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NBA, Stan Van Gundy lascia i Detroit Pistons

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Stan Van Gundy, 58 anni, lascia i Pistons con un record di 152 vittorie e 176 sconfitte (foto Getty)

Il dirigente-allenatore e la franchigia del Michigan hanno deciso di dividere le loro strade dopo gli scarsi risultati delle ultime stagioni. I Pistons ora cercheranno due figure diverse come allenatore e come capo della dirigenza, mentre per Van Gundy la sua carriera in NBA potrebbe essere finita

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Tanto tuonò che alla fine piovve. Nonostante le notizie delle ultime settimane che vedevano la proprietà dei Detroit Pistons intenzionata a cambiare solo la dirigenza ma non il capo-allenatore, Stan Van Gundy e la franchigia del Michigan hanno deciso di “separare le loro strade”, secondo l’espressione utilizzata da Adrian Wojnarowski di ESPN che ha dato la notizia. La divergenza starebbe proprio sul doppio ruolo: il proprietario Tom Gores aveva detto esplicitamente che dalla prossima stagione le cariche di capo-allenatore e di capo della dirigenza, detenute da Van Gundy negli ultimi quattro anni, sarebbero state divise, ma evidentemente l’ex coach non ha ritenuto opportuno rimanere in una franchigia senza avere il pieno potere sull’area tecnica e sul suo destino, avendo peraltro solo un anno di contratto prima della scadenza. I Pistons ora cercheranno due figure a partire da quella di “President of Basketball Operations”, per il quale avrebbero già una soluzione interna, vale a dire Arn Tellem, potentissimo agente che negli ultimi anni era stato inserito nei quadri dirigenziali della franchigia pur con compiti esclusivamente finanziari, anche se non dovrebbe essere lui in prima persona a occuparsene. Di sicuro serviranno diversi personaggi esterni per rimettere mano a una dirigenza i cui contratti sono quasi tutti in scadenza, a partire da quello dell'attuale GM Jeff Bower che rimarrà a capo del front office in questa fase di "interregno" ma verrà molto probabilmente sostituito. Al suo posto i Pistons cercheranno un dirigente di esperienza da cui far dipendere l’ex giocatore e attuale volto televisivo Brent Barry, il volto nuovo individuato per poter fungere da riferimento all'interno del front office. I Pistons si aggiungono anche a Bucks, Magic, Hornets e Hawks tra le squadre alla ricerca di un capo-allenatore, che avrà il compito di portare ai playoff una squadra che li ha fatti solamente una volta nei quattro anni con Van Gundy trovando un abito tattico adatto per far convivere Reggie Jackson, Blake Griffin e Andre Drummond con un intero training camp a disposizione.

È la fine della carriera di Stan Van Gundy?

Per il 58enne Van Gundy, invece, potrebbe essere la fine della sua carriera in NBA: sin dall'inizio della sua esperienza a Detroit aveva dichiarato che sarebbe stata la sua ultima fermata, avendo il pieno potere per avere successo o fallire in un ragionevole lasso di tempo. In tempi recenti aveva dichiarato con la sua classica onestà: "Non sono per nulla preoccupato di quello che succederà: se fossi al mio secondo anno in NBA e stessi costruendo la mia carriera, o se avessi dei figli piccoli senza una stabilità finanziaria, allora forse mi preoccuperei. Ma nessuna di queste cose è vera: sono in questa lega da 20 anni e sono stato molto, molto fortunato. Non ho bisogno di lavorare un giorno di più nella mia vita. Ho tutta la sicurezza di cui ho bisogno. Farò quello che è meglio per la franchigia senza alcuna apprensione: come ho detto tempo fa, se non mi troverete qui l’anno prossimo non mi metterò alla ricerca di un altro lavoro, potete venirmi a trovare alla casa sul lago in estate o in cortile in Florida durante l’inverno". La differenza di vedute che ha portato all'addio a Detroit sembra assestarsi nella composizione della dirigenza: secondo quanto dichiarato al Detroit News, Van Gundy sarebbe stato più che disponibile a occuparsi solo della panchina rinunciano al ruolo di capo della dirigenza, in maniera simile a quanto fatto lo scorso anno da Doc Rivers con gli L.A. Clippers. L'idea però sarebbe stata quella di mantenere il GM Jeff Bower e buona parte della dirigenza, mentre la proprietà avrebbe voluto dare una decisa sterzata in un'altra direzione assumendo altre persone (tra cui Brent Barry). Da qui la rottura definitiva tra le due parti, ufficializzata da un comunicato stampa: "È stata una decisione molto difficile. Sono grato a Stan per quanto fatto qui: ha ricostruito una cultura del lavoro e della vittoria. Ma nelle ultime due stagioni la squadra non è progredita e abbiamo deciso di fare un cambiamento per riconquistare l'inerzia positiva che avevamo due anni fa andando ai playoff".