I Jazz hanno vinto a sorpresa la seconda sfida del Toyota Center, trovando il modo per mandare in tilt la difesa dei Rockets e sfruttando il miglior difensore uno contro uno di squadra: contro Exum l'efficienza di Harden e dell'attacco di Houston è crollata
Dopo gara-1 in molti consigliavano ai Jazz di mettersi il casco in vista della seconda sfida del Toyota Center, di portare i sacchi per raccogliere le decine di palloni dei texani che avrebbero trovato il fondo della retina. Houston era apparsa più brillante, più riposata e soprattutto più in palla. Coach Snyder e i suoi ragazzi però hanno più volte dimostrato nell’ultimo biennio di essere più ostici e organizzati di quanto si immagini in sede di presentazione, mettendo in crisi il piano partita dei Rockets con due semplici mosse. Una in attacco e una in difesa. Per mandare in tilt la copertura sul pick&roll di Houston è bastato un espediente che ha esposto Harden, Paul e Capela al più comune degli errori: quello di cambiare in maniera scontata, meccanica, senza valutare se e quando è stato portato il blocco. La difesa di D’Antoni infatti prevede in maniera pedissequa e continua di cambiare sempre in difesa, anche accettando accoppiamenti sfavorevoli in termini di dimensione o rapidità d’esecuzione. Il pick&roll centrale di Utah, una delle fonti principali di gioco dei Jazz, in gara-1 ne è uscito fortemente ridimensionato, con Rudy Gobert che dopo 40 minuti doveva ancora tentare il primo tiro dal campo. Nel secondo episodio invece ci ha messo meno di tre possessi per volare al ferro, lasciato libero di attaccare il ferro contro una difesa presa in controtempo da una “finta” di blocco. Le prime due azioni offensive dei Jazz hanno ben raccontato il canovaccio poi seguito da Utah per tutto il resto della gara: prima Favors e poi Gobert hanno accennato il blocco, senza mai fermare la loro corsa e puntando poi decisi centralmente al ferro. Tucker prima e Capela poi però sono rimasti nella terra di nessuno, lasciando spazio in area e concedendo un assist comodo e un canestro ancora più facile. L’automatismo difensivo dei Rockets ha cambiato la sua incisività nel secondo tempo, quando ormai però i tiratori di Utah avevano trovato ritmo e fiducia. Lo spiega alla perfezione Marco Crespi in questo estratto di Basket Room.
Dante Exum, l’arma difensiva perfetta contro James Harden
Le squadre di D’Antoni infatti più volte hanno manifestato questo tipo di lacune, dando per scontato di poter risolvere tutto in attacco, segnando un canestro in più dell’avversario. E avendo a disposizione un Harden formato MVP più volte in stagione è stata una tattica che ha funzionato. I Jazz però hanno trovato il pezzo giusto anche in difesa, lanciando Dante Exum in campo (l’assenza di Ricky Rubio ha costretto Snyder a inventarsi qualcosa) e riscoprendolo in versione cagnaccio difensivo. In realtà a fare la differenza sono state le due triple a segno in gara-2, che hanno cambiato la sua capacità di incidere nella metà campo offensiva, garantendo così allo stesso tempo di non essere un peso sul groppone della circolazione dei Jazz. In difesa invece le sue braccia lunghe e la sua mobilità laterale hanno fatto il resto. Il Barba marcato da Exum è diventato un giocatore normale. Anzi, un attaccante ben al di sotto della media: in 22 possessi soltanto due punti segnati con 0/7 al tiro, un assist, una palla persa, due falli in attacco e 12 punti totali realizzati dai Rockets (0.545 punti per possesso). Tenendo conto del fatto che Harden ha chiuso la partita con 32 punti e 11 assist a referto, si capisce bene quanto sia stato incisivo il suo lavoro: dei 66 giocatori che in questa stagione si sono presi cura del Barba per almeno 25 possessi (26 in questa serie per Exum), nessuno ha avuto l’impatto nel rallentarlo come la point guard australiana. Da sottolineare inoltre come Exum non abbia commesso neanche un fallo contro il miglior giocatore della lega nell’indurre in errore l’avversario. La clip di seguito racconta più di mille parole: 12 secondi di palleggi continuati di Harden senza perdere mai la concentrazione e il passo. Se Utah potrà permettersi l’uno contro uno in difesa, restando a contatto con i tiratori sul perimetro senza dover aiutare, per Houston diventa molto più difficile del previsto battere i Jazz.