Per rendere l’idea di quanto fatto a San Antonio quest’anno, l’assistente allenatore di Gregg Popovich invita a una semplice riflessione: “Pensate a Cleveland senza LeBron James o a Golden State tutto l’anno senza Steph Curry…”. E racconta il suo punto di vista sulle annate opposte di LaMarcus Aldridge e Kawhi Leonard
Ettore Messina accetta di fare un primo bilancio dell’annata di San Antonio a tre gare dalla fine della stagione regolare, una stagione che vede gli Spurs ancora sospesi tra una potenziale quarta testa di serie a Ovest o il baratro della prima eliminazione dai playoff in 20 anni. “Se consideriamo la stagione partendo dal fatto che praticamente per tutto l’anno ci è mancato il nostro miglior giocatore – afferma Messina – allora è un’annata più che positiva, visto che stiamo ancora lottando per un posto ai playoff e possibilmente un buon posto ai playoff”, dice l’assistente di coach Popovich sulla panchina texana. E per rendere ancor meglio l’idea fa due paragoni semplici semplici ma efficicaci: “Immaginatevi Cleveland senza LeBron James o Golden State senza Steph Curry”, avverte, prima di non risparmiarsi un piccolo appunto critico alla sua squadra: “Avremmo potuto avere qualche vittoria in più se non avessimo avuto qualche momento non da Spurs, in attacco quanto in difesa”. Alla luce del doppio ko in due sere nella trasferta a Los Angeles (sesta e settima sconfitta in fila lontano da casa), Messina accetta anche di parlare del deludente bilancio esterno della squadra texana (14 vinte, 26 perse): “Quando non siamo sul nostro campo i numeri dicono che non proteggiamo abbastanza il ferro – le squadre avversarie contro di noi tirano il 62% - ma che subiamo anche molti più punti in più in transizione di quanto facciamo nelle gare interne. In generale è un problema difensivo”, riassume. Il tecnico azzurro poi accetta di parlare per una volta dei singoli, a partire dalle due superstar della squadra e dalla grande stagione di LaMarcus Aldridge che – proprio per l’assenza di Leonard – si è dovuto caricare sulle spalle gli Spurs dopo un primo anno in Texas che aveva fatto storcere il naso a parecchi: “Credo che le chiacchierate estive con coach Popovich siano state importante per comprendersi reciprocamente di più: LaMarcus ha spiegato dove e come si sarebbe sentito più produttivo in attacco, mentre coach Pop – uno, va ricordato, che ha vinto tutto e che per questo potrebbe dimostrarsi più ostinato nel sostenere le sue tesi – ha dimostrato una grande apertura mentale, accettando di adattare il suo stile di gioco alle caratteristiche del suo miglior giocatore. Lo ha fatto, gli ha dato forse anche più libertà in attacco di quanta LaMarcus ne abbia mai avuta e Aldridge lo ha ripagato con una stagione eccellente, tanto in attacco che in difesa”.
Il "caso" Leonard
Diverso, ovviamente, i discorso su Leonard, che Messina prova a riassumere così: “La situazione è che Kawhi ha chiesto – come permesso a ogni giocatore dal proprio contratto NBA, a maggior ragione se si parla di una superstar di alto livello – una seconda opinione medica sul suo infortunio al muscolo della gamba da un team di specialisti che lavora con un suo medico di fiducia. L’ha avuta, così come ha avuto il permesso di lasciare la squadra per curarsi seguendo le indicazioni di questo staff medico, cosa che sta facendo e che richiede i tempi che richiede, affinché Kawhi possa sentirsi guarito e pronto a scendere nuovamente in campo. Non è detto però che questo accada entro i playoff”, ammette Messina. Detto di Aldridge e Leonard, l’altra coppia “speciale” del roster nero-argento è quella formata dai veteranissimi di matrice internazionale, Tony Parker-Manu Ginobili: “Entrambi hanno affrontato la stagione con grande dedizione ed entusiasmo – afferma Messina – e di Parker mi sento di dire che ha lavorato come un matto per rientrare da un infortunio che non esiterei a definire devastante, la rottura al quadricipite della gamba, un guaio che poteva anche costargli la carriera. Sono due giocatori che hanno un valore non solo per quello che fanno in campo – che alcune volte è fondamentale, altre magari no – ma soprattutto per il loro impatto in spogliatoio, per mantenere viva la famosa Spurs culture, la nostra cultura di squadra”. Al resto ci devono pensare i giocatori come Kyle Anderson, Dejounte Murray, Rudy Gay, Patty Mills, un supporting cast “che a maggior ragione se Leonard non dovesse tornare dev’essere tanto più utile alla causa, altrimenti – ammette Messina – di strada nei playoff non ne faremo”. Anche perché il record esterno preoccupa proprio in vista della postseason, dove “potremmo non avere mai il fattore campo in nessuna serie”. E questo è un problema.
[intervista di Zeno Pisani | video di Sheyla Ornelas]