allo scadere contro Boston.

Charlotte Hornets-Cleveland Cavaliers 105-118

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A LeBron James bastavano solamente 10 punti per raggiungere Michael Jordan proprio contro la squadra di “His Airness”, ma nel corso degli anni ci ha preso gusto a torturare la franchigia di MJ. Una volta sbrigata la pratica della doppia cifra in poco più di un quarto, la stella dei Cleveland Cavs ha aggiunto punti su punti – alcuni con spettacolari voli sopra il ferro – fino a chiudere a quota 41, vincendo la 26^ partita delle ultime 27 disputate contro Charlotte. Nell’unica vittoria degli Hornets non era presente Kemba Walker, per il quale James rappresenta una vera e propria bestia nera, capace di rovinare anche la sua serata storica. Segnando un sottomano a 20 secondi dalla fine, il playmaker newyorkese è diventato il miglior marcatore nella storia della franchigia, superando i 9.839 punti segnati da Dell Curry. “Non dovrei nemmeno essere qui” ha dichiarato asciugandosi le lacrime dopo la partita. “Tutto è possibile nella vita: se ce l’ho fatta io, può farcela chiunque”. James è stato uno dei primi a congratularsi con l’All-Star, ma in campo non ha avuto altrettanto riguardo, segnando 29 punti nei due quarti centrali con un eccellente 10/15 dal campo, costruendo un vantaggio in doppia cifra che i Cavs non hanno quasi più mollato, per la soddisfazione dei tanti tifosi con la maglia numero 23 sugli spalti. Solo che era quella di James, non quella di Jordan.

Memphis Grizzlies-Portland Trail Blazers 108-103

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I T’Wolves non sono stati l’unica squadra a perdere contro i Grizzlies: nella notte anche i Trail Blazers hanno dovuto capitolare davanti a una delle peggiori squadre della lega, ma che evidentemente non ha ancora voglia di mollare. Privi di Damian Lillard, volato a casa per assistere alla nascita del suo primogenito, la squadra terza a Ovest si è appoggiata a C.J. McCollum, che dopo una prova opaca ieri a New Orleans ha realizzato la sua seconda miglior prestazione stagionale con 42 punti. Un ultimo quarto pieno di errori — 5 liberi sbagliati negli ultimi 7 minuti, palle perse, 32 punti concessi — hanno però dato l’opportunità a Memphis di rimontare e rimettere la testa avanti, il tutto grazie a una vecchissima conoscenza del basket NBA. MarShon Brooks, firmato martedì con un contratto decadale dopo aver giocato in Cina per la maggior parte della stagione, ha segnato 14 dei suoi 21 punti nel solo ultimo quarto, festeggiando con una vittoria la sua prima partita in NBA in quasi quattro anni. L’ultima gara dell’ex giocatore dell’Olimpia Milano risaliva infatti al 16 aprile 2014 quando vestiva la maglia dei Los Angeles Lakers, meritandosi i complimenti del suo allenatore J.B. Bickerstaff (“È uno che di sicuro fa canestro”). Oltre a lui ci sono 18 punti del rookie Dillon Brooks e 15 di Chandler Parsons, oltre al massimo in carriera da 14 rimbalzi di Jarell Martin. Con questa vittoria Memphis “raggiunge” gli Atlanta Hawks, che ora hanno il secondo peggior record della NBA a parimerito con i Grizzlies, mentre Phoenix pare ormai lanciata verso il 25% di possibilità di pescare la prima scelta assoluta al Draft.

Phoenix Suns-L.A. Clippers 99-111

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I Suns infatti proprio non riescono a vincere neanche quando sembrano provarci (almeno un po’). La tredicesima sconfitta consecutiva, infatti, è arrivata solamente nell’ultimo quarto, complice un parziale di 18-0 dei Clippers che ha chiuso una partita rimasta aperta fin troppo a lungo. In back-to-back arrivando dalla California, la squadra di Doc Rivers — sempre priva di Danilo Gallinari, a cui ha chiesto di tornare almeno per qualche minuto contro Portland — ha avuto 27 punti da Tobias  Harris e 18+8 assist da Austin Rivers, oltre a festeggiare il punto numero 7.000 della carriera di DeAndre Jordan (13+15). Ai Suns non sono serviti il massimo stagionale di Tyler Ulis a quota 23 e i 18 di Josh Jackson, alla sua ottava partita consecutiva con almeno 15 punti segnati, “guadagnando” una partita su Memphis per il peggior record della lega. Anche i Clippers festeggiano una gara guadagnata, visto che la sconfitta di Utah contro Boston li porta mezza partita più vicini all’ottavo posto rispetto a quanto fossero ieri.

Orlando Magic-Brooklyn Nets 104-111

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Tra una squadra che non ha niente da perdere e una che non ha nulla da vincere, capire quale ha più motivazioni è piuttosto facile. E infatti i Brooklyn Nets, che non avendo la loro scelta al Draft non hanno interesse a perdere, hanno mandato sette giocatori in doppia cifra tra cui tutti i cinque titolari, scappando via nell’ultimo quarto grazie a un parziale iniziale di 17-2 e vincendo sul campo dei Magic, tenuti a 0/11 dal campo per cominciare l’ultima frazione. I 24 punti e 15 rimbalzi di Nikola Vucevic e i 23 di Mario Hezonja non sono serviti a evitare la nona sconfitta nelle ultime undici, nonché la sesta consecutiva, con un disperato coach Frank Vogel (in odore di esonero a fine stagione) costretto a svuotare la panchina già a quattro minuti dalla fine. “I Nets sono stati un brutto accoppiamento per noi per tutto l’anno” ha commentato dopo la terza sconfitta in quattro gare contro Brooklyn. “Sapevamo che sarebbe stata una sfida, e di sicuro non abbiamo fatto un buon lavoro”. Decisamente più ottimista D’Angelo Russell, il migliore dei suoi con 16 punti e 12 assist: “Prima o poi arriveremo ai playoff: è triste che stiamo girando bene solo ora, ma quando tutti diamo il massimo siamo una buona squadra”.

Los Angeles Lakers-Dallas Mavericks 103-93

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Mancano solo otto partite alla fine della stagione dei Los Angeles Lakers e Kyle Kuzma sa benissimo cosa vuole: “Vincerle tutte”. Obiettivo ambizioso, visto che sette di queste saranno contro squadre in corsa per i playoff, ma questo finale sarà tutta esperienza in più nel bagaglio dei giovani gialloviola. La vittoria ai danni dei Dallas Mavericks è arrivata grazie a un super parziale di 16-0 che ha cancellato uno svantaggio di 13 lunghezze nel terzo quarto, con Julius Randle sugli scudi (20+10), 22 punti di Brook Lopez e il ritrovato Brandon Ingram, rientrato con 13 punti, 7 rimbalzi e 4 assist in 23 minuti dopo aver saltato 12 partite per uno strappo inguinale. Coach Luke Walton però non può essere contento, visto che ha perso Isaiah Thomas per il resto della stagione per i soliti problemi all’anca e anche Lonzo Ball è uscito per una botta al ginocchio, anche se non dovrebbe trattarsi di nulla di grave. Per i Mavs ci sono 17 punti per Harrison Barnes e 14+8 di Dennis Smith Jr., ma non sono stati abbastanza per evitare la settima sconfitta nelle ultime nove, anche perché coach Rick Carlisle ha deciso di dare grande spazio ai rookie Maxi Kleber, Kyle Collinsworth e Jalen Jones nell’ultimo quarto. “Ogni giovane ha bisogno di esperienze come questa” ha detto Dirk Nowitzki, autore di 13 punti e 7 rimbalzi.