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Playoff NBA, Joel Embiid litiga con tutti: maschera, Winslow e l’intera Miami. “Sarò l’incubo degli Heat”

NBA

Al suo debutto nei playoff, l’All-Star dei Philadelphia 76ers ha dato spettacolo cambiando la sua maschera speciale per ben tre volte, litigando a più riprese con Justise Winslow e Hassan Whiteside e prendendosi i riflettori anche in conferenza stampa. Una serata memorabile per il centro dei Sixers, decisivo con 23 punti per riprendersi il fattore campo

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Il debutto ai playoff di uno come Joel Embiid non poteva essere una partita banale o, peggio ancora, una sconfitta. A poco meno di un mese dall’infortunio che ha ritardato il suo esordio nella post-season e dopo una giornata piena di incertezze sul suo rientro (prima “dubbio” poi “probabile” e infine confermato), il centro dei Philadelphia 76ers si è ripreso con gli interessi tutto il tempo perduto, mandando in scena uno show memorabile dentro e fuori dal campo – anche, per non dire soprattutto, per via della maschera così scenografica che lo aveva portato ad auto-soprannominarsi “il Fantasma del Process”. Per poter ricevere l’autorizzazione a scendere in campo Embiid ha avuto bisogno di una maschera rinforzata in fibra di carbonio e policarbonato, approvata tanto dai medici indipendenti che lo hanno visitato (tra cui un chirurgo specializzato in fratture al cranio) quanto dalla lega, che ha dovuto assicurarsi che non gli desse nessun vantaggio competitivo. A differenza delle classiche maschere protettive, infatti, quella di Embiid non solo è scura (pur essendo semitrasparente), ma ha anche una grossa lente protettiva sugli occhi, in grado di prevenire l’altissimo rischio di nuovo infortunio in quella particolare zona del volto. Una protezione di sicuro funzionale per quanto non bellissima da vedere, dettaglio sottolineato anche dal suo compagno J.J. Redick che l’ha definita “come una giacca a vento della Patagonia: funzionale, ma bella anche no”. Peccato però che Joel abbia cominciato a litigarci praticamente dal primo all’ultimo minuto, rendendo in questo modo la sua lotta con la maschera una partita all’interno della partita. Anzi, è stata quasi una sorta di via crucis: dopo aver sbagliato i primi cinque tiri della sua gara, era chiaro a tutti che – al di là della ruggine accumulata per le dieci partite saltate – la maschera gli stesse chiaramente dando fastidio. Per ben tre volte allora il centro camerunense ha dovuto cambiarla in corsa, ma se per la seconda può incolpare solamente se stesso (avendola gettata a terra dopo aver subito un fallo che lo aveva fatto volare sul parquet), nella prima occasione la responsabilità è stata dell’ennesimo nemico procuratosi in questa stagione, Justise Winslow.

Embiid vs. Winslow: la maschera, “l’incubo” e le stoppate

Il giovane dei Miami Heat è stato assoluto protagonista del primo tempo, realizzando quattro triple per 19 punti complessivi che hanno permesso ai suoi di andare all’intervallo con due lunghezze di vantaggio. Ma sono state soprattutto le sue schermaglie con Embiid a rimanere impresse nella memoria di tutti: la prima volta Winslow ha calpestato volontariamente il visore della maschera del centro camerunense, saltato via dopo un contrasto di gioco e rimasto sul terreno. Non contento, l’ala degli Heat lo ha anche preso in mano e ha provato a spezzarlo, gettandolo poi fuori dal campo. Coach Brett Brown ha stigmatizzato l’episodio dicendo solo che si è trattato di un incidente dovuto alla tensione della gara – caratterizzata da ben 56 falli e ben sei tecnici divisi equamente tra le due squadre –, ma Embiid dopo la partita non poteva farsi sfuggire una palla-gol del genere per incendiare gli animi. “Justise ha calpestato il visore e ha cercato di spezzarla con le mani. Peccato che non sapesse che me ne sono portate dietro tipo 50. Ci vuole molto di più di così per tenermi fuori da questa serie: sarò un incubo per tutti loro”. Embiid e Winslow hanno incrociato le spade anche in campo: nel corso del terzo quarto l’ala di Miami è andata a stoppare l’avversario sotto canestro, rivolgendogli diversi urlacci una volta caduto a terra a causa di una spintina del centro. Sul possesso successivo, però, Embiid si è rifatto con gli interessi stoppando a sua volta il tiro dell’avversario, tenuto a zero punti in tutta la ripresa. I due, poi, si sono scambiati un pugnetto durante una pausa: tutto è bene ciò che finisce in campo.

Il mancato scontro con Whiteside e gli animi caldi tra le squadre

Alla serata perfetta di Embiid – ovviamente decisivo nell’ultimo quarto con un parziale personale di 7-0 quando gli Heat erano rientrati fino al -7 – è mancata solamente qualche scaramuccia in più con Hassan Whiteside, totalmente assente da questa serie. I due, che avevano cominciato le loro schermaglie già in pre-season, si sono incrociati per la verità poche volte, complici i soliti problemi di falli del centro degli Heat che ha chiuso anche stanotte con 4 falli, giocando solamente 13 minuti. Dopo il terzo fallo arrivato già nel secondo quarto, Embiid ha giusto trovato il tempo di passargli di fianco andando in lunetta e alzando tre dita di una mano verso il tabellone segna punti, giusto per ricordare al suo avversario in che condizione si giocava. Un gesto che fa il paio con quanto fatto in pre-season, quando dopo l’ennesimo fallo subito Embiid si rivolse alla panchina di Miami chiedendo a gran voce che Whiteside venisse sostituito “perché non mi può marcare”. Questa volta l’All-Star non si è ripetuto, anche perché gli animi tra le due squadre sono caldi già di loro. Il sottomano segnato da Goran Dragic alla fine di Gara-2 ha fatto esplodere la rivalità tra due spogliatoi che decisamente non si amano, tanto è vero che Dario Saric – sul +19 per Philadelphia a pochi secondi dalla fine – ha provato a ripetere il gesto dello sloveno, venendo però fermato in maniera decisa da Kelly Olynyk. C’è da scommettere che entrambe le squadre se ne ricorderanno bene sabato sera per Gara-3, che potremo goderci tutti in diretta alle 20:30 su Sky Sport HD: lo spettacolo, ora che è tornato Joel Embiid, è decisamente assicurato.