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Ginobili e Parker, la coppia più vincente nella storia dei playoff NBA

NBA

L’argentino degli Spurs segna dieci punti nel quarto periodo, 16 totali e si regala l’ennesima serata da protagonista di una carriera infinita. Quella che porta in dote l’ennesimo record: per lui e Tony Parker è la 132esima vittoria ai playoff insieme, mai nessuno come loro

Prima dell’inizio di questi playoff, nessun giocatore di almeno 40 anni aveva mai chiuso una partita in doppia cifra in uscita dalla panchina. Manu Ginobili in gara-4 c’è riuscito per la seconda volta nel giro di una settimana, regalando agli Spurs il primo successo nella serie e il n°132 della sua carriera, facendo sì che lui e Tony Parker diventassero la coppia di compagni nella storia NBA con il maggior numero di vittorie ai playoff: “Le sensazioni nel quarto periodo sono state ottime, abbiamo fatto tutto alla perfezione”, è stato il commento del giocatore argentino autore di 16 punti alla sirena finale; dieci dei quali arrivati nell’ultima frazione. Un’impresa, quella di chiudere in doppia cifra il quarto periodo, che non gli riusciva ai playoff dal 2012. Per la quinta volta in carriera in grado di realizzare dieci punti negli ultimi sei minuti di partita: “Sapevamo che serviva il contributo di tutti ed eravamo nella condizione migliore per portare a casa un successo necessario. Adesso ci godiamo per qualche ora la vittoria e poi subito testa a gara-5”. Nel frattempo però i nero-argento si godono l’ennesima reincarnazione di un giocatore che in realtà non ha mai smesso di essere decisivo. Ginobili è all’ottavo posto nella classifica all-time per gare giocate in post-season (217), oltre a essere uno dei 25 migliori realizzatori ai playoff. Tra i tanti record racimolati, l’argentino è il terzo nella storia del Gioco ad aver chiuso una partita a 40 anni con 15+ e 5+ assist, raggiungendo due massimi esempi di longevità come John Stockton e Karl Malone. Ginobili inoltre grazie al 3/5 dalla lunga distanza ha superato Reggie Miller al 3° posto per canestri dall’arco in carriera ai playoff (321), alle spalle di LeBron James (337) e Ray Allen (385). “È l’ultimo ad arrendersi, un combattente senza eguali – racconta Aldridge -, fa sì che le cose succedano. È una dote molto rara. Quando serve poi, ci pensa lui a segnare i canestri più importanti”.

Messina e Ginobili, ancora insieme 17 anni dopo

Ginobili ha aggiunto poi quanto sia stato piacevole aver contribuito al primo successo da capo allenatore ai playoff conquistato da Ettore Messina, sostituto di Popovich in questi giorni difficili per il coach degli Spurs. Un legame che risale ai primi anni 2000, ai tempi della Virtus Bologna e dei successi in Eurolega. Quelli che sono tornati alla mente del giocatore argentino vedendo Messina scaldarsi in panchina o lamentarsi per la mancata esecuzione dei giochi. “In alcuni momenti, mentre strigliava la squadra perché aveva mancato in aggressività o precisione, mi tornavano alla mente un sacco di situazioni simili del passato. Ogni volta che la nostra circolazione si bloccava, ritornava a galla il vecchio Ettore. È bello vederlo allenare anche a questo livello: quanti bei ricordi”. Al momento nostalgia ovviamente non si è sottratto neanche lo stesso Messina: “Non posso mentire, nonostante quella in cui mi ritrovo è una situazione scomoda e molto complessa per ovvie ragioni. Allo stesso tempo però, c’è una piccola parte di me che voleva essere al fianco di Manu in queste partite. Davvero, è qualcosa che ti spinge ad andare oltre e a fare il meglio possibile per aiutare lui e la squadra, per metterlo in condizioni di giocare una grande partita”. Una storia infinita, talmente tanto da riportare alla mente di coach Kerr un pensiero tanto scontato quanto emblematico: “Credo che a questo punto possa giocare almeno un altro paio di anni. Ho sorriso quando ha segnato la tripla dall’angolo della staffa di fronte alla nostra panchina. È una cosa tipicamente da Manu: a 40 anni ancora segna 16 punti, con tanto di canestro decisivo. Queste sono le cose che fa da sempre. So bene che un vecchietto per il semplice fatto che è stato un mio compagno di squadra, e io sono un anziano ormai. Per questo, se ho diviso il parquet con lui, vuol dire che è davvero datato”.