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NBA, da YouTube alla Oracle Arena, il sosia di Klay Thompson è tornato: ecco chi è

NBA

Dal primo video girato quasi per scherzo nei panni del n°11 degli Warriors e pubblicato su YouTube nel giugno 2015, la popolarità di Dawson Gurley è cresciuta a dismisura. Tanto che ora "Fake Klay" è diventato una piccola celebrità sulla Baia, riconosciuta anche da Steve Kerr

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È spuntato nell’immaginario dei tifosi di Golden State con un primo video caricato su YouTube a giugno 2015 e da quel momento non è più uscito dai loro pensieri. Stiamo parlando di Dawson Gurley, un ragazzo di 24 anni nato a Kansas City che su YouTube si è costruito una piccola-grande fama mettendo in scena scherzi e situazioni simpatiche (prevalentemente girate all’interno di diversi campus universitari) finché qualcuno non gli ha fatto notare una curiosa somiglianza. Dawson infatti sembra proprio identico a Klay Thompson. “Nel 2014, quando Klay ha iniziato a diventare un nome importante tra i tifosi NBA, più di una persona ha iniziato ad accostarmi a lui. Dopo che i commenti sulla nostra somiglianza sono diventati migliaia mi sono deciso, e ho scelto di girare un video in cui andavo in giro per strada travestito da Thompson sfidando pallone in mano le persone che incontravo”. Gurley – che racconta di aver iniziato a giocare a basket quando aveva 4 anni e si è costruito un nome anche a livello nazionale facendo parte di una squadra AAU del Kansas, gli Olathe East Hawks – non poteva aspettarsi quello che sarebbe successo: “Il video è diventato super virale”, racconta (a oggi sono oltre 16 milioni le visualizzazioni sul suo canale YouTube, BigDawsTV) e in rete è nato un personaggio. Grazie alla sua somiglianza con il tiratore dei Golden State Warriors – ma evidentemente anche per il talento quando si tratta di comunicare via internet – Gurley è diventato una star su Youtube, e il suo canale ha superato i 4 milioni di iscritti (sì, non c’è refuso, sono davvero così tanti), con video che vengono condivisi e visti da decine di milioni di persone. Non solo quelli in cui veste la maglia n°11 degli Warriors, ma anche quelli in cui gioca semplicemente a basket al parco. Perché la pallacanestro ce l’ha nel sangue, visto che lo zio, Greg Gurley, negli anni ’90 ha giocato a Kansas per i Jayhawks, tanto che il giovanissimo Dawson ricorda qualche sfida in palestra contro Scott Pollard, poi giocatore NBA per anni, con i Sacramento Kings.

Dalla strada alla Oracle Arena (fino alle battute di Steve Kerr…)

Con la fama tra i tifosi della Baia e della NBA in generale sono arrivati anche i primi privilegi. “Fake Klay”, il falso Klay, come è stato soprannominato, ha finito per vedere dal vivo gara-5 delle ultime finali NBA, quella in cui gli Warriors si sono messi al dito il secondo anello in tre anni. E quegli anelli Dawson Gurley li ha rivisti da vicino anche la sera del season opener NBA, quando Golden State ha curiosamente ospitato quegli stessi Rockets che oggi sta sfidando in finale a Ovest in una gara preceduta proprio dalla consegna della prestigiosa “gioielleria” da titolo a Klay Thompson e compagni (Dawson in qual cosa è riuscito a entrare alla Oracle Arena grazie a uno sponsor, da lui stesso avvicinato attraverso un direct message su Instagram, che ha deciso di investire sulla popolarità online del ragazzo). Quando viveva e giocava in Kansas, Gurley ammette di aver provato simpatia per gli Oklahoma City Thunder, da poco arrivati in città da Seattle, “perché erano la squadra NBA più vicina a me”, ma ora non nasconde una simpatia per gli Warriors, anche se tra i suoi idoli non manda nemmeno sul podio il suo “sosia” ma sfodera tre nomi leggendari della NBA anni ’90: Allen Iverson, Tracy McGrady e Vince Carter (l’unico ancora in campo). Non ha invece un favorito tra gli allenatori, ma la sua presenza non è passata inosservata a chi siede sulla panchina di Golden State: “Steve Kerr ha dichiarato che sono un po’ fuori forma, per assomigliare a Klay? L’ho sentito, e sono scoppiato a ridere. In realtà non sono così grasso come sembra, sono solo un uomo con la pancia, come tanti. E ne sono pure orgoglioso”.