Il massimo in carriera ai playoff del n°7 dei Celtics guida Boston a un successo tutto sommato comodo contro Milwaukee, che paga le 15 palle perse per 21 punti degli avversari. Ai Bucks non basta un Giannis Antetokounmpo vicino alla tripla doppia con 30 punti
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Boston Celtics-Milwaukee Bucks 120-106
Boston parte forte e costruisce un vantaggio di 11 punti (33-22) già alla fine del primo quarto. La squadra di coach Brad Stevens fa gara di testa per quasi tutta la serata ma Milwaukee – già sconfitta in gara-1 – non vuole farsi da parte senza lottare. Un primo tentativo di avvicinarsi ai Celtics porta i Bucks fino al -6 a metà terzo quarto (68-62), ma i padroni di casa rispondono con un pronto 12-2 che riporta il vantaggio in doppia cifra. Stessa cosa accade ancora nell’ultimo periodo: dopo aver toccato anche il +20, Boston vede Milwaukee riavvicinarsi a 10 punti di distanza, sul 107-97 con poco più di 4 minuti da giocare, ma i biancoverdi sono capaci di inventarsi un altro break favorevole di 11-2 che regola definitivamente i conti. Un parziale che viene chiuso da una tripla fortunosa di tabellone firmata da Jaylen Brown, assoluto protagonista della serata con 30 punti, suo massimo in carriera che lo rende anche il giocatore dei Celtics più giovane in assoluto (21 anni e 175 giorni, contro i 22 anni e 209 giorni di Tom Heinsohn) a firmare un trentello in una gara di playoff. “La gente ci ha dato per spacciati tutto l’anno e continua a farlo. Vogliamo dimostrare che si sbagliano”, le sue parole a fine gara. In effetti anche in gara-2 le assenze importanti di Kyrie Irving e Marcus Smart (oltre a quella di Gordon Hayward) sono state sopperite dalle grandi prestazioni di giocatori teoricamente di secondo piano, da Terry Rozier – capace di confermarsi a qouta 23 punti come in gara-1 con 8 assist e zero palle perse (il conto totale dall’inizio della serie fa 46 punti, 11 assist e zero palle perse) – a Shane Larkin e Greg Monroe, titolari rispettivamente di 11 e 12 punti, con 5/8 dal campo il primo e 5/9 il secondo. Percentuali al tiro che sono stati uno dei dati più incoraggianti della prestazione dei Celtics, che hanno chiuso con oltre il 53% dal campo e sfiorando il 42% da tre punti (13/31). Ancor meglio a dire il vero hanno fatto gli ospiti, appena sotto il 60% al tiro (e il 41.2% dall’arco) ma Milwaukee paga a caro prezzo le orrende percentuali in lunetta (7/17, il 41%) e soprattutto le 15 palle perse (contro le sole 7 degli avversari) che hanno portato a 21 punti per i Celtics. Tra i padroni di casa vanno registrati anche i 16 punti con 7/11 al tiro di Al Horford e i 18 con 6/11 dalla panchina di un Marcus Morris ancora molto positivo, che ha guidato la second unit dei biancoverdi al dominio su quella dei Bucks (41-25 il divario nei punti prodotti).
Antetokounmpo non basta
Detto delle costosissime palle perse e della disastrosa performance di squadra dalla lunetta, un altro dato che deve far pensare nello spogliatoio dei Bucks è quello che vede la squadra del Wisconsin superata 42-13 nei punti ottenuti da secondo possesso nelle prime due gare di playoff combinate. Un indicatore di uno sforzo insufficiente, quello che forse a fine gara fa dire a Giannis Antetokounmpo – ancora una volta il migliore dei suoi con 30 punti, 9 rimbalzi e 8 assist – “penso che come squadra stasera non siamo realmente scesi in campo”. Tolti i suoi punti (ottenuti con uno spettacolare 13/17 al tiro) e i 25 di Khris Middleton (con 10/14), nessun altro giocatore dei Bucks va oltre i 12 di John Henson ed Eric Bledsoe: troppo poco anche per poter pensare di contrastare dei Celtics comunque rimaneggiati. Ora Milwaukee aspetta con ansia la prima gara interna, nella notte tra venerdì e sabato: sarà già un appuntamento da non bucare, perché sotto 0-2 le prospettive di rimonta iniziano a farsi davvero difficili.