L’azzurro n°18 segna 25 punti decisivi nel comodo successo di Philadelphia, che travolge nel secondo tempo Miami (74-43 di parziale), tira 18/28 di squadra dall’arco e si gode un Ben Simmons che sfiora la tripla doppia
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Philadelphia 76ers-Miami Heat 130-103
Marco Belinelli è una delle chiavi principali del successo in gara-1 di Philadelphia, che travolge nella ripresa Miami e si gode un avvio di playoff al limite della perfezione. L’azzurro, assieme a Ersan Ilyasova, mostra tutta la sua maturità, la sua esperienza e soprattutto il suo talento, spaccando letteralmente in due il match non appena mette piede sul parquet. Pronti, via e J.J. Redick dopo neanche un minuto è costretto momentaneamente a uscire a causa di un colpo alla testa (che poi racconterà gli ha momentaneamente fatto perdere la vista dall'occhio sinistro). Nessun problema invece per Belinelli, che entra a freddo e realizza subito otto punti nel solo primo quarto, in una gara chiusa con 25 in 33 minuti, 4/7 dall’arco e +27 di plus/minus (il migliore di tutto il roster): “I tiri fuori equilibrio realizzati da Marco sono incredibili – racconta un soddisfatto coach Brown -. In quelle situazioni, nel realizzare canestri impossibili è di gran lunga il miglior giocatore che abbia mai allenato”. Parole di stima, di apprezzamento e di riconoscenza. Un sogno per chi aveva atteso tre lunghi anni prima di ritornare a vivere sensazioni del genere, contro quella Miami che evoca così tanti bei ricordi alla mente del n°18 dei Sixers. Ai bersagli fuori equilibrio di Belinelli (era doveroso partire da lui nel racconto), si aggiungono i 28 di un efficace Redick (che poi in campo c’è tornato eccome) e i 20 di Dario Saric. Loro due i titolari, Belinelli e Ersan Ilyasova i rincalzi che non fanno sentire la loro assenza mentre recuperano in panchina: “L’aggiunto di due giocatori del genere al nostro gruppo fa tutta la differenza del mondo – prosegue l’allenatore dei Sixers a fine partita -, non solo per le triple messe a segno, ma per il peso delle tante giocate piazzate in momenti decisivi”. Già, il tiro da tre punti. Un’altra arma determinante in favore dei padroni di casa: Philadelphia chiude con 18/28 dall’arco (64.3%), il modo migliore per sopperire all’assenza di Joel Embiid che suona la Liberty Bell prima della palla a due, per poi godersi come tutto il Wells Fargo Center lo spettacolo. Primo tempo in equilibrio e poi parziale inesorabile nella ripresa: 74 punti realizzati, contro i soli 43 degli Heat che la danno su e rinunciano alle ostilità ben prima della sirena finale.
L’esordio (quasi) in tripla doppia di Simmons
Ben Simmons invece, merita un paragrafo a parte. Il rookie australiano si gode l’affetto di un pubblico “straordinario” per sua stessa ammissione, chiudendo con 17 punti, 14 assist e nove rimbalzi, a una carambola di distanza da esordire in tripla doppia nella post-season (impresa riuscita soltanto a Magic Johnson nel 1980). Simmons è il principale artefice del tanto lodato movimento palla dei Sixers, elogiati a fine gara dal suo allenatore in una sfida chiusa con 34 assist a referto, “il perfetto esempio di come una squadra venga costruita pezzo dopo pezzo da tutti i suoi componenti”. Un momento da favola, che allunga a 17 il numero di vittorie in fila raccolte dalla squadra della Pennsylvania: “Questa squadra dentro di sé ha qualcosa di speciale”. Dall’altra parte invece restano gli Heat, impietriti e travolti dal parziale nel secondo tempo e incappati in una serata storta di Goran Dragic (4/14 al tiro, sofferente per il problema al ginocchio) e di Josh Richardson (4 punti con 1/7 dal campo). Peggio di tutti però fa Hassan Whiteside, che al posto di approfittare dell’assenza di Embiid gioca la partita playoff più brutta della sua carriera. Rimasto in campo a fatica 12 minuti, Whiteside chiude con due punti e un -16 di plus/minus che sarebbe potuto diventare un canyon ben più profondo: “Non è una scelta dovuta a lui”, racconta coach Spoelstra, che già da gara-2 dovrà inventarsi qualcosa. “È dovuto alle rapide sostituzioni che si è costretti a fare ai playoff”. Sarà, ma Whiteside il campo non l’ha visto più. Al suo posto invece un convincente Kelly Olynyk, di gran lunga il migliore dei suoi con 26 punti, sette rimbalzi, 9/13 al tiro e quattro triple. Peccato per gli Heat che abbia funzionato soltanto lui, già tra due giorni serviranno i rinforzi.