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NBA, Charles Barkley: "Vorrei mollare un cazzotto a Green". E lui risponde: "Frasi imbarazzanti"

NBA

Le parole dell’ex All-Star NBA andate in onda su TNT hanno fatto arrabbiare Draymond Green, che si è sfogato in conferenza stampa e poi ha raccontato a lungo il suo punto di vista: “Non è giusto permettere che si dicano cose del genere davanti a milioni di telespettatori”

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Se vi state chiedendo chi sia stato il miglior giocatore degli Warriors in questi primi 20 giorni di playoff, fermatevi pure alla casella occupata da Draymond Green. Avete fatto centro. Il numero 23 di Golden State, chiamato a detta di molti a fare un passo avanti dopo una regular season sottotono, ha risposto presente, viaggiando quasi in tripla doppia di media (13.3 punti, 114 rimbalzi, 9 assist) e avendo alzato ulteriormente il livello nelle ultime sfide (sono 61 rimbalzi nelle ultime quattro partite, per dirne una). Il tutto tornando a indossare i panni del difensore dell’anno, decisivi per le sorti playoff di Golden State. Un giocatore perfetto, se non fosse che Draymond Green non ha mai nascosto i suoi enormi limiti e difetti caratteriali, come quando è andato a muso duro a battibeccare con Rajon Rondo a fine primo tempo di gara-2 contro i Pelicans. Un faccia a faccia ripreso dalle telecamere di TNT, che poi ha chiesto ai suoi soliti ospiti in studio di commentare. E Charles Barkley, più volte critico nei confronti di Green in passato, non ha perso occasione per andare giù duro: “Vorrei tanto che qualcuno gli mollasse un cazzotto in faccia. Davvero, è un mio desiderio: un avversario che finalmente lo colpisca sul volto”. “Non ti è mai piaciuto, vero?”, chiede Kenny Smith, rintuzzando l’ex giocatore dei Suns: “Vorrei tanto dargli un pugno in faccia. Perché non mi piace? Te lo sto dicendo, il mio sogno è mollargli un colpo sul muso”. Frasi dure, che ovviamente sono subito rimbalzate negli spogliatoi della Oracle Arena già mentre Green stava per salire sul podio delle interviste post-partita: “Mi ha incontrato un bel po’ di volte in passato”, è la replica del diretto interessato. “Se sente il desiderio che accada su un campo da basket, può provarci anche nella vita reale. Ci incrociamo abbastanza spesso: se ha questo desiderio così forte, gli verrà in mente anche la prossima volta che ci incroceremo. Quando mi incontra può colpirmi. Se non lo fa, allora è meglio che si tappi la bocca”.

Green: “Parole inaccettabili. Se un giocatore dicesse una cosa simile, la NBA cosa farebbe?”

Botta e risposta, neanche fossero su un ring pronti a darsi per davvero quei pugni. Un scontro a cui da casa ha partecipato anche la mamma di Green, famosa su Twitter per i suoi commenti al vetriolo contro chiunque tocchi suo figlio. “Spero tanto che tu provi a fare una cosa simile… Basta pensare che Shaq già ti ha costretto a scappare via”. Se le promettono anche via social insomma, se non fosse che a fine conferenza stampa Green avvicina Tim Kawakami, giornalista di The Athletic e storico beat writer degli Warriors, dicendogli che ha qualcosa da raccontare in privato. Di solito in queste circostanze, dopo aver sparato a zero davanti a tutti, i giocatori chiedono a un giornalista di fiducia di poter parlare con maggiore riservatezza per aggiustare il tiro. Con Green invece, le cose funzionano al contrario: per lui è soltanto un’occasione in più per rincarare la dose: “Penso che è molto triste un siparietto del genere. È qualcosa a cui il presidente di TNT, David Levy, dovrebbe guardare. È una persona che conosco bene, e so che un comportamento di questo tipo lo mette in imbarazzo. Tra i tuoi sottoposti c’è una persona che rappresenta una compagnia che con ogni probabilità è lo sponsor principale della lega, quello che investe più soldi. Io sono un dipendente della NBA, Barkley è un dipendente di TNT. C’è una relazione diretta tra i nostri datori di lavoro. E lo sponsor della lega permette a uno dei suoi volti noti di pronunciare frasi di questo tipo. È imbarazzante, lo dico per loro. Oltre a essere un problema. E magari tutti pensano sia accettabile perché Barkley è un ex giocatore, uno di quelli che rappresenta ancora la NBA. Sono frasi che se pronunciate da noi che scendiamo in campo, non sarebbero per nulla accettate. Se Rondo andasse davanti ai microfoni a dire: ‘Voglio mollargli un cazzotto in faccia’, non sarebbe lo stesso. Questo vuol dire che lui non è uno giocatore, non più. È il rappresentante di un’azienda che vale miliardi e vai in televisione a dire cose del genere? È imbarazzante sia per TNT che per lui”.

Gli scontri in campo con Rondo, Mirotic e Davis

Dire davanti a milioni di telespettatori di volerlo prendere a pugni è chiaramente qualcosa che supera il limite, nonostante lo stesso Kawakami faccia notare che il suo ruolo è quello di fare intrattenimento, di diventare la macchietta di sé stesso. Rendere Green un bersaglio contro cui poter scagliare o dire di tutto però non è accettabile, soprattutto a detta del diretto interessato: “Non sono arrabbiato, non posso esserlo a causa di una persona capace soltanto di far prendere aria alla bocca. È quello che è, ma sono in difficoltà a causa del suo comportamento. Non è una cosa che cambia il mio umore, me ne andrò a casa a stare con i miei figli e a godermi la giornata”. Un fastidio (e magari un desiderio) che sembrano provare in molti, soprattutto gli avversari sul parquet che di volta in volta si fermano a battibeccare con lui. Come quando Nikola Mirotic è andato al faccia a faccia con lui dopo l’urlo liberatorio di Green a seguito dell’ennesima giocata vincente della sua partita: “Cosa è successo in realtà? Ho segnato un canestro subendo fallo e mi sono messo a urlare come fanno tutti. Chiunque può farlo quando lo subisco e voglio avere il diritto di poter festeggiare e gioire, senza essere allontanato dal campo. Questo dimostra come ci siano diversi comportamenti in base ai giocatori coinvolti, diversi metri di valutazione. Quanto velocemente mi avrebbero buttato fuori dal campo se avessi avuto una reazione come Mirotic e fossi andato a muso duro contro di lui dopo un canestro più fallo subito?”. E con Anthony Davis invece, con cui si è agganciato a terra per diversi secondi, uscendone poi con un doppio fallo? “Due giocatori che restano agganciati dopo una battaglia a rimbalzo, sono c**zate che succedono”. Nel bene o nel male purché se ne parli insomma, soprattutto se gli altri, abbagliati dai suoi atteggiamenti sopra le righe, perdono di vista la cosa più importante: che Draymond Green per il quarto anno consecutivo sta dominando i playoff NBA.