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NBA, Portland, Lillard e McCollum non bastano: per battere i Pelicans servono gli altri

NBA

I Pelicans hanno limitato al meglio le due principali opzioni offensive di Portland, sfidando al tiro tutto il resto della squadra che ha fatto cilecca. Dai raddoppi difensivi su Lillard e McCollum passano le sorti dei Blazers nella serie (gara-2 in diretta su Sky Sport 2 alle 4.30)

New Orleans ha vinto con merito gara-1 in trasferta a Portland, prendendosi il fattore campo grazie alla super prestazione di Anthony Davis (35 punti, 14 rimbalzi e quattro stoppate), unita al contributo di un supporting cast che in attacco ha garantito alternative al lavoro del n°23. Nikola Mirotic, Jrue Holiday e Rajon Rondo sono stati cruciali a modo loro nello scavare il margine che ha deciso il match in favore degli ospiti. Il piano partita preparato da Alvin Gentry ha funzionato soprattutto in difesa, dove New Orleans ha fatto una scelta chiara: togliere dalla gara Damian Lillard e C.J. McCollum, concedendo tiri, spazio e libertà a tutti gli altri. Sul pick&roll i Pelicans non hanno mai avuto dubbi, lasciando sempre la marcatura sul bloccante e mandando due (e all’occorrenza anche tre) giocatori sui due componenti del backcourt dei Blazers. Il risultato è stato stupefacente: Lillard e McCollum hanno chiuso con un pessimo 31% dal campo combinato, mettendo a referto nel primo tempo un 1/15 complessivo al tiro: “Avevo la sensazione che ogni volta che riuscivo a guardare oltre un avversario, ce n’era già un altro pronto a saltarmi addosso – racconta Lillard -, hanno contestato qualsiasi nostra conclusione e fatto quello che volevano. Mandavano di continuo in marcatura su di me due o tre uomini, impedendomi di ragionare e di avere spazio a sufficienza per passarla”. Una tendenza cambiata nella ripresa, ma che non ha portato i frutti sperati. Merito della dedizione dei ragazzi di coach Gentry: “Non so se sia possibile immaginare di fare un lavoro migliore in marcatura su Lillard e McCollum rispetto a quanto messo in mostra sul parquet da Jrue Holiday e tutto il resto del gruppo”. L’allenatore di New Orleans se ne compiace in vista di gara-2, mentre il suo dirimpettaio deve riuscire a trovare l’aggiustamento necessario per innescare di nuovo l’arma migliore dell’attacco Blazers. In regular season Portland è stata seconda soltanto a Golden State per punti per possesso ottenuti da pick&roll (0.95) e terza per percentuale di tutta la lega (42.6%): “Ogni volta che una squadra fa una scelta chiara come quella dei Pelicans di raddoppiare sempre e comunque, riesci ad avere un vantaggio che non puoi permetterti di sprecare”, racconta coach Stotts. “Non è che ci sia molto da capire: Dame e C.J. devono continuare a giocare il pallone, farlo uscire il prima possibile dal raddoppio e tutti gli altri devono dimostrare reattività nel prendere una decisione”.

Adesso tocca agli altri, a partire da Jusuf Nurkic

La pressione spasmodica sui portatori di palla infatti ha portato i Blazers ha costruire un bel po’ di tiri aperti, chiudendo in maniera un po’ inspiegabile con solo 12/39 complessivo dall’arco. Secondo i dati di NBA.com, ben 24 di quei tentativi erano “wide open”, con molto spazio, ma Portland li ha convertiti soltanto con il 29.2%. Senza quei canestri, il raddoppio continuerà a essere sistematico e a funzionare. Uno dei giocatori che più spesso è stato chiamato a sfruttare il vantaggio – non sempre con successo in gara-1 – è stato Jusuf Nurkic, uomo chiave su entrambi i lati del campo. Il lungo bosniaco è chiamato a ricoprire il ruolo più difficile, ossia contenere Anthony Davis, ma allo stesso tempo può godersi una libertà offensiva che deve riuscire a mettere a frutto. “Deve iniziare a essere più duro nei contatti, ad andare oltre i colpi che subisce – è il punto di vista di Lillard -. Se il lungo avversario raddoppia sul pick&roll, vuol dire che in marcatura su di lui ci sarà un giocatore più piccolo. Jusuf deve riuscire a schiacciargli in testa”. Messaggio chiaro, recapitato anche al diretto interessato: “Devo essere più aggressivo, anche nel prendere tiri a cui in altre situazioni avrei rinunciato”. Alle sue spalle infatti scalpitano Ed Davis e Zach Collins, entrambi impiegati per più di 20 minuti in gara-1. Una rotazione continua, che tuttavia non è riuscita a smentire le parole della vigilia pronunciate da coach Gentry: “Chiunque sia il giocatore in marcatura su Davis, sappiamo di avere con lui un vantaggio in attacco”. L'intenzione è quella di cambiare questo assioma già in gara-2, a partire dal contributo in attacco.