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NBA, Terry Rozier, i Cavaliers hanno trovato il bersaglio da attaccare

NBA

Il quintetto scelto da coach Brad Stevens ha costretto Terry Rozier a giocare spesso contro avversari più alti e più grossi di lui, senza riuscire a opporre alcuna resistenza: LeBron James e Tristan Thompson sentitamente ringraziano

Dopo i due colpi incassati al TD Garden, Cleveland ha rimesso in piedi la serie, dimostrando di poter piegare l’inossidabile difesa dei Celtics, soprattutto quando il motore dei vice-campioni NBA riesce a carburare a pieni giri. Boston ha tirato male nel primo tempo di gara-4, non ha trovato il fondo della retina con le conclusioni di Jaylen Brown e Jayson Tatum (4/17 aggregato nelle prime due frazioni), ma soprattutto è andata sotto quando si è trattato di proteggere il ferro. Coach Stevens ha scelto di non adattarsi al cambio di quintetto di Cleveland, lasciando Aron Baynes in panchina e preferendo un gruppo di giocatori chiaramente sottodimensionati rispetto a quello schierato da coach Tyronn Lue. Al Horford e Marcus Morris sono stati impegnati a tempo pieno contro il duo Thompson-Love e così LeBron James si è ritrovato spesso e volentieri ad affrontare avversari più bassi e più leggeri di lui. L’obiettivo dell’attacco Cavs è stato in particolare Terry Rozier, penalizzato dalla tattica adottata dai Celtics di cambiare su ogni pick&roll. Una scelta suicida, se non accompagnata da una rapida comunicazione difensiva e dalla capacità di ritrovare subito un accoppiamento più consono (o almeno un raddoppio in aiuto). Boston non c’è riuscita mai nei primi due quarti (68 punti concessi non sono un caso), lasciando Rozier a vedersela in uno contro uno sia contro James o Thompson e uscendone con le ossa rotte. La sequenza di canestri riproposti nel video in apertura del pezzo racconta bene l’assunto: prima George Hill e poi J.R. Smith, uomini marcati a inizio azione da Rozier, dovevano semplicemente aspettare il blocco, forzare il cambio e poi scaricare in post al compagno. James ha fatto le gioie dei compagni su un paio di ribaltamenti di lato, oltre che le proprie grazie al tiro cadendo all’indietro che ormai è diventato automatico. Ben 26 punti dei 44 totali del n°23 sono arrivati in area, sintomo di come sia mancata da parte di Boston sia la capacità di contenere James, che quella di intimorirlo al ferro. Nel primo tempo Cleveland ha tirato 6/7 quando il difensore primario era Rozier; dato confermato anche da quanto messo a referto da James: nei primi due episodi della serie LeBron sui cambi difensivi ha realizzato 22 punti totali, tirando con il 36%. Nei due match casalinghi invece 42 punti (il doppio) con il 70% (il doppio). A parità di tiri insomma, il rendimento è aumentato del 100%. Con queste cifre diventa ingiocabile per chiunque, anche per la miglior difesa NBA.

James è il giocatore più lento dei playoff: “È una caz**ta”

Coach Stevens però non ne fa una questione di centimetri, ma di capacità e di lettura da parte di James: “È il miglior giocatore a valutare quello che sta succedendo in campo e a capire come adeguarsi per ottenere ciò che vuole. Da parte nostra ci deve essere la predisposizione a combattere, a lottare. Farlo nella maniera più dura possibile, perché siamo certi che lui alla fine otterrà la situazione più favorevole per il suo attacco”. Sulla stessa lunghezza d’onda è lo stesso Rozier, in balia di n avversario contro cui difensori ben più attrezzati non hanno potuto nulla: “La speranza è che sia lui a sbagliare, spesso l’unica cosa che puoi fare è incrociare le dita. Ha un corpo enorme e l’unica possibilità è provare a stargli davanti per impedirgli la ricezione”. Non ha funzionato neanche quella per innervosire il n°23 dei Cavs, mentre a farlo arrabbiare sono state le parole e i dati riportati dai cronisti nello spogliatoio. Secondo le rilevazioni infatti, LeBron James è il giocatore in campo che sta correndo più lentamente in tutta la serie, il secondo di tutti i playoff. Prima di gara-4 la sua velocità media era di 5.8 km/h, in ribasso rispetto a quella tenuta nei primi due turni di 6 km/h. L’unico giocatore più lento di lui in questa postseason è Zaza Pachulia (16 minuti maldistribuiti in quattro garbage time, disputati a partita già vinte o già perse da Golden State). Un dato che suona più che stonato alle orecchie del diretto interessato, come raccontato da Jason Lloyd su The Athletic: “È la stupidaggine più assurda che abbia mai sentito, con queste st***zate dei dati possono baciarmi il c**o. Il più lento della lega? Ma smettetela”. A guardare l’alone di sudore e la tensione nei suoi muscoli, non si direbbe: “Chiedete ai vostri dati di tracciare quanto sono stanco a fine partite. Sarei il primo in una classifica di stanchezza misurata dopo la sirena”.