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Playoff NBA 2018, New Orleans-Golden State 119-100: Anthony Davis domina, i Pelicans riaprono la serie

NBA

La stella dei Pelicans segna 33 punti e conquista 18 rimbalzi nel successo senza storia dei Pelicans sui campioni in carica, apparsi incapaci di fermare l'attacco avversario orchestrato da un Rajon Rondo da 21 assist. Domenica alle 21.30 gara-4 in diretta su Sky Sport 2 HD

IL TABELLINO

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Nella serie di tre anni fa tra Golden State Warriors e New Orleans Pelicans, i poi campioni NBA spensero qualsiasi velleità degli avversari andando a vincere gara-3 con una rimonta da -20 nell’ultimo quarto, propiziata da un paio di triple fuori da ogni logica di Steph Curry. Questa volta però il due volte MVP non è nelle stesse condizioni fisiche e soprattutto i Pelicans non hanno commesso lo stesso errore, andandosi a prendere la vittoria con autorità per riaprire la serie contro i campioni in carica. Inevitabilmente sono molti i giocatori sugli scudi, ma nessuno può esserlo più di Anthony Davis, autore di 33 punti, 18 rimbalzi e 4 recuperi con 15/27 dal campo e un plus-minus di +24 che la dice lunga sulla sua presenza dominante in campo, specialmente nei pressi del ferro. Davis però non è stato lasciato solo: ad accompagnarlo dal punto di vista realizzativo ci sono i 21 punti con 7 rimbalzi e 5 assist di Jrue Holiday, i 16+13 di Nikola Mirotic e i 13 di E’Twaun Moore, mentre dalla panchina l’ex di serata Ian Clark ha regalato ai suoi una prestazione da 18 punti con 7/11 al tiro. A ispirare tutti i compagni ci ha però pensato l’altro grande protagonista della gara oltre a Davis, vale a dire Rajon Rondo: la guardia ha chiuso con una doppia doppia da 10 rimbalzi e soprattutto 21 assist, il massimo ai playoff da quando a farne 20 nel 2011 fu… sempre Rajon Rondo, con la maglia dei Boston Celtics. Quando si danno via così tanti palloni vincenti passano in secondo piano i 4 punti con 2/11 al tiro, anche perché i suoi compagni hanno vinto sia la sfida dalla lunga distanza (14/31 da tre contro il 9/31 di Golden State) che quella nei punti in area (54-36), costringendo gli Warriors a prendersi un inusuale numero di tiri dalla media distanza (24 contro i soli 16 tiri al ferro) per un brutto 38% di squadra.

Atteggiamento da regular season e solo i Big Four in doppia cifra

Ancor prima delle brutte percentuali, però, il segnale più preoccupante per Golden State è l’atteggiamento un po’ “molle” tenuto per tutta la partita, come se si trattasse ancora di una gara di regular season. I campioni in carica non sono riusciti a pareggiare l’intensità, la fisicità e la voglia degli avversari, rimanendo sotto nel punteggio da metà del primo quarto in poi e trovando un po’ di ritmo solo nel secondo segnando 35 punti, ma chiudendo comunque sotto di 6 all’intervallo. Il 10-2 di parziale con cui i Pelicans hanno aperto il terzo quarto, poi, li ha cacciati in una buca di oltre dieci punti dalla quale non sono più riusciti a riemergere, alzando bandiera bianca a cinque minuti dalla fine togliendo tutti i titolari dal campo. Come spesso accade nelle serate storte, gli unici a chiudere in doppia cifra sono stati i “Big Four”: Klay Thompson è stato il migliore con 26 punti, pur sbagliando 13 dei 22 tiri tentati; Kevin Durant ne ha aggiunti 22, ma con 1/6 dalla lunga distanza; Steph Curry ha chiuso con 19, ma ci ha messo altrettanti tiri per raggiungerli ed è stato continuamente puntato in difesa, mostrando che il ginocchio non è ancora in perfette condizioni. Chi invece è stato puntato dal pubblico dello Smothie King Center (finalmente tutto esaurito) è Draymond Green, che è comunque andato a un assist dalla tripla doppia (11 punti, 12 rimbalzi e 9 assist) pur sentendosi dire di tutto dai tifosi avversari e beccandosi di nuovo con Rondo dopo le schermaglie di gara-2. I Pelicans hanno fatto decisi passi in avanti nella serie dopo la sconfitta in gara-1, capendo cosa devono fare per avere una chance contro Golden State; gli Warriors, invece, devono ringraziare la forza emotiva del rientro di Curry per non ritrovarsi sotto nella serie. Servirà ben altro in gara-4, ma se c’è una squadra che sa come si mantiene la calma nei playoff sono certamente i campioni in carica.