La matricola dei Bucks esce allo scoperto e - con un video ora pubblico a supporto delle sue tesi - racconta dell'arresto subìto la notte del 26 gennaio scorso, quando ha subìto "intimidazioni e l'uso illegale della forza fisica" per mano di alcuni agenti del Milwaukee Police Department
Era soltanto una Mercedes messa di traverso (occupando lo spazio di tre posteggi, due si dice riservati a persone disabili) nel vuoto di parcheggio di un centro commerciale nel cuore della notte. Abbastanza per attirare l’attenzione di una volante di passaggio, fermatasi per capirne di più: “Quello che doveva semplicemente risolversi con una multa è diventato un tentativo di intimidazione della polizia, seguito da un uso illegale della forza fisica, compreso il fatto che sono stato ammanettato, stordito con un tase [strumento in dotazione alla polizia che rilascia una scossa elettrica, ndr] e quindi arrestato in violazione della legge”, le parole di Sterling Brown, matricola dei Milwaukee Bucks e soggetto dell’ultima disavventura tra le forze dell’ordine e la comunità afroamericana, che sta pericolosamente agitando gli animi nella città del Wisconsin. Il tutto si è svolto nella notte (attorno alle 2) dello scorso 26 gennaio, quando il confronto tra gli agenti di polizia (attirati dal parcheggio illegale) e la matricola dei Bucks sembra essere sfociato nell’ennesimo atto di prevaricazione compiuto dalle forze dell’ordine contro una persona di colore, in questo caso il rookie dei Bucks che ha scelto di rivelare pubblicamente l’accaduto. “Noi uomini di colore non dovremmo sentire questo automatico istinto di protezione che ci porta sulla difensiva quando vediamo un agente di polizia, ma questa è la realtà ed è un problema vero”, la posizione del giocatore, espressa in un comunicato ufficiale. “Dovrebbe essere rispetto reciproco, e sta a tutte e due le parti cercare di ottenerlo. Quello che è successo è più grande di me, riguarda la mia famiglia, i miei amici, il mio team di avvocati, la mia agenzia, i Milwaukee Bucks, la comunità afroamericana e tutte le altre comunità che vogliono battersi contro ingiustizie del genere e continuare a lottare”, perché – apre così la sua lettera aperta – “ciò che è successo a gennaio con il Milwaukee Police Department è sbagliato e non dovrebbe accadere a nessuno”.
Sterling Brown come Colin Kaepernick?
Il ruolo che Brown reclama e contemporaneamente accetta per sé è quello già ricoperto negli ultimi mesi da Colin Kaepernick, quello di una figura pubblica – nel loro caso uno sportivo – disposto a sfruttare la propria popolarità per sollevare temi di eguaglianza sociale e razziale e raggiungere il maggior numero di persone possibile. “Situazioni come quella che è successa a me, anche peggio, succedono ogni giorno all’interno della comunità afroamericana. Essere una voce e una faccia riconoscibile per tutte quelle persone che non riescono a farsi sentire e non hanno accesso alla mia stessa piattaforma pubblica è una responsabilità che prendo seriamente. Parlo per conto di Dontre Hamilton di Milwaukee [ucciso dalla polizia il 30 aprile 2014, ndr], Laquan McDonald di Chicago [morto il 20 ottobre 2014, ndr], Stephon Clark di Sacramento [l’ultima vittima, caduta il 18 marzo 2018, ndr], Eric Garner di New York [soffocato e ucciso da un agente il 17 luglio 2014, scatenando la protesta di molti atleti NBA, scesi in campo con la maglia “I can’t breathe” che riprendeva le sue ultime parole, ndr] – e la lista va avanti. Persone che oggi non possono più far sentire la loro voce per via di atti ingiusti portati avanti da persone che in teoria dovrebbero “proteggerci e servirci” (secondo lo slogan della polizia USA). Il minimo comun denominatore di tutti questi casi è una forma di razzismo verso le minoranze, l’abuso di potere e la quasi assoluta impunità assicurata ai responsabili di tali azioni”. Quello che è accaduto la notte del 26 gennaio scorso, racconta il giocatore dei Bucks, “mi ha costretto a farmi avanti e raccontare la mia storia, così da prevenire che ingiustizie simili possano accadere ancora in futuro”.
Le posizioni dei Bucks e del Milwaukee Police Department
Il tema, nell’America di oggi, è ovviamente caldissimo e molto sensibile, tanto che oltre alla dichiarazione pubblica del giocatore sono arrivati anche i comunicati ufficiali dei Milwaukee Bucks e del Milwaukee Police Department. I primi hanno definito “vergognosi e inescusabili” “l’abuso e l’intimidazione che Sterling ha dovuto subire da parte della polizia”, dando contemporaneamente al proprio giocatore “totale supporto nel condividere la sua esperienza e cercare di ottenere giustizia”. La stessa polizia – inchiodata anche dalla evidenze non più rinnegabili dopo la pubblicazione del video – ha assunto toni tanto prudenti e concilianti verso l’esterno, quanto duri verso l’interno: “Ci scusiamo pubblicamente per quanto accaduto, assicurando che gli agenti che si sono comportati in maniera inappropriata sono già stati disciplinati al termine di un’investigazione condotta internamente”. Nelle parole del capo del dipartimento, Alfonso Morales, “saremo sempre dalla parte degli agenti che si comportano in maniera corretta ma siamo pronti ad ammettere i nostri errori quando gli agenti non lo fanno. Voglio essere onesto e trasparente – dice Morales – e in tutti quei casi in cui abbiamo commesso degli errori e siamo nel torto siamo pronti a chiedere scusa”. Il primo approccio verso Brown da parte degli agenti – si vede nel video – riguarda l’irregolarità del parcheggio (“Non vedi qual è il problema, qui? Ti sembra di aver posteggiato bene?”) seguito dalla richiesta di rimuovere le mani dalle tasche. “Lasciatemi stare – la prima reazione del giocatore – ho delle cose nelle mie mani”. Insoddisfatti dalla risposta, più agenti si avvicinano al giocatore con l’intenzione di farlo “arrendere” e di fronte alla prima resistenza di Brown la decisione di usare il tase per renderlo inoffensivo. “Si stava comportando da str**zo, stava cercando di nasconderci qualcosa”, sono le parole che si sentono pronunciare da un agente nel video. Che non fosse il caso è ora evidente a tutti visto che il video è diventato di dominio pubblico, e quello che appare sempre più come l’ennesimo caso di abuso di forza da parte della polizia preoccupa anche il sindaco di Milwaukee Tom Barrett, che – al pari del capo della polizia Morales – teme una “reazione fuori controllo da parte della comunità”.