L'ennesima strage di studenti in una scuola del Texas ha riportato l'attenzione della NBA su un problema enorme e ancora irrisolto: "I playoff passano in secondo piano davanti una tragedia del genere"
Santa Fe è una città a meno di 50 chilometri da Houston, cuore di un Texas che ha sempre fatto vanto del ricorso alle armi, della popolazione che traccia il perimetro della propria sicurezza grazie alla possibilità di imbracciare revolver e fucili. Strumenti pericolosi, soprattutto quando finiscono nelle mani di un 17enne come il ragazzo che nelle scorse ore ha deciso di assaltare la sua high school, uccidendo nove studenti e un professore e lasciando alle sue spalle una lunga scia di sangue (e 14 feriti). L’ennesimo episodio che sconvolge gli USA con una cadenza ormai bi-settimanale, al massimo mensile. L’attentatore (forse con l’aiuto di un complice) aveva preparato anche alcuni ordigni da far brillare per rendere ancora più pesante il bilancio dell’attacco. Notizie che hanno sconvolto la popolazione locale e ovviamente i Rockets, volati a San Francisco per gara-3, ma di certo non indifferenti a una tragedia avvenuta alle porte di casa. Chris Paul è stato il primo a parlarne con i giornalisti: “I playoff passano in secondo piano di fronte a quello che sta succedendo a Santa Fe, le nostre preghiere sono rivolte alle famiglie e alle vittime coinvolte in una città in cui i Rockets hanno un sacco di tifosi. Persone che da sempre ci seguono, che non fanno mai mancare il loro supporto. Le nostre sfide in campo sono un’inezia rispetto a una tragedia come quella”. Tutta la comunità sportiva di Houston si è stretta attorno alle vittime, con J.J. Watts degli Houston Texans che si è offerto di pagare i funerali, mentre il general manager degli Astros A.J. Hinch non vuole più accettare sciagure del genere: “Devo essere onesto con voi: sono incazzato nero. Sono stanco di commentare situazioni tragiche, di dover parlare di episodi che spezzano il cuore. Siamo qui, mentre si compie l’ennesimo atto di violenza senza spiegazione in una scuola”. Anche Steve Kerr ha commentato via Twitter quanto accaduto, sottolineando come nella stragrande maggioranza dei casi la causa delle tragedie è il facile accesso alle armi che i ragazzi hanno all’interno delle loro case. Il disarmo è un processo che bisogna intraprendere, per evitare di continuare a piangere e raccontare tragedie del genere.